Commemorando un grande
del passato, si è quasi naturalmente portati a cercare nel suo
pensiero e nella sua opera ciò che anticipa i successivi risultati
della ricerca, le intuizioni e le “divinazioni” delle future
conquiste della conoscenza umana. Commemorando Leonardo da Vinci, del
quale si celebrerà il 15 aprile prossimo il quinto centenario della
nascita, la tentazione di cedere a una simile tendenza è
particolarmente forte e avvincente. Parliamo, s’intende, di
Leonardo ingegnere e scienziato; di quel Leonardo segreto ideatore di
macchine e di teorie che i contemporanei poco o nulla conobbero, e
che ci è stato rivelato, a distanza talora di secoli, dallo studio
dei suoi appunti, dei quaderni che egli scriveva e disegnava per sé
stesso o per una ristrettissima cerchia di scolari. Ecco presentarsi
a noi l'ingegnere che disegna macchine per volare cinque secoli prima
del primo volo di Wright; il consulente militare inascoltato che
progetta, alla fine del 1400. per Ludovico il Moro, cannoni a
retrocarica, carri armati e mitragliatrici, ancora una volta con.un
anticipo di secoli; ecco il gronde fisico che enuncia, sia pure in
forma oscura o intuitiva, alcuni dei principi fondamentali della
moderna meccanica; ecco il genio che precorre, intuisce o “divina”
le meraviglie e gli orrori della scienza e della tecnica più
moderne... Difficile resistere alla tentazione di esaltare il
“genio”, di dare alla parola genio il significato
romantico e antistorico di uomo al di sopra del suo tempo, di
demiurgo che anticipa in sé i secoli a venire.
Noi pensiamo che non si
sminuisca affatto la grandezza di Leonardo reagendo alla tentazione
di fare di lui un solitario precursore dell’avvenire, indicando i
limiti e le debolezze delle sue pur affascinanti e mirabili
divinazioni, ricercando se vi siano motivi meno appariscenti ma più
profondi che ci portano a collocare Leonardo tra le più grandi
figure dei fondatori della scienza moderna. A noi sembra infatti che
i “progetti” di Leonardo siano, per tanti loro aspetti, legati al
loro tempo, al carattere artigiano, arretrato della scienza e della
tecnica appena ai loro inizi. Occorre non dimenticare le date che
segnano i limiti della vita di Leonardo: 1452-1519. Siamo agli albori
della ricerca scientifica moderna, che impiegherà ancora più di un
secolo, dopo la morte di Leonardo, per costruire gli strumenti di
osservazione e di calcolo ad essa indispensabili. Vi è senza dubbio
una linea continua di sviluppo che va da Leonardo a Galileo, ma vi è
pure una differenza sostanziale, un vero salto qualitativo tra la
scienza al principio del ’500 e la scienza attorno alla metà del
‘600. l‘epoca di Galileo è l'epoca del cannocchiale, che Galileo
stesso ha se non inventato, certo per primo costruito come strumento
capace di aprire nuovi mondi alla ricerca; è l’epoca della
Géométrie di Descartes, della teoria degli indivisibili di
Galileo stesso e dei suoi allievi Cavalieri e Torricelli, che precede
e promuove quei metodi infinitesimali che Leibniz e Newton
introdurranno qualche decennio dopo nella loro forma moderna. L’epoca
di Leonardo è contrassegnata dal contrasto tra la modernità delle
idee, degli orientamenti scientifici, e la povertà e l’arretratezza
degli strumenti della scienza. Per osservare il cielo Leonardo non ha
il cannocchiale. ma solo l'occhio, o qualche congegno del tutto
primitivo: per calcolare Leonardo ha a sua disposizione solo le
regole dell'aritmetica, conosce poco anche quella parte dell'algebra
che oggi a noi sembra elementare, e che allora era faticoso studio e
geloso segreto della scuola bolognese. Questo contrasto acquista un
rilievo tutto particolare appunto nei progetti più arditi di
Leonardo: macchine, disegni, teorie nelle quali un’idea nuova,
moderna è costretta ad incarnarsi in una tecnica elementare,
arretrata, artigiana.
