Il cicloturismo è
economico, salutare, ecologico, e l'Italia è una delle mete più
ambite dagli europei, ma non sappiamo trarne vantaggio economico. Chi
ha investito su 4 ciclovie, come la Provincia di Trento, ha un
ritorno annuale di 79 milioni di euro. Se il Trentino e il Veneto
svettano, le altre regioni latitano, a parte la Toscana. Al sud vi
sono i coraggiosi tentativi della Puglia. Intanto un numeroso gruppo
di albergatori ha aderito ad Albergabici (www.albergabici.it
), per accogliere i cicloturisti, garantendo ricovero per le bici,
una ciclofficina e alimentazione ad hoc. Ne parliamo con Michele
Mutterle della Federazione italiana amici della bicicletta
(www.fiab-onlus.it ).
Qual è il
movimento economico del cicloturismo in Italia?
Il movimento economico è
purtroppo sconosciuto, dato che non esiste alcun organismo che
riconosca il turismo in bicicletta come settore a sé. Non è facile
poi suddividere il turismo sportivo (quello delle centinaia di Gran
Fondo che le federazioni sportive organizzano ogni anno) dal turismo
«slow», quello di chi viaggia da una città all'altra con borse e
bici da trekking. Ci ha provato la Provincia di Trento che nel 2009
ha calcolato in 79 milioni di euro gli introiti dal cicloturismo
lungo le sue 4 principali ciclovie.
Esistono politiche
di incentivazione alla vacanza in bicicletta?
Solo a carattere locale o
regionale, la Regione Veneto ha investito nella tabellazione di 4
itinerari di attraversamento della regione per oltre 1.000 km. Il
limite italiano è la mancanza di una regia nazionale. Alcuni
interventi positivi vengono vanificati o ridimensionati se non sono
riconosciuti e messi in rete con altri interventi nelle province o
regioni limitrofe. In questo settore dobbiamo uscire dal localismo e
bisogna pensare di più a livello nazionale, se non internazionale.
Quanti chilometri
di piste ciclabili esistono in Italia?
Anche in questo caso non
c'è alcun censimento nazionale attendibile, proprio perché non c'è
alcun organismo che se ne occupa. Ma non sempre il binomio
cicloturismo-pista ciclabile funziona. L'infrastruttura è
sicuramente fondamentale lungo i principali fiumi o sul sedime di
ferrovie dismesse, ma un itinerario di ampio respiro può ricorrere
anche a strade secondarie con traffico scarso. È importante la
riconoscibilità dell'itinerario che abbia una propria segnaletica
dedicata e servizi adeguati. Oltre alle ciclabili, bisogna pensare
alla risoluzione dei nodi critici, soprattutto negli attraversamenti,
che devono essere risolti con
soluzioni che mettono al
primo posto la sicurezza e la continuità del percorso, come
sottopassi, passerelle o perlomeno con semafori a chiamata se il
volume e la velocità del traffico da attraversare lo richiede.
Quali sono le
regioni italiane che hanno maggiore ritorno economico a seguito delle
politiche per il cicloturismo?
Il Trentino Alto Adige ha
effettuato investimenti considerevoli e riceve dei ritorni
interessanti. Basti pensare che la provincia di Trento assume ogni
anno per 9 mesi 100 persone dalle liste di mobilità per la sola
manutenzione delle piste ciclabili. Sono migliaia i lavoratori nel
campo turistico, ma anche dei servizi, come noleggio e riparazione
delle bici, che trovano occupazione grazie al cicloturismo. Altre
regioni come il Veneto e la Toscana hanno quote importanti di turismo
legato alla bicicletta. Negli ultimi mesi queste due regioni hanno
previsto interventi su infrastrutture e promozione che possano
aumentare ulteriormente questa quota. Al sud, la Puglia sta
investendo molto in questa forma di turismo, ma è frenata dalla
difficoltà di trasporto. La cancellazione dei treni notturni e la
mancanza di carrozze per il trasporto delle bici nei treni a lunga
percorrenza, tarpa le ali a una possibile industria cicloturistica,
favorita anche dalle condizioni climatiche e ambientali, ideali per
viaggiare in bici.
