30.6.19

Ricordando Mariella Liverani (Carla Mantovani)

Mariella Liverani

Carla Mantovani, che ho avuto l'onore e il piacere di avere tra i miei colleghi al Liceo Ginnasio Annibale Mariotti di Perugia, a lungo insegnò Lettere al Ginnasio in quella scuola, innovando profondamente e con buoni risultati, la didattica delle lingue classiche. Oggi, in pensione, guida a Perugia l'Associazione Amici della Lirica. Fu molto vicina a Mariella Liverani,s pecialmente negli ultimi anni, quando la malattia precoce, prima di toglierle la vita, sottrasse a costei possibilità di movimento, facoltà comunicative e la gioia dell'insegnare (ma anche da bibliotecaria Mariella riusciva ad essere una guida per allievi e colleghi!). Il testo che segue, nato come introduzione agli Atti della giornata inaugurale della mostra “Geometrie dell'anima”(svoltasi tra il dicembre 2004 e il gennaio 2005) editi dalla Fondazione Uguccione Ranieri di Sorbello, è entrato poi a far parte dell'annuario prodotto dal Liceo perugino nel 2007, Cento anni di Liceo di Stato 1905-2005, onde l'ho tratto. Sono stato con Mariella collega di corso ed ho avuto un periodo, purtroppo breve, di collaborazione intensa. Un po' ne scrissi a suo tempo su “micropolis”, ma tante cose ancora vorrei dire di lei, ma per i più – credo - senza l'ausilio del ricordo diretto avrebbero scarso significato. Per una conoscenza di chi fosse Mariella, di quale fosse il suo ruolo e il suo peso nella scuola in cui insegnò e nella città dove scelse di vivere, è molto meglio affidarsi a Carla Mantovani che coglie e comunica l'essenziale, animandolo con il sentimento dell'amicizia che garantisce, per usare il linguaggio di Capitini, una particolare “compresenza” tra morti e viventi. (S. L.L.)


