1.10.12

LUI (S.L.L.)


L'articolo che segue è rielaborazione di uno "stato" di fb del 30 settembre. (S.L.L.) 
Galantara. Una caricatura degli anni 20 del Novecento
Tra gl'ingredienti ideologici del pasticcio fascista aveva un gran peso l'antiparlamentarismo.
Si diceva che i parlamentari e i politicanti, assai meno numerosi di oggi, erano degli scrocconi succhiasangue,  ladri e corrotti, e per di più divisi in fazioni attente solo al tornaconto, sempre tra loro in guerra. E il parlamento era paragonato a una fogna, persino dai poeti.
Era un'immagine vicina alla realtà, sebbene nei Parlamenti trasformisti del primo Novecento non mancassero deputati onesti, legati a pezzi di popolo, specie nel partito socialista e, poi, nel partito popolare. Oggi i politicanti sono persino peggiori di quelli di allora e sono molti di più, un vero e proprio esercito di parassiti che va dal Parlamento ai Comuni, che moltiplica le cariche, gli incarichi e le consulenze, che gode di indennità e spese di rappresentanza senza giustificazione, che si intrufola negli enti e nelle società partecipate.
Molti di costoro, non contenti di arricchirsi con la copertura di leggi, delibere e regolamenti, fanno imbrogli e carte false, fanno pastette con gli affaristi e perfino con i mafiosi, ricchissimi e prodighi di tangenti.
Tra i politicanti, nazionali, regionali, provinciali e
comunali, ce ne sono più o meno papponi, ma quasi nessuno si salva, neppure nell'estrema sinistra. L'ex capo del maggiore partitino comunista, già presidente della Camera, non rieletto, ha continuato a viaggiare con l'auto blu. Lui, contrario ai privilegi, ha dichiarato: "E' mio diritto". La sinistra estrema è ora divisa in due tronconi: la federazione dei tre ministri e il partitino del governatore; in entrambe le fazioni abbondano i percettori di vitalizi.
Il partito del poliziotto-magistrato di Mani Pulite ogni tanto protesta, ma intanto i suoi politicanti incassano, singolarmente e collettivamente. Nessuno si è opposto mentre si gonfiavano i costi della politica e i tardivi tentativi di rimediare con proposte di leggi e referendum sono poco credibili.
Studio su foto. Anni 10 del Duemila
A questo schifo sembra opporsi con intransigenza solo il movimento extraparlamentare fondato e guidato da un comico, il quale in verità, mentre giustamente svergogna il ceto politico, spara anche stupidaggini a raffica. Si dice che la sua "antipolitica" attiri voti a milioni, ma ho l'impressione che lo sbocco di questo generale disgusto per la politica, per di più in tempo di crisi, sarà un altro e, mutatis mutandis, assomiglierà a quello di novant'anni fa.
Anche oggi, infatti, chiamato senza mandato popolare dal capo dello Stato, al governo c'è un tipo che come quel duce disprezza il parlamento cui ha imposto la fiducia, un tipo che un po' lo minaccia, un po' lo blandisce.
Qualche giorno fa ha detto: "Presentarmi io alle elezioni? Non ci penso neppure. Io il vitalizio ce l'ho, il Capo dello Stato m'ha fatto senatore a vita. Non voglio essere confuso con i politicanti. Facessero loro le elezioni. Io sto al governo. Gli eletti dovranno mettersi in ginocchio e riconfermarmi tra le preghiere e i ringraziamenti".
Chi rappresenta costui?
Al Senato e al Governo ce l'ha messo un vecchio presidente della Repubblica, che così pensava di salvare l'onore suo e della Nazione, ma lui dipendeva ufficialmente e continua a dipendere ufficiosamente dalla grande finanza internazionale, cui si collega la grande borghesia italiana, più redditiera che imprenditoriale. La missione di governo, fin qui bene assolta, era di pompare quattrini dai poveracci e dal ceto medio-basso, di tagliare le spese sociali, anche a costo che niente funzioni, per ingrassare gli usurai della finanza. Mentre che c'era ha messo sotto gli operai e i lavoratori, togliendo diritti e addomesticando con promesse e intimidazioni le centrali sindacali, inclusa la Cgil. Oggi promette sviluppo, ma neppure i suoi fans di Confindustria mostrano di credergli.
E tuttavia il discredito dei politicanti gli offre la grande occasione. Li ha messi sotto e può costringerli a votare la legge elettorale che più gli conviene in venti giorni, giacché è facile farne il capro espiatorio di ogni disagio popolare, dopo tutte le porcherie venute alla luce. Immagino che tra sé e sé si dica: "Perché non dovrei essere io il nuovo uomo della Provvidenza? In fondo, a differenza di quell'altro, del Papa e dei preti sono stato sempre amico!".
Temo che ci riuscirà. Ha tutti i mezzi di comunicazione con sè ed enormi strumenti di pressione sui politicanti. Se li cacciasse tutti in galera nessuno insorgerebbe a difenderli.
Ci sono già partiti che hanno deciso di chiedere il voto non per i propri candidati, ma per LUI.
Primo fra tutti quel partito che ha avuto come segretario un tangentista reo confesso scampato al carcere per errori di forma magistratuali e come massimo portatore di voti un concorrente esterno di Cosa Nostra.
Anche il Cavaliere - insieme ai suoi nani e alle sue ballerine -non vede l'ora di allinearsi cercando di salvaguardare i potenti interessi che rappresenta e ottenere impunità per sè e per i più stretti.
C'è un'ampia fetta di piddini, infine, che vuole "mettere in sicurezza" le sue riforme.
Forse la "crisi di regime" sta per trovare una conclusione, ancora più a destra di quanto noi pessimisti non immaginassimo.

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