Il vittimismo è anche
tipico di ogni populismo. Mussolini ha provocato con l’attacco
all’Etiopia le sanzioni, e poi ha giocato propagandisticamente sul
complotto internazionale contro il nostro paese. Affermava la
superiorità della razza italiana e cercava di suscitare un nuovo
orgoglio nazionale, ma lo faceva lamentando che gli altri paesi
disprezzavano l’Italia. Hitler è partito alla conquista
dell’Europa sostenendo che erano gli altri a sottrarre lo spazio
vitale al popolo tedesco. Che è poi la tattica del lupo nei
confronti dell’agnello. Ogni prevaricazione deve essere
giustificata dalla denuncia una ingiustizia nei tuoi confronti. In
definitiva il vittimismo è una delle tante forme con cui un regime
sostiene la coesione del proprio fronte interno sullo sciovinismo:
per esaltarci occorre mostrare che ci sono altri che ci odiano e
vogliono tarparci le ali. Ogni esaltazione nazionalistica e
populistica presuppone la coltivazione di uno stato di continua
frustrazione.
Non solo, il poter
lamentare quotidianamente il complotto altrui permette di apparire
sui media ogni giorno a denunciare l’avversario. Anche questa è
tecnica antichissima, nota anche ai bambini: tu dai uno spintone al
tuo compagno del banco davanti, lui ti tira una pallina di carta e tu
ti lamenti col maestro.
Da Demonizzare
Berlusconi?, in “Micromega”,
settembre 2003
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