Mariella Liverani |
Carla Mantovani, che ho
avuto l'onore e il piacere di avere tra i miei colleghi al Liceo
Ginnasio Annibale Mariotti di Perugia, a lungo insegnò Lettere al
Ginnasio in quella scuola, innovando profondamente e con buoni
risultati, la didattica delle lingue classiche. Oggi, in pensione,
guida a Perugia l'Associazione Amici della Lirica. Fu molto vicina a
Mariella Liverani,s pecialmente negli ultimi anni, quando la malattia
precoce, prima di toglierle la vita, sottrasse a costei possibilità
di movimento, facoltà comunicative e la gioia dell'insegnare (ma
anche da bibliotecaria Mariella riusciva ad essere una guida per
allievi e colleghi!). Il testo che segue, nato come introduzione agli
Atti della giornata inaugurale della mostra “Geometrie
dell'anima”(svoltasi tra il
dicembre 2004 e il gennaio 2005) editi dalla Fondazione Uguccione
Ranieri di Sorbello, è entrato poi a far parte dell'annuario
prodotto dal Liceo perugino nel 2007, Cento anni di Liceo
di Stato 1905-2005, onde l'ho
tratto. Sono stato con Mariella collega di corso ed ho avuto un
periodo, purtroppo breve, di collaborazione intensa. Un po' ne
scrissi a suo tempo su “micropolis”, ma tante cose ancora vorrei
dire di lei, ma per i più – credo - senza l'ausilio del ricordo
diretto avrebbero scarso significato. Per una conoscenza di chi fosse
Mariella, di quale fosse il suo ruolo e il suo peso nella scuola in
cui insegnò e nella città dove scelse di vivere, è molto meglio
affidarsi a Carla Mantovani che coglie e comunica l'essenziale,
animandolo con il sentimento dell'amicizia che garantisce, per usare
il linguaggio di Capitini, una particolare “compresenza” tra
morti e viventi. (S. L.L.)
L'immagine di Mariella
Liverani, molteplice e unitaria al tempo stesso, che emerge dagli
interventi nella Giornata di Studio dedicata a Mariella Liverani in
occasione della inaugurazione della Mostra Geometrie dell’anima
(4 dicembre 2004) di quanti l’hanno conosciuta direttamente
(alunni, amici, colleghi) e indirettamente (chi ha curato la
sistemazione di libri, dischi, documenti) è così ricca, viva,
coinvolgente, che non credo si possa aggiungere molto.
Vorrei quindi limitarmi a
sottolineare pochi elementi che emergono dall’insieme delle
testimonianze.
Anzitutto la capacità
straordinaria di suscitare interesse, trasmettere entusiasmo, fornire
strumenti culturali validi e duraturi mediante una materia «relegata
alle aree marginali della didattica liceale». Documentano questa
capacità non solo quanti hanno tratto dal suo insegnamento l’impulso
a svolgere il proprio lavoro nel campo della Storia dell’Arte o in
campi affini, ma anche - direi quasi soprattutto - quanti, attivi in
campi culturali e professionali diversi e lontani dalle discipline
rustiche, testimoniano di aver ricevuto da lei non solo l’interesse
e gli strumenti per accostarsi a un’opera d’arte, ma anche
elementi essenziali di una formazione umana e civile. Molte
testimonianze in questo senso si trovano nei commenti di ex alunni
che hanno visitato questa mostra [n.d.r.-. il riferimento è alla
mostra Geometrie dell’anima. Fotografie di Mariella Liverani
1941-2002] e le altre che l’hanno preceduta, moltissime ne ho avute
direttamente da persone (magari io non le conoscevo, perché il
numero dei suoi alunni era sterminato e pochi, in confronto, erano
quelli in comune) che mi chiedevano di portarle il loro saluto e il
loro ricordo durante la sua lunga malattia.