Quali sono i
riflessi economici del cicloturismo in Europa?
Uno studio commissionato
dalla Ue ha dimostrato che le grandi reti cicloturistiche europee
producono unnotevole riflesso positivo dal punto di vista economico.
La stima è di 20 milioni di vacanze in bici all'anno e di 2,3
miliardi di escursioni giornaliere a scopo turistico, che producono
unindotto economico di circa 44 miliardi di euro all'anno. Parliamo
quindi di economia vera e non di una nicchia per pochi appassionati.
Quali sono i paesi
più avanzati e che tipo di politiche portano avanti per incentivare
il cicloturismo?
La gran parte dei paesi
europei ha istituito una propria rete nazionale di percorribilità
cicloturistica. Di particolare importanza è la rete austriaca, che
dalle vacanze in bicicletta ricava oltre il 15% del proprio fatturato
turistico. La Germania, la Svizzera, l'Inghilterra e da qualche tempo
persino
l'Ungheria hanno delle
proprie reti. L'Italia, nonostante la Fiab promuova la proposta di
rete Nazionale Bicitalia da diversi anni, riconosciuta da una
delibera del Cipe una dozzina di anni fa, è ancora al palo. Tale
idea è portata avanti dalla Fiab con un sito (www.bicitalia.org
) in cui sono mappati attualmente oltre 8mila dei 17mil km della
possibile rete nazionale.
In questi Paesi
esiste un osservatorio sul cicloturismo e sulla mobilità in
bicicletta?
In alcune nazioni come la
Francia e il Belgio esiste un sottosegretario alla mobilità
ciclistica, conosciuto familiarmente come «monsieur vèlo» che
coordina tutte le attività legate all'uso della bicicletta, sia in
ambito urbano che extraurbano e turistico. In Germania è
l'associazione gemella della Fiab, l'Adfc che ha oltre 100.000 soci,
a curare ogni anno un rapporto sul cicloturismo.
Su che basi lo
elaborano?
Il rapporto tedesco
(http://www.adfc.de/radreiseanalys e/die-adfc-radreiseanalyse )
individua tutte le oscillazioni di gradimento e di interesse dei
cicloturisti tedeschi, sia per il turismo interno sia per quello
estero. È molto interessante perché viene ripetuto ogni anno e
quindi illustra il cambiamento in modo puntuale. Da questo studio
emerge che sono oltre 5 milioni i tedeschi che entro i prossimi tre
anni hanno intenzione di effettuare un viaggio in bicicletta.
L'Italia è tra le mete preferite, o meglio lo è il nord-est, cioè
la valle dell'Adige fino al Lago di Garda e la via Claudia Augusta
perché ciclabili.
Ci sono politiche
dell'Ue a favore della bicicletta?
L'Ecf, la Federazione
europea dei ciclisti (www.ecf.com) sta promuovendo utili azioni di
lobbying ed è riuscita a far inserire un rimando alla rete
cicloturistica Eurovelo nel piano trasportistico transeuropeo Ten T.
Molte risoluzioni del parlamento europeo sono in favore dell'uso urbano
della bicicletta, ma non sono ancora riconosciute come vincolanti dal
nostro parlamento, quindi siamo costretti a festeggiare come
conquiste provvedimenti che in altri paesi sono la normalità, come
il doppio senso ciclabile in alcune strade a senso unico o le zone
30.
In Italia quanti
sono coloro che si muovono in bicicletta per andare ogni giorno a
lavoro o a scuola?
Anche questo dato non è
ancora conosciuto. Nell'ultimo censimento del 2011 una parte campione
dei questionari era relativa ai mezzi utilizzati per la mobilità
quotidiana e qui per la prima volta compare la bicicletta come mezzo
di trasporto. Purtroppo i dati non sono ancora stati forniti, siamo
in attesa di conoscerli per potere dimostrare che in molte città la
bici è un elemento molto importante della mobilità quotidiana.
ALIAS 27 LUGLIO 20l5
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