CIRCEO
Nel Parco nazionale del
Circeo, sulla riva del lago di Sabaudia, è stata aperta al pubblico
la villa che fu di proprietà dell'imperatore Domiziano: ultimo dei
Flavi, odiatissimo dal Senato, accusato di mille misfatti (morì
ammazzato), ma grande costruttore. O almeno, assecondò le idee
innovatrici dei suoi architetti (tra cui c' era il celebre Rabirio).
La villa al Circeo, di
cui è stata scavata (archeologo: Roberto Righi) e restaurata
(architetto: Mario Lolli Ghetti) soltanto la zona grandiosa delle
terme, doveva essere, per dimensioni e bellezza architettonica, una
specie di Versailles: i suoi resti sono sparsi su decine di ettari.
Anzi, quando si attraversa il parco seguendo il sentiero che va agli
scavi, ogni volta che si vede un rigonfio nel terreno, si può essere
certi che in quel punto è in corso una lotta: le radici degli alberi
non hanno ancora del tutto debellato la resistenza dei muri sepolti.
Là sotto ci sono infatti numerose cisterne d'acqua (una è chiamata
Cisterna dell'Eco), vere sale sotterranee a più navate rette da
robusti pilastri. In fatto di terme l'innovazione degli architetti di
Domiziano fu quella di dare un ordine più razionale alla
disposizione dei locali: da una parte le sale per i bagni e la
palestra, dall'altra biblioteche, sale d'intrattenimento, triclini.
Nella villa del Circeo
questa separazione c'è: da un lato le terme e la palestra, che era
circondata da un portico coperto, dall'altro le sale per i triclini
terminanti ad abside, e i giardini. Tutto è rigorosamente allineato
sulla riva del lago, tutto è disposto sullo stesso asse all'interno
di un rettangolo.
Eppure le masse murarie
danno una grande sensazione di movimento: l'architetto di Domiziano
ha felicemente risolto il problema che si poneva ai costruttori del
tempo: come alternare pareti piane e pareti arcuate, come fondere le
linee rette e le linee curve senza che divengano tangenti, come
armonizzare i pieni con i vuoti. Ed è con Domiziano che l'uso audace
delle volte in cemento rende veramente monumentale l'architettura
romana. Dicono che Domiziano usasse passare le prime ore del
pomeriggio alle terme per poi pranzare fino al tramonto nella sala
del triclinio davanti al lago. Dicono anche che gli piacesse
passeggiare sotto il portico, ma poiché viveva nell'incubo di essere
assassinato (ripeteva sempre che alle congiure ordite contro il
principe si presta fede solo quando questi resta ucciso), aveva fatto
ricoprire le pareti del portico di un alabastro così lucido che
poteva vedere, come in uno specchio, tutto quel che
avveniva alle sue
spalle. Non so se il portico con gli specchi di alabastro fosse
proprio quello che circondava la palestra (lui, comunque, fu
accoltellato in camera da letto), ma ora che le pareti del portico
sono sparite, il miglior posto per avere una bella veduta e fare una
piacevole sosta sono i gabinetti (collettivi) della palestra, ai
quali si accede scendendo qualche gradino. Seduti sui sedili di marmo
e con i piedi appoggiati al canaletto di scolo (anche questo in
marmo) si ha, all'altezza degli occhi, il verde del prato che copre
la palestra; dietro s' intravvedono i ruderi delle terme (non molto
alti) e, in fondo, brilla una sottile striscia di acqua del lago.
“la Repubblica”,19
agosto 1989
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