Arancio nel vaso, la triste tua sorte!
Le foglie tue rade, tremanti, impaurite…
Che pena guardarti, arancio di corte,
con quelle tue secche arance aggrinzite.
Povero limone dal frutto giallino,
qual pomo di pallida cera levigato,
che pena guardarti, misero alberino,
in botte meschina di legno allevato!
Dai boschi lucenti dell'Andalusia,
chi a questa vi trasse castigliana terra,
spazzata dai venti dell'arida Sierra,
o figli dei campi della terra mia?
Limone, letizia arborea degli orti,
che accendi nei frutti un pallido oro,
e al cupo cipresso di luce conforti
le calme preghiere che salgono in coro;
e tu, fresco arancio del campo ridente,
del patio diletto, dell'orto sognato,
sempre al mio ricordo maturo o fiorente
di fronde e d'aromi, di frutti gravato!
(da Umorismi, fantasie, appunti. Trad. di Oreste Macrì)
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