Tuttavia, anche quando i
suoi consegni sono ingegnosi ma primitivi e scarsamente realizzabili,
anche quando le sue deduzioni fisiche e meccaniche sono errate, vi è
in Leonardo qualcosa che fa di lui un uomo nuovo, un rivoluzionario
nel mondo della scienza e della tecnica. È l'atteggiamento di
Leonardo nei confronti della scienza, è la sua stessa concezione
della ricerca scientifica. Siamo, con Leonardo, veramente al di là
del Medioevo: non come patrimonio tecnico e strumentale, non per quel
che riguaarda l’organizzazione della scienza e la posizione dello
scienziato nella società, ma per quel che concerne l'orientamento
del pensiero scientifico. Leonardo disprezza coloro che “vanno
gonfiati e pomposi, ornati non delle loro ma delle altrui fatiche”,
coloro che disputano «allegando l'autorità», i dotti del Medioevo,
ricchi solo di citazioni aristoteliche e tomistiche. Contro essi
polemizza nei suoi appunti quasi con le stesse parole, certo con gli
stessi argomenti che Galileo adopererà un secolo e mezzo più tardi
nella sua grande battaglia, non più segreta ma aperta, contro
aristotelici e tornisti. I a sapienza, per Leonardo, è “figliola
della sperienzia”; e a lui sembrano «vane e piene d’errori»
quelle scienze “le quali non sono nate dall’esperienza, madre
d'ogni certezza, e che non terminano in nota esperienza, cioè che la
loro origine o mezzo o fine non passa per nessuno dei cinque sensi”.
Quale fosse l'intimo pensiero di Leonardo sul sovrannaturale, come
«l'assenzia (essenza) di Dio e dell’anima e simili», non è
facile dire: certo è però che Leonardo scienziato segue un metodo
rigorosamente materialistico. Egli fa svanire dal mondo della natura
gli angeli e gli spiriti, le "virtù” e i miracoli dei miti
tnedioevali; dedica pagine e pagine a dimostrare che in natura non
può esistere «quantità incorporea» («questa quantità è detta
vacuo, e il vacuo» - cioè il vuoto -«non si dà in natura»);
esclude dall’indagine scientifica ogni elemento di trascendenza,
ogni mito sovrannaturale «ribelle ai sensi». È violentissimo
contro i negromanti i quali affermano che gli spiriti esistono “sanza
lingua parlino e sanza strumenti organici sanza i quali parlar non si
può!”; apertamente ironico nei confronti “de' frati, padri de’
popoli, li quali per inspirazione san tutti li secreti”.
Agli albori delln ricerca
scientifica moderna, vedendo aperti di fronte a sé sterminati rami
di indagine, Leonardo si sofferma spesso ad esaltare le meraviglie
dell’universo. Ma a noi non sembra che in Leonardo vi sia la
«poesia del mistero», il turbamento di fronte all'inconoscibile,
come a qualcuno è parso. In Leonardo vi è la esplicita affermazione
della conoscibilità della natura e delle sue leggi, al di là di
ogni «inspirazione» e di ogni misticismo, e della possibilità di
conoscere e dominare la natura. Per Leonardo, così come per Galileo,
il libro della natura è scritto in linguaggio matematico («la
proporzione non solamente nelli numeri e misure fia ritrovata ma
etiam nelli suoni, pesi, tempi e siti e in qualunque potenzia sia»),
ed i fenomeni naturali seguono, inoltre, certi principi generali, che
— una volta intesi — permettono di prevedere e anticipare i
risultati sperimentali. Si tratta per esempio del principio secondo
il quale «tutti li effetti» partecipano «delle lor cause», è
della legge del minimo mezzo (in particolare del minimo tempo). Non
si tratta però di una ripetizione delle idee platoniche né di una
anticipazione delle categorie kantiane. «La natura è costretta
dalla ragione della sua legge, che in lei infusamente vive»: il
razionalismo di Leonardo è legato al suo materialismo scientifico.
La ragione non trascende l’universo, ma è ad esso connaturata.
Certo, si tratta di un
pensiero complesso. di una ricerca faticosa. piena di contrasti, di
chiaroscuri, anche di contraddizioni. Tuttavia, il nucleo del
pensiero scientifico di Leonardo ci pare contenuto nelle affermazioni
che abbiamo sommariamente esposto. Leonardo è perciò alle origini
di quella grande corrente di pensiero che troverà la sua piena
espressione in Galileo, e che preparerà uno dei più grandi periodi
del pensiero moderno: quello che, nella seconda metà del XVIII
secolo, prenderà i nomi appunto dal razionammo e dal materialismo, e
avrà il suo centro nella Francia alla vigilia della sua grande
rivoluzione. Il seme, certo, non è il frutto, e non è lecito
ricercare nel germe le parti perfette dell'organismo completo, ma
commemorare a distanza di secoli Leonardo scienziato. deve pur
significare — al di là della retorica del genio e del superuomo —
ricercare e ritrovare la linea secondo la quale, nei secoli a venire,
si svilupperanno e si dispiegheranno le sue concezioni e le sue
intuizioni.
“l'Unità”, 20 marzo
1952
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