28.10.17

Equivoco in trattoria (Vincenzo Talarico)

31 dicembre 1966
Al pari della poltrona di Molière alla «Comedie française», c’era un tavolo d’angolo in una trattoria di via Sardegna molto frequentata da stranieri, che viene orgogliosamente mostrato come un cimelio. Paolo, il proprietario, racconta volentieri la storia di quel suo strano cliente degli anni ’50. Era un americano dall'aspetto e dai vestiti dimessi, il volto coperto da barba quasi bianca, parlava discretamente l’italiano, al contrario della signora che lo accompagnava, la quale si esprimeva soltanto a monosillabi, nella sua lingua. Lui e lei, più che una coppia di turisti, facevano pensare a rifugiati politici, tanto che l’oste mai, prendendone le ordinazioni, si sognava proporre vini in bottiglia o piatti di primizie. Il «Frascati» comune andava benissimo e così i cibi più semplici. Le maniere cordiali del «barbone» avevano, comunque, talmente conquistato Paolo che, a un certo punto, cominciò a trattare lui e sua moglie con tutti i riguardi senza peraltro calcare la mano sui prezzi. Per lunghi mesi, addirittura per anni, qualche volta anche due volte al giorno, i due andarono a sedersi al solito angolino.
Una sera in quella trattoria entrò il neo commendatore Vittorio De Sica. Naturalmente, tutte le attenzioni erano per l’attore e regista famoso. A un altro tavolo, un giornalista si godeva la scena. Quando, ossequiatissimo, il «poeta dello schermo» andò via, il giornalista chiamò Paolo in disparte e gli disse indicandogli il cliente barbuto «Scommetto che lei non sa chi è quello li». «Viene da tanto», rispose il trattore, «Mi fa simpatia e gli pratico, perciò, prezzi di favore». Il giornalista scoppiò a ridere, quindi incalzò: «Prezzi speciali? Ma lo sa che quello è miliardario e come celebrità e tutto il resto vale almeno diecimila De Sica?» Paolo guardò preoccupato l’interlocutore, forse voleva ribattere qualche cosa ma l'altro non gliene diede tempo: «Quello, nientedimeno, è Hemingway!» «Lo scrittore?» «Sì proprio lui!» La luce si fece nella mente di Paolo che, in qualche parte, aveva visto una fotografia dell’autore di Addio alle armi. Si precipitò subito verso l'americano e gli disse: "Lo sa che lei mi deve dare almeno 100 mila lire?". "E perché mai?" "Perché non l'avevo riconosciuto e le facevo i prezzi ridotti". "Paolo ti prego non credere fandonia miei miliardi, io essere povero perché pago tasse e in America non si scherza".

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