Lo specchio nell’ingresso
Quella casa di lusso aveva,
nell’ingresso,
uno specchio grandissimo, antico
almeno d’ottant’anni.
Un ragazzo bellissimo, il commesso d’un
sarto
(la domenica, atleta dilettante),
era là, con un pacco. Lo consegnò a
qualcuno:
quello andò dentro per la ricevuta.
Il commesso del sarto restò solo.
Aspettava.
S’avvicinò allo specchio. Si
guardava; assestava
la cravatta. Portarono, dopo cinque
minuti,
la ricevuta; ed egli la prese, e se
n’andò.
Ma quello specchio antico, che in cosi
lunga vita
ne aveva viste tante
— migliaia d’oggetti, di visi —
ma quello specchio antico s’allegrava,
s’esaltava d’avere accolto in sé
— per attimi — l’armonica beltà.
Da Poesie, Mondadori
1976, Traduzione Filippo, Maria Pontani
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