Balena franca boreale |
Se ne contavano 40
mila.
L’ipotesi è che
siano emigrate in mari più freddi.
I pescatori sono
preoccupati, gli animalisti esultano
Dove sono finite le
balene d’Islanda? Dove se ne sta scappando la più celebre e
«piccola» di tutte (ma va dai sette ai dieci metri), la simpatica
balenottera rostrata? Fino ad oggi, era «censita» in 40 mila
esemplari. Ma l’ultima stagione di caccia è stata la più magra in
dieci anni: l’ipotesi più probabile è che anche qui giochi un
ruolo importante il riscaldamento del clima, e che proprio per colpa
sua le tradizionali migrazioni dei cetacei verso la Groenlandia si
siano infoltite sino a diventare una specie di esodo in massa. Le
balenottere cercano forse acque più fredde, visto che la Groenlandia
sta in parte più a Nord. Ma anch’essa, con i suoi iceberg che si
staccano, è coinvolta nel cambiamento, quindi le ragioni potrebbero
essere anche altre. In ogni caso, la «fuga» c’è, e i testimoni
pure.
Il calo delle
catture
A lanciare l’allarme
per primi sono stati proprio i nemici giurati delle balene, coloro
che le inseguono con l’arpione-cannoncino: solo 17 catture
quest’estate, nei limiti consentiti dalle norme nazionali, contro
le 46 della stagione precedente (la quantità annuale «sostenibile»
è considerata di 220 prede); ma soprattutto, crollo nel numero degli
avvistamenti. Così Gunnar Jonsson, il boss del settore, dichiara ai
media locali: «Qualunque sia la ragione, è chiaro che ci sono meno
balenottere in queste acque. Queste 40 mila sono da qualche parte,
non possono essere semplicemente scomparse o morte tutte insieme
all’improvviso: può essere che stiano passando un po’ di tempo
più a Nord, per esempio lungo la costa orientale della Groenlandia».
Fosse solo lui a dirlo, una parte in causa, non avrebbe gran peso. Ma
il fatto è che concordano anche molti etologi: in tutti i mari del
globo, lo scioglimento dei ghiacci e le altre variazioni provocate
dal cambiamento climatico nelle temperature delle acque, nelle
correnti, e nelle popolazioni di quegli organismi e micro-organismi
di cui i cetacei si nutrono, stanno probabilmente cambiando i loro
comportamenti.
Un animale curioso
Un esempio sembrerebbe
venire dalla balena franca, quel gigante sui 14 metri ogni tanto
citato nelle cronache popolari perché al suo maschio vengono
attribuiti (fonte autorevole, la Bbc) i testicoli più grandi fra
tutte le specie animali, circa 500 chili l’uno. La «franca» è
considerata a rischio di estinzione, e secondo il quotidiano
“Greenreport” negli ultimi anni potrebbe aver cambiato tempi e
rotte delle sue migrazioni e dei suoi accoppiamenti per inseguire il
suo «piatto» preferito, un micro-gamberetto rosa trasparente, a sua
volta spinto da una regione all’altra per colpa di certe correnti
divenute più calde. Anche della balenottera islandese si conoscono
da sempre gli affamati pellegrinaggi. Non è mai stato difficile
avvistarla. Sembra che sia un animale curioso, che si avvicina alle
navi e spesso salta fuori dall’acqua rituffandosi come un delfino.
Un recente studio dell’Istituto groenlandese per le risorse
naturali, e dell’Istituto danese per la ricerca sull’ambiente, ha
identificato le sue rotte: dall’Islanda alla Groenlandia, alla
Norvegia e viceversa, sempre alla caccia di aringhe o di «krill»,
minuscoli crostacei. E un altro studio ancor più affascinante,
firmato dal “Movement ecology journal”, ha analizzato i segnali
inviati da sensori acustici piazzati sul fondo dell’Atlantico, che
hanno tracciato le «voci» delle balenottere fin nel Mar dei
Caraibi. Ma nessun sensore ha ancora risolto il giallo della fuga
dall’Islanda.
Corriere della sera, 1
ottobre 2017
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