Cartesio scrisse
moltissimi libri, piu o meno importanti (alcuni molto importanti), di
fisica, di filosofia, di altri argomenti. Di matematica scrisse anche
varie cose, ma il suo nome in questo campo resta legato soprattutto a
un libriccino di poche pagine, la Géométrie, pubblicato in
Olanda, a Leida, nel 1637.
In questo libriccino è
esposta un’idea, anzi un metodo, destinato a portare una cosi
grande rivoluzione, un così impetuoso sviluppo in tutte le scienze,
da far sì che si possa indicare la data della pubblicazione della
Géométrie come la data di nascita della scienza moderna. Si
deve naturalmente prendere con il solito pizzico di sale, cum
grano salis,- un’osservazione di questo genere. Solo per le
persone c e un giorno, anzi un’ora, anzi un istante preciso di
nascita; solo per le persone si può dire «nato a ... il giorno ...
dell anno ... figlio di ... e di ...». Per le idee è un’altra
cosa, e tanto piu difficile è la questione quando si parla della
data di nascita della scienza moderna. Si tratta non di un giorno, ma
di un periodo, non di un’opera, ma di molte, non di un solo genio,
ma di numerosi ricercatori e scopritori.
Il periodo è
indubbiamente quello: tra il 1630 ed il 1640 molte cose giungono a
maturazione. Solo un anno dopo la pubblicazione della Géométrie,
nel 1638, ancora a Leida, la famosa casa editrice degli Elzeviri
pubblica i Dialoghi attorno a due nuove scienze di Galileo
Galilei con i quali nasce la moderna meccanica (la libera Olanda dava
la possibilità di stampare i suoi scritti a un perseguitato come
Galilei, condannato come «copernicano» dalla Chiesa cattolica e
prigioniero in patria). Se, poi, invece di parlare in generale di
nascita della scienza moderna vogliamo limitarci all’origine della
fecondissima fusione tra algebra e geometria, alle origini, cioè,
della geometria analitica, neppure così possiamo fissare proprio
quella data, il 1637, e basta; proprio quel libro, la Géométrie,
e basta; proprio quello scienziato, René Descartes, e basta.
La nuova felice idea era
nell’aria in quel periodo: l’aveva in mente e l’applicava negli
stessi anni, e forse prima, un altro geniale francese, un uomo di
legge, Pierre Fermat, che nelle ore libere dalle cause si dilettava
di matematica. «Essere nell’aria» vuol dire, in fondo, soltanto
questo: che esistono, ad un certo momento, tutte le conoscenze ed
idee preliminari, necessarie per il sorgere della nuova idea.
La matematica da
Pitagora a Newton, Editori
Riuniti, 1971
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