Nel
silenzio del Senese
Dalla somma dei giorni per sottrarne
un giorno solo chiaro d'infinito,
cammino per le crete delle marne
pezzate d'ocra, strutte dall'attrito
dei venti nel silenzio del senese.
A San Quirico d'Orcia la frittata
col pane, col biscotto delle chiese
accostate sull'uscio, la giuncata
di latte tra le foglie, magra, sciocca:
un sapore di fresco, quanto basta
per avere alle labbra sulla cocca
del tovagliolo il riso che sovrasta
l'aria, l'eterno fuso della spola
che trama e impaglia l'ora meridiana.
Come all'acqua che goccia sulla mola
s'affila il lustro dei coltelli, sgrana
la cascata di ghiaia le sue latte
splendenti, il rovinìo delle gelate.
Che sia fiero lo sguardo, forse batte
il cavallo dei secoli le date
delle lapidi incise nel baleno.
Forse giunge notizia dal sereno
di un grido che non s'ode e che ripete
di ghiaia in ghiaia il mormorio del
Lete.
Da Desinenze (1974-76) in
“Poesia”, anno IX, n.94 1996
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