L’aurora di New York ha
quattro colonne di fango
e un uragano di negre colombe
che guazzano nelle acque putride.
L’aurora di New York geme
sulle immense scale
cercando fra le lische
tuberose di angoscia disegnata.
L'aurora viene e nessuno la riceve in
bocca
perché non c’è domani né speranza
possibile.
A volte le monete in sciami furiosi
trapassano e divorano bambini
abbandonati.
I primi che escono capiscono con le
loro ossa
che non vi saranno paradiso né amori
sfogliati;
sanno che vanno nei fango di numeri e
di leggi
nei giuochi senz’arte, in sudori
infruttuosi.
La luce è sepolta con catene e rumori!
in impudica sfida di scienza senza
radici.
Nei sobborghi c’è gente che vacilla
insonne
appena uscita da un naufragio di
sangue.
Da
Poeta a New York (1932),
Guanda, 1962 – Traduzione Carlo Bo
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