La dipendenza da
oppioidi è la più devastante crisi di salute pubblica degli Usa: 70
mila morti di overdose nel 2017. Sotto accusa la Purdue Pharma e la
prescrizione di OxyContin.
Per la prima volta in Europa, a Parma, è
stata aperta un’inchiesta che ha portato a 19 arresti. Figura
chiave un medico, all’epoca ordinario di Anestesia e «padre»
della legge sulle cure palliative.
Il letto matrimoniale è
a poppa, comodini a specchio, armadi di legno, forno a microonde,
frigo grande in cucina e pure a pozzetto nel gavone, scarico del Wc
silenziato, scafo di un elegante color crema a mollo nel porto di La
Spezia. Un bello yacht, il Pasimafi V, non c’è che dire. A
consultare l’elenco delle dotazioni nella scheda di «Nautipedia»
lo capisce anche un profano. Vale parecchie migliaia di euro e il
dottore Guido Fanelli lo esibisce compiaciuto. Il sodale fa una
battuta: sulla prua andrebbe stampigliato il logo della Mundipharma.
Il medico replica altezzoso che piuttosto dovrebbero essere le sue
iniziali, «G.F.», a comparire sul conto di un dirigente della casa
farmaceutica per tutti i milioni che è riuscito a portare in cassa.
I carabinieri sono in
ascolto: rappresentazione plastica dei profitti illeciti a danno dei
malati, «Pasimafi» diventa il nome di un’inchiesta che a maggio
del 2017 porta all’arresto di 19 dirigenti, imprenditori e medici
(in corso le udienze preliminari per decidere il rinvio a giudizio).
Tra gli indagati, Guido Fanelli, all’epoca ordinario di Anestesia,
direttore della struttura dedicata alla terapia antalgica
all’Ospedale Maggiore di Parma. «Re» della lotta al dolore;
«padre» della legge sulle cure palliative: ma anche — secondo
l’accusa — dominus di un sistema perverso per spingere il
consumo di farmaci «pesanti» (oppioidi) anche in Italia.
Fino a qui, sarebbe solo
un capitolo di presunta corruzione nella sanità italiana. Nelle
pagine di quell’inchiesta c’è però un filo che si collega a
un’ecatombe: i 70 mila morti di overdose negli Usa (anno 2017), la
più imponente strage di droga nella storia del mondo occidentale.
Tutto è iniziato dai farmaci. Gli stessi farmaci: curano il dolore,
ma possono creare una dipendenza pari a quella dall’eroina.
L’agenzia americana« Associated Press» ha appena riletto le carte
del procedimento di Parma per mettere in luce un aspetto finora
sottovalutato: non si tratta solo di una grossa indagine della
Procura e dei Carabinieri del Nas; «Pasimafi» è il primo caso
conosciuto fuori dagli Stati Uniti in cui viene implicata (tra le
altre) la Mundipharma, ramo europeo della Purdue Pharma, l’impero
farmaceutico della famiglia Sackler, sotto accusa per aver innescato
l’«epidemia degli oppioidi».
Quella che è in corso in
America è la più devastante crisi di salute pubblica degli ultimi
decenni, peggiore del contagio da Hiv negli Ottanta. Per due anni di
seguito si è abbassata l’aspettativa di vita della popolazione:
non accadeva dalla Seconda guerra mondiale. La causa è in un numero
spropositato di overdose. Il disastro è maturato in meno di
vent’anni e in tre ondate: punto uno, il dilagare delle
prescrizioni di antidolorifici oppioidi (parenti da laboratorio di
morfina ed eroina) che ha creato una base di dipendenza nella
popolazione; su questo, i trafficanti di droga hanno iniziato a
inondare le strade di eroina; infine, hanno mescolato all’eroina il
Fentanyl, la più potente medicina di quella famiglia. In tre anni i
morti sono triplicati.
L’atto di
incriminazione della Purdue Pharma davanti alla Corte del
Massachusetts (pubblicato a gennaio dal «New York Times») racconta
origine e progressione dell’epidemia: «Le case farmaceutiche hanno
creato questa tragedia ingannando medici e pazienti sugli effetti dei
farmaci». L’innesco è legato allo sbarco sul mercato
dell’OxyContin, medicina contro il dolore con la molecola quasi
identica all’eroina. «Da maggio 2007, Purdue ha venduto più di 70
milioni di dosi di oppioidi nel Massachusetts, guadagnando oltre 500
milioni di dollari. Per la Purdue, le prescrizioni nel Massachusetts
sono state una miniera d’oro. Per i pazienti è stato un massacro.
Allo scopo di guadagnare, l’azienda ha studiato una strategia
illegale e mortale per ingannare medici e pazienti». In pratica: un
esercito di rappresentanti/informatori per visite continue (e spinte)
ai medici; convegni e raduni; diffusione di opuscoli, saggi e
articoli medici a proprio vantaggio; contrasto «scientifico» ad
ogni allerta diramata dalle autorità sull’uso eccessivo di
oppioidi.
