29.10.15

Guicciardinismo (S.L.L.)

Ho letto su fb il 27 ottobre una riflessione dello storico Giuseppe Carlo Marino: “Mi pare proprio che gli italiani abbiano sempre più a noia la politica e ogni conversazione su questioni politiche. Qui, nel cuore più veritiero e fondante dell'"italianità" (di cui rimango mestamente orgoglioso), mi è più facile riconoscere quanto il costume italico prediliga il "particulare" a scapito del cosiddetto "bene comune". Guicciardini prevale alla gran lunga su Machiavelli. Di tutto questo è insieme causa ed effetto la crisi organica dei partiti e delle ideologie. Una crisi forse insuperabile di cui è stata soprattutto vittima la Sinistra”.
Ho così commentato: “Mi convince l'ipotesi di un "guicciardinismo" diffuso, cioè di un potere di gruppi notabilari senza valori e senza progetti, attenti solo alla propria autoperpetuazione; e di una chiusura nel "particulare" anche degli strati sociali intermedi. (I ceti più deprivati e compressi sono sempre un po' chiusi nel loro particulare, se non c'è l'egemonia di un principe o di un partito-principe). Il paradosso è caso mai nel fatto che proprio da Firenze arriva a Roma un capo che esige un omaggio vassallatico dai potentati locali. Niente di machiavelliano o di machiavellico, in ogni caso: il capo in questione non ha alcun progetto di "Italia Nuova" o di “bene comune”. Il suo orizzonte è il "galleggiamento", come per i ceti che guardano a lui come a un'àncora di salvezza”.

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