Riprendo da Carmilla (
http://www.carmillaonline.com/),
un sito letterario d'opposizione, il testo che segue, che rievoca una
delle pagine più orrende del maccartismo. (S.L.L.)
Ethel Rosenberg |
Il 28 settembre 2015
ricorreva il 100° anniversario della nascita di mia madre, Ethel
Rosenberg. Più di sessant’anni fa, il 19 giugno 1953, all’apice
del Maccartismo, il periodo in cui la “Paura Rossa” impazzava
negli Stati Uniti d’America, il governo giustiziò Ethel – una
giovane donna e moglie, madre di due bambini – insieme al marito
Julius. Condannati sulla base dell’accusa vaga di «cospirazione ai
fini di spionaggio», i coniugi Rosenberg vennero di fatto dipinti
dal governo come coloro che avevano trasmesso all’Unione Sovietica
quello che veniva definito “il segreto della bomba atomica”.
Ethel Rosenberg resta
l’unica donna giustiziata in tempo di pace per il crimine di
spionaggio. Crimine che avrebbe commesso per conto dell’Urss,
proprio nella fase della seconda guerra mondiale in cui Usa e Urss
erano alleati.
Il caso Rosenberg ha
assunto particolare rilievo perché, tra le altre cose, è stato
studiato molto e approfonditamente. Attraverso il ricorso al Foia
(Freedom of Information Act) e a diverse altre vie legali, centinaia
di migliaia di documenti secretati relativi a persecuzioni
precedenti, oltre ai verbali degli atti del Grand Jury relativi alla
vicenda dei miei genitori, sono stati resi pubblici.
Questo materiale rivela
che la sola prova presentata contro Ethel Rosenberg era una
testimonianza orale ritrattata dal principale teste dell’accusa e
contraddetta da documenti desecretati e resi pubblici di recente.
Nonostante ora sia generalmente appurato che mia madre era estranea a
qualunque attività illecita, nessun organismo governativo ha
riconosciuto che non avrebbe dovuto essere giustiziata.
Poco si sa, invece, della
sua vita e di quanto essa abbia dato alla gente del suo Paese prima
dell’arresto.
Ethel Greenglass
Rosenberg era la tipica esponente della classe lavoratrice, residente
nel Lower East Side della New York degli anni Venti e Trenta del
Novecento.
Come molti altri, sperava
di risollevarsi dal suo stato di povertà. Intraprese un corso studi
di indirizzo generale in un istituto superiore perché avrebbe
desiderato proseguire la sua istruzione all’Università. Era una
ottima studentessa e una promettente attrice: talentuosa nella
recitazione e con una voce eccezionale, secondo i suoi insegnanti.
Seppure allieva del primo anno, veniva convocata al di fuori dei suoi
corsi per cantare l’inno nazionale nelle assemblee degli studenti
delle ultime classi. Si diplomò nel 1931, tre mesi prima del suo
sedicesimo compleanno. A causa della Grande Depressione, non poté
permettersi di proseguire gli studi, e frequentò un corso di
avviamento professionale di sei mesi nella speranza di trovare
lavoro.
Ethel venne assunta come
segretaria in una ditta di imballaggi e spedizioni. Nell’agosto del
1935, a neppure un mese dal suo ventesimo compleanno, prese parte
all’organizzazione di uno sciopero per il riconoscimento sindacale
e l’aumento dei salari: si distinse per una spiccata fermezza nelle
azioni programmate per costringere i camionisti a rispettare il
picchettaggio dei dimostranti.
Il 31 agosto del 1935,
The New York Times riportava che «circa 150 giovani donne
procedevano in gruppi verso la fabbrica di vestiti […], sdraiandosi
sul marciapiede davanti ai camion e sfidando i conducenti a
muoversi».
A seguito dello sciopero,
mia madre venne licenziata e presentò un’istanza per illegittima
cessazione di lavoro con il neo-nato National Labor Relations Board
(NLRB). Il suo fu uno dei primi casi per il NLRB. «Non esiste alcuna
accusa o prova che attesti che Ethel Greenglass non fosse
un’impiegata efficiente. Non c’è dubbio che i suoi datori di
lavoro comparvero in giudizio perché essa era attiva nel sindacato e
aveva spinto i colleghi a smettere di lavorare per protestare contro
il licenziamento di un collega sindacalista». (NLRB, Vol. I, 1936,
p. 1016). L’impegno di mia madre a favore dei diritti dei
lavoratori si espresse anche mettendo a disposizione le sue doti di
cantante e attrice nelle raccolte fondi per le attività sindacali.
Fu proprio in una di queste iniziative che incontrò Julius
Rosenberg; poco dopo i due si sposarono.
