18.6.19

E poi dicono che uno diventa leghista... (Giorgio Amico)

Questo articolo è ripreso dal sito “Vento largo” alimentato da un compagno ligure Giorgio Amico, che vive oggi a Savona e che così scrive di sé:
Giorgio Amico (Imperia, 1949)- Dopo una gioventù movimentata e una lunga carriera scolastica, si dedica attualmente alla ricerca storica e alla scrittura. Fra le sue opere: Operai e comunisti, Il rinnegato Korsch, Un comunista senza rivoluzione, Wifredo Lam, Futurismo a Savona, Le illusioni d'Itaca, Guy Debord e la società spettacolare di massa. (Per contatti: cedoc.sv@gmail.com)
L'articolo che segue nasce a commento di un docufilm su Savona, Crisi complessa. Ma a me pare che, mutatis mutandis, si possa applicare a molte realtà economico-sociali. Anche qui nel perugino. (S.L.L.)

Giorgio Amico

Il Re di Prussia e la Val Bormida, ovvero come andare al cinema e uscirne leghista
Crisi complessa, docufilm sulla crisi economica che da anni travaglia Savona e la sua provincia. Film intenso, bellissimo, persino commovente che racconta di un territorio in crisi, di famiglie distrutte dalla crisi,di vite spezzate
Immagini di rovine, capannoni sfondati, palazzoni disabitati, luoghi di vita e di aggregazione ridottia a contenitori di immondizie. Scenari di guerra, da città bombardate, da terzo mondo. Ferrania come Aleppo.
Un bel film, ma...
Ma non una parola su perché tutto questo è avvenuto, sulle responsabilità di un padronato che ha fatto soldi, tanti, quando era facile farli, senza innovare, eludendo il fisco, sfruttando al massimo i lavoratori, inquinando. Per chiudere poi, quando, si doveva investire in innovazione, garantire salari adeguati, pagare le tasse, rispettare l'ambiente e tutelare la salute in fabbrica.
Non una parola sulle banche, sulle concessioni allegre di crediti, poi rivelatisi inesigibili, a lor signori, mentre si rendeva impossibile l'accesso a un finanziamento anche modesto ai piccoli artigiani, ai commercianti, ai giovani che volevano metter su casa.
Non una parola sul partito del cemento che ha puntato lucidamente sulla chiusura delle fabbriche per liberare spazi soprattutto sulla costa per costruire milioni di metri cubi di nuovi appartamenti (e questo mentre la popolazione diminuiva).
Non una parola sulle complicità della politica, sulla mancanza di una qualunque idea di sviluppo, su un ragionare amministrativo miserabile misurato sui tempi del mandato. E poi andasse come doveva andare.
Non una parola sulle enormi ricchezze che in questi anni si sono accumulate sulla miseria crescente, sulla perdita del lavoro, sulle famiglie sfasciate dalla crisi. Niente sui capitali che da Savona sono stati portati all'estero.
Niente sugli scandali, sulle indagini giudiziari sui processi che hanno visto coinvolti imprenditori e politici.
Non una immagine sulle costruzioni di lusso nella darsena di Savona, né sul proliferare degli sportelli bancari, né sui porti turistici stracolmi di megayachts.
Tante immagini, invece, sui centri commerciali, accostate alle centinaia di serrande abbassate di piccoli e piccolissimi negozi.
Tanti discorsi su piani di rifinanziamento approvati, ma bloccati dai ritardi e dalle inefficienze della burocrazia.
Ed infine, a ingentilire il tutto, quasi una favola, che qualcuno ha definito esopica, su un'impresa tecnologicamente avanzata e in buona salute che non può espandersi a causa degli ecologisti che vogliono difendere una colonia di ranocchie che vive nel sito prescelto per l'ampliamento.
Tirando i fili del discorso... La crisi è un evento naturale, come una grandinata o un terremoto. È successo, inutile chiedersi perché (qualcuno di parte sindacale nel dibattito lo ha anche detto). Il sistema in sé è sano, ma bloccato dalla burocrazia, dai troppi vincoli, dagli eccessivi controlli. I piccoli commercianti sono in rovina a causa dei centri commerciali. Gli ecologisti bloccano lo sviluppo.
Ma se le cose stanno davvero così, allora non stupiamoci poi dell'ondata populista.

PUBBLICATO DA VENTO LARGO GIOVEDÌ 23 MAGGIO 2019

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