L'immagine di Mariella Liverani, molteplice e unitaria al tempo stesso, che emerge dagli interventi nella Giornata di Studio dedicata a Mariella Liverani in occasione della inaugurazione della Mostra Geometrie dell’anima (4 dicembre 2004) di quanti l’hanno conosciuta direttamente (alunni, amici, colleghi) e indirettamente (chi ha curato la sistemazione di libri, dischi, documenti) è così ricca, viva, coinvolgente, che non credo si possa aggiungere molto.
Vorrei quindi limitarmi a sottolineare pochi elementi che emergono dall’insieme delle testimonianze.
Anzitutto la capacità straordinaria di suscitare interesse, trasmettere entusiasmo, fornire strumenti culturali validi e duraturi mediante una materia «relegata alle aree marginali della didattica liceale». Documentano questa capacità non solo quanti hanno tratto dal suo insegnamento l’impulso a svolgere il proprio lavoro nel campo della Storia dell’Arte o in campi affini, ma anche - direi quasi soprattutto - quanti, attivi in campi culturali e professionali diversi e lontani dalle discipline rustiche, testimoniano di aver ricevuto da lei non solo l’interesse e gli strumenti per accostarsi a un’opera d’arte, ma anche elementi essenziali di una formazione umana e civile. Molte testimonianze in questo senso si trovano nei commenti di ex alunni che hanno visitato questa mostra [n.d.r.-. il riferimento è alla mostra Geometrie dell’anima. Fotografie di Mariella Liverani 1941-2002] e le altre che l’hanno preceduta, moltissime ne ho avute direttamente da persone (magari io non le conoscevo, perché il numero dei suoi alunni era sterminato e pochi, in confronto, erano quelli in comune) che mi chiedevano di portarle il loro saluto e il loro ricordo durante la sua lunga malattia.
In secondo luogo, la centralità della fotografia come mezzo per collegare fra loro i suoi molteplici interessi e farne partecipi gli altri, oltre che come strumento didattico insostituibile. Prima ancora che le mostre organizzate dall’associazione La goccia” ne facessero conoscere l’attività creativa, le sue foto comparvero in ma grande mostra del 1980 sui pozzi e le cisterne medievali di Perugia, in una mostra sulla Rocca Paolina che vedeva le sue foto insieme con quelle degli alunni che avevano svolto la ricerca sotto la sua guida, in mostre all’interno della scuola che documentavano lo studio, suo e di alunni, di alcuni quartieri e monumenti della città (gli album di queste ultime ricerche sono conservati al Liceo “A. Mariotti”, mentre per tutto il resto si può fare riferimento all’archivio della Provincia di cui dirò in seguito). E, accanto a queste attività “maggiori”, tante altre che hanno permesso a molti di venire a contatto con la sua passione: dai video artigianali su luoghi amati (Pantelleria, la Grecia) o su temi che l’affascinavano (il Canto della creazione proiettato durante la mostra) o prodotti in funzione didattica (Forme di luce: dal reale all’astratto), alle riproduzioni di opere d’arte usate per i “compiti ad personam”, alle manifestazioni culturali di cui ho ritrovato immagini riordinando le sue foto (Sega la vecchia alla Sala dei Notari, Nikita Magaloff al Pavone, la Festa d’autunno a Valfabbrica, la Quintana a Foligno...), alle piccole esposizioni di foto di studenti coinvolti in concorsi fotografici, fino alle divertenti documentazioni di cene con alunni e colleghi che regalava ai partecipanti.
E infine Perugia, la “sua” città. Più volte le ho sentito raccontare di quando ci capitò la prima volta in gita scolastica e, guardando la Fontana nella leggera nebbia di una sera d’inverno, decise che prima o poi ci sarebbe venuta a vivere. A Perugia è vissuta dal 1969 fino alla morte, comunicando a tutti quanti la frequentavano questo amore per la città, guidando gli alunni alla scoperta della sua bellezza, dei suoi molteplici aspetti, delle stratificazioni storiche leggibili nei suoi monumenti maggiori e minori, fotografandone angoli, scorci, particolari, panorami che facevano scoprire questa città anche a chi, come me, ci abitava da sempre. Chissà se ci sarà fra i negativi quell'ultima Perugia vista dall’ospedale Silvestrini di cui parla Angela Apponi? Quando la scattò non era più in grado di sviluppare le sue foto...
E a Perugia restano di lei, oltre ai tanti ricordi di studenti, amici, colleghi, alcuni lasciti molto significativi:
- biblioteca e documenti conservati e consultabili presso la Fondazione;
- dischi in vinile raccolti nella Fonoteca Trotta e consultabili secondo le modalità indicate dal dott. Palombini;
- l’archivio fotografico (circa 900 foto b/n stampate da lei, 19 cartelle eli raccoglitori di negativi b/n di vario formato, 13 cartelle di dia a colori), accumulato in anni e anni di attività, di ricerca e di passione; è stato consegnato alla Provincia di Perugia, che prowederà alla sua conservazione e catalogazione, oltre che alla sua digitalizzazione per consentirne la divulgazione e la consultazione via web. Attualmente il materiale è depositato presso il Servizio Attività Culturali Artistiche e Sportive della Provincia;
- le foto della mostra, che verranno collocate nell’Aula Magna del Liceo Classico “A. Mariotti” di Perugia.
Se in qualche modo Mariella potrà sapere tutto questo, credo che sarà contenta, come sarebbe stata contenta, nonostante fosse tanto discreta e schiva, di vedere tante persone riunite per ricordarla.
E forse le farà anche piacere di essere sepolta nel cimitero vecchio della nostra città, proprio quello che lei avrebbe voluto far oggetto di una nuova ricerca con gli studenti, se la malattia non le avesse fatto interrompere l’attività didattica.

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