In secondo luogo, la
centralità della fotografia come mezzo per collegare fra loro i suoi
molteplici interessi e farne partecipi gli altri, oltre che come
strumento didattico insostituibile. Prima ancora che le mostre
organizzate dall’associazione La goccia” ne facessero conoscere
l’attività creativa, le sue foto comparvero in ma grande mostra
del 1980 sui pozzi e le cisterne medievali di Perugia, in una mostra
sulla Rocca Paolina che vedeva le sue foto insieme con quelle degli
alunni che avevano svolto la ricerca sotto la sua guida, in mostre
all’interno della scuola che documentavano lo studio, suo e di
alunni, di alcuni quartieri e monumenti della città (gli album di
queste ultime ricerche sono conservati al Liceo “A. Mariotti”,
mentre per tutto il resto si può fare riferimento all’archivio
della Provincia di cui dirò in seguito). E, accanto a queste
attività “maggiori”, tante altre che hanno permesso a molti di
venire a contatto con la sua passione: dai video artigianali su
luoghi amati (Pantelleria, la Grecia) o su temi che l’affascinavano
(il Canto della creazione proiettato durante la mostra) o
prodotti in funzione didattica (Forme di luce: dal reale
all’astratto), alle riproduzioni di opere d’arte usate per i
“compiti ad personam”, alle manifestazioni culturali di
cui ho ritrovato immagini riordinando le sue foto (Sega la vecchia
alla Sala dei Notari, Nikita Magaloff al
Pavone, la Festa d’autunno a Valfabbrica, la Quintana a
Foligno...), alle piccole esposizioni di foto di studenti coinvolti
in concorsi fotografici, fino alle divertenti documentazioni di cene
con alunni e colleghi che regalava ai partecipanti.
E infine Perugia, la
“sua” città. Più volte le ho sentito raccontare di quando ci
capitò la prima volta in gita scolastica e, guardando la Fontana
nella leggera nebbia di una sera d’inverno, decise che prima o poi
ci sarebbe venuta a vivere. A Perugia è vissuta dal 1969 fino alla
morte, comunicando a tutti quanti la frequentavano questo amore per
la città, guidando gli alunni alla scoperta della sua bellezza, dei
suoi molteplici aspetti, delle stratificazioni storiche leggibili nei
suoi monumenti maggiori e minori, fotografandone angoli, scorci,
particolari, panorami che facevano scoprire questa città anche a
chi, come me, ci abitava da sempre. Chissà se ci sarà fra i
negativi quell'ultima Perugia vista dall’ospedale Silvestrini di
cui parla Angela Apponi? Quando la scattò non era più in grado di
sviluppare le sue foto...
E a Perugia restano di
lei, oltre ai tanti ricordi di studenti, amici, colleghi, alcuni
lasciti molto significativi:
- biblioteca e documenti
conservati e consultabili presso la Fondazione;
- dischi in vinile
raccolti nella Fonoteca Trotta e consultabili secondo le modalità
indicate dal dott. Palombini;
- l’archivio
fotografico (circa 900 foto b/n stampate da lei, 19 cartelle eli
raccoglitori di negativi b/n di vario formato, 13 cartelle di dia a
colori), accumulato in anni e anni di attività, di ricerca e di
passione; è stato consegnato alla Provincia di Perugia, che
prowederà alla sua conservazione e catalogazione, oltre che alla sua
digitalizzazione per consentirne la divulgazione e la consultazione
via web. Attualmente il materiale è depositato presso il Servizio
Attività Culturali Artistiche e Sportive della Provincia;
- le foto della mostra,
che verranno collocate nell’Aula Magna del Liceo Classico “A.
Mariotti” di Perugia.
Se in qualche modo
Mariella potrà sapere tutto questo, credo che sarà contenta, come
sarebbe stata contenta, nonostante fosse tanto discreta e schiva, di
vedere tante persone riunite per ricordarla.
E forse le farà anche
piacere di essere sepolta nel cimitero vecchio della nostra città,
proprio quello che lei avrebbe voluto far oggetto di una nuova
ricerca con gli studenti, se la malattia non le avesse fatto
interrompere l’attività didattica.
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