Dopo l’inizio del
secondo conflitto mondiale, Ethel aderì all’East Side Defense
Council come unica volontaria a tempo pieno. Si trattava della prima
organizzazione di difesa civile negli Usa, che presto divenne un
modello per le altre che seguirono. Ethel Rosenberg organizzò
donazioni di sangue e lavori a maglia a opera di volontarie, e fece
discorsi pubblici sull’importanza dello sforzo bellico. Il suo
primo figlio, Michael, nacque durante la guerra e il suo secondo,
Robert, subito dopo la sua conclusione.
Nell’agosto del 1950,
mia madre venne arrestata con l’accusa di cospirazione finalizzata
a spionaggio. Documenti del Federal Bureau of Investigation rivelano
che i testimoni chiave dell’accusa, David e Ruth Greenglass –
fratello e cognata di Ethel – non fornirono alcuna prova contro di
lei nelle loro confessioni iniziali. Infatti, David Greenglass giurò
che sua sorella non c’entrasse. Una dichiarazione di Ruth
Greenglass, rilasciata davanti al Grand Jury e resa pubblica da
qualche anno (2008), esclude ugualmente qualsiasi coinvolgimento
della cognata. I documenti del Fbi dimostrano, inoltre, come i membri
della pubblica accusa avessero constatato che le prove a carico di
Ethel Rosenberg fossero “deboli”, malgrado ciò decisero che essa
dovesse venire processata e che le fosse comminata una pena severa,
sperando di far leva su ciò per indurre il marito a collaborare con
i pubblici ministeri del governo. Fu soltanto dopo la messa a punto
di tale strategia processuale che Ruth Greenglass, prima, e David
Greenglass, poi – a pochi giorni dal processo –, rilasciarono
agli agenti federali nuove dichiarazioni che questa volta
coinvolgevano Ethel, contraddicendo le precedenti confessioni fatte
sotto giuramento. Il giudice si basò sulle nuove deposizioni per
condannare mia madre alla pena capitale. In un’intervista
televisiva del 2001, David Greenglass ha ammesso che si trattò di
deposizioni false.
Un fascicolo del Fbi
riporta che il giudice del processo, Irving R. Kaufman, aveva deciso
di condannare a morte Julius Rosenberg già prima della fine del
dibattimento; al termine del processo la pena di morte fu sia per lui
sia per sua moglie. Il giudice motivò la condanna rifacendosi alla
tesi accusatoria secondo cui entrambi i coniugi avevano rubato il
«più grande segreto scientifico che l’umanità ricordi» e
commesso, quindi, un crimine «peggiore di un omicidio», che metteva
in pericolo di vita «milioni di persone innocenti». Sappiamo adesso
che Julius Rosenberg trasmise informazioni di carattere
militare-industriale all’Unione Sovietica durante la seconda guerra
mondiale, ma che le dichiarazioni del giudice e dei pubblici
ministeri si fondarono sul falso. Questo materiale non aveva niente a
che fare con la costruzione della bomba atomica.
Il governo degli Usa era
al corrente, sin dalle sue prime investigazioni della fine degli anni
Quaranta, che i servizi segreti sovietici non avevano attribuito
alcun nome in codice a Ethel Rosenberg e che, di conseguenza, lei non
aveva mai fatto attività di spionaggio. I fascicoli del Fbi non
fanno altro che avvalorare ciò. Poco prima delle esecuzioni dei miei
genitori, un documento del Fbi elencava una serie di domande da porre
a Julius Rosenberg, nel caso avesse accettato di collaborare. Il Fbi
non si regolò allo stesso modo per Ethel, né contemplò tra le
domande per Julius quella su un eventuale coinvolgimento della
moglie. Gli si chiedeva, però, se Ethel fosse a conoscenza delle sue
attività politiche. I resoconti del Fbi descrivono l’atteggiamento
di mia madre, poco prima della sua uccisione, come «consapevole e
insofferente». Il che non equivale a essere colpevole. Tutto questo
dimostra che il governo degli Stati Uniti d’America giustiziò
Ethel Rosenberg sapendo che non era colpevole del reato per cui la
condannò a morte.
Mia madre rifiutò di
assecondare l’agenda della parte più reazionaria del governo degli
Usa coinvolgendo i suoi compagni in crimini che non avevano commesso.
Ethel Rosenberg fu davvero consapevole e insofferente, così come fu
leale e coraggiosa.(Traduzione di Costanza Ciminelli)
- Sull’argomento Robert Rosenberg Meeropol ha scritto Quando il Governo decise di assassinare mio padre e mia madre – Il figlio di Ethel e Julius Rosenberg racconta, Zambon 2007. In Italia è stata pubblicata la biografia di Robert Rosenberg Meeropol adattata per ragazzi intitolata Il segreto di Robert, Giovanna Gelmi, Zambon 2011. Robert Meeropol, specializzato in Antropologia e Diritto, nel 1990, ha dato vita a “The Rosenberg Fund for Children”, che sostiene concretamente i figli di genitori perseguitati, discriminati, incarcerati e talvolta uccisi a causa delle loro attivismo politico progressista.
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