Quando il regime ordinò che in
pubblico fossero arsi
i libri di contenuto malefico e per
ogni dove
furono i buoi costretti a trascinare
ai roghi carri di libri, un poeta
scoprì
- uno di quelli al bando, uno dei
meglio - l’elenco
studiando degli inceneriti, sgomento,
che i suoi
libri erano stati dimenticati. Corse
al suo scrittoio, alato d’ira, e
scrisse ai potenti una lettera.
Bruciatemi!, scrisse di volo,
bruciatemi!
Questo torto non fatemelo! Non
lasciatemi fuori! Che forse
la verità non l’ho sempre, nei libri
miei, dichiarata? E ora voi
mi trattate come fossi un mentitore! Vi
comando:
bruciatemi!
Da
Poesie di Svedborg (1939), in
Poesie, Einaudi, 2014
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