La chiesa di Santa Maria a Buenos Aires |
Nel cuore di Buenos
Aires, fra il reticolato di strade del quartiere di Almagro, si trova
la chiesa di Santa Maria. La comunità ha dedicato una cappella
all'adorazione eucaristica perpetua, omaggio ai «segni eucaristici»
(come vengono definiti in una targa sulle pareti e sul sito della
parrocchia) avvenuti nel 1992, 1994 e 1996. Non è possibile parlare
di miracoli perché ancora non c'è stato alcun riconoscimento
ufficiale. Però già Jorge Mario Bergoglio, da arcivescovo di Buenos
Aires, aveva partecipato più volte alla preghiera eucaristica nella
parrocchia di Avenida La Piata e, a ridosso degli eventi
inspiegabili, aveva promosso una serie di indagini su quanto
avvenuto. Nella comunità vengono organizzati incontri periodici per
raccontare i «segni» cui la chiesa in mattoni rossi ha fatto da
cornice. Nel maggio 1992 due pezzi di ostia vengono trovati sul
corporale del tabernacolo: su indicazione del parroco sono messi in
un recipiente d'acqua e riposti al sicuro. Passano i giorni ma le
particole non si sciolgono. E una settimana dopo assumono un colore
rosso sangue. Il secondo episodio risale al luglio 1994 quando dal
sacerdote viene vista una goccia di sangue scorrere all'interno del
tabernacolo mentre lo apre durante la celebrazione. E poi c'è il
fatto del 1996: durante la Messa dell'Assunta, il 15 agosto, padre
Alejandro Pezet è chiamato da una donna, una volta conclusa la
distribuzione della Comunione, che gli racconta di aver trovato
un'ostia profanata a terra dietro un candelabro. Daf momento che non
può essere consumata, Pezet la colloca in un contenitore con l'acqua
nella cappella del Santissimo Sacramento. A distanza di alcuni giorni
si trasforma in carne sanguinante. Il parroco riferisce tutto ciò al
cardinale arcivescovo Antonio Quarracino e al suo ausiliare
Bergoglio.
Sarà proprio il futuro
Papa che, divenuto nel 1998 arcivescovo di Buenos Aires e informato
che la misteriosa particola non si decompone, chiederà di farla
analizzare scientificamente. Un frammento è inviato in un
laboratorio della città che certifica essere di un uomo. Nel 1999 si
svolge un ulteriore test coinvolgendo un centro specializzato di New
York, ignaro di ciò che ha fra le mani. Il risultato? Per gli
esperti Usa, si tratta di un cuore. Nel 2004 l'ennesimo studio è
affidato al celebre medico forense statunitense Frederick Zugibe che
nel suo responso scrive: «Il materiale investigato è un frammento
di muscolo cardiaco». Infine un altro brandello viene confrontato
con la reliquia del miracolo eucaristico di Lanciano: secondo le
relazioni di laboratorio, entrambi i campioni hanno un identico Dna e
quindi appartengono alla stessa persona. Da allora la piccola chiesa
è una sorta di santuario del Pane nella capitale argentina che ormai
chiamano la «parrocchia del miracolo eucaristico».
Avvenire, 16 ottobre 2016
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