Lo scenario italiano è
completamente diverso, ma è interessante mettere a confronto i
meccanismi, che rivelano una strategia globale simile. «La Lettura»
lo ha fatto studiando il lavoro del procuratore di Parma, Alfonso
D’Avino, e del pubblico ministero Giuseppe Amara, che ha seguito le
indagini e che ora è co-delegato per la fase del giudizio assieme
alla collega Paola Dal Monte.
L’inchiesta spiega che
è lo stesso Fanelli, intercettato, a vantarsi del «sistema»; usa
esattamente questa parola: «Io ho creato un sistema, io solo
rispondo di quello, che è tutto “il business del dolore”, e lì
mi sembra che le cose le abbiam sistemate». E proprio quando riceve
l’incarico di coordinatore del gruppo di lavoro per la stesura
della legge (2009), convoca le case farmaceutiche e salda una rete di
relazioni, una sorta di gruppo di lavoro clandestino che con ironia
nera battezza Pain League («lega del dolore» in parallelo
alla Champions League di calcio). Niente di paragonabile agli
Stati Uniti, anche grazie al sistema italiano molto più severo sulle
prescrizioni. Ma se quei farmaci hanno un valore riconosciuto per
alleviare il dolore in caso di malattie drammatiche, è comunque
sconcertante ascoltare frasi di questo genere: «Io ho convocato le
aziende, gli sto spiegando le cose, cioè il ministro è incazzato
sugli oppioidi, cioè questi qui devono capire che devono affidarsi
alle nostre amorevoli cure per uscire dalla crisi».
Quando la struttura della
Sanità pubblica frena e individua il rischio nell’uso disinvolto
di alcuni antidolorifici, la rete tessuta da Fanelli appare pronta
alla controffensiva, per invertire la rotta e ingrassare le case
farmaceutiche. «Intanto abbiamo messo su un sistema parallelo molto
forte in questo momento». C’è anche una parte di vanteria, che
discende probabilmente dal rilievo della posizione del medico, fino a
quel momento stimato luminare: «Noi siamo quelli che decidono la
tipologia di ricerca e di applicazione tramite i Ptda (Percorso
diagnostico terapeutico assistenziale, ndr) della legge sul dolore,
questo è il concetto».
Nell’inchiesta
statunitense esiste un passaggio analogo, che però arriva nella fase
ultima, quella di degenerazione. Quando nel 2016 il Center for
Disease Control dirama un’allerta ai medici per contenere le
prescrizioni di alte dosi di oppioidi, l’azienda calcola quanto
perderebbe se i medici si attenessero alle indicazioni: solo nel
Massachusetts, 24 milioni di dollari l’anno. Le strategie di
marketing dell’azienda puntavano ad alzare le dosi dei farmaci, per
prolungare il periodo di utilizzo: l’investimento migliore, stando
ai documenti sequestrati, era una sorta di «carta fedeltà» che
assicurava sconti sul primo periodo di prescrizione, con l ’obiettivo
di portare l’uso dell’OxyContin sopra i 90 giorni (a quel punto
sarebbe stata la dipendenza a tenere il cliente «attaccato» al
farmaco).
«Per ogni milione di
dollari “perso” con gli sconti, Purdue avrebbe guadagnato oltre 4
milioni perché i pazienti usavano per più tempo la medicina».
L’azienda ha pubblicato e distribuito anche degli articoli in cui
si parlava di «pseudo-dipendenza», una condizione definita non come
anticamera di una dipendenza, ma come disagio per «oppioidi
prescritti in dosi inadeguate».
L’inchiesta italiana
indica che Fanelli avrebbe agito su questa linea, minimizzando gli
effetti e asservendo la propria attività pubblica alle industrie del
farmaco in vario modo: ricerca scientifica in conflitto di interessi,
condivisione delle scelte manageriali delle aziende, pubblicità del
farmaco, sperimentazioni cliniche senza autorizzazioni, spinte alle
prescrizioni terapeutiche anche ai medici ospedalieri. «Io sono
pronto a far quello che volete, nel mio piccolo abbiamo scritto
articoli scientifici», dice in un’intercettazione. Ma diventa poi
aggressivo in caso di dissidi: «Io vi sposto 10 milioni di euro di
fatturato in due secondi, perché io sparo due siluri e abbatto tutto
il sistema».
Durante l’indagine, un
rapporto dell’Osservatorio sull’impiego dei medicinali evidenzia
una tendenza alla crescita nell’uso di antidolorifici oppioidi e
poco dopo il ministero (all’epoca guidato da Beatrice Lorenzin)
richiama i medici alla vigilanza contro abusi o situazioni di
dipendenza. Nel 2015 Fanelli partecipa a un convegno dell’Onu a
Vienna dove gli Stati Uniti prendono una posizione critica: «Gli
oppioidi non sono la giusta opzione per la gestione del dolore
cronico». «E poi gli sono andati dietro i tedeschi», commenta il
medico deluso. «È gravissima ’sta roba», risponde il suo
interlocutore. Fanelli si affretta ad assicurare di aver difeso il
«sistema»: «Ma io ero in minoranza eh...».
In risposta a un’email
de «la Lettura», la Mundipharma precisa che «gli individui
indagati (incluso il general manager) sono stati immediatamente
sospesi e non lavorano più per l’azienda». Aggiunge che
un’inchiesta interna non avrebbe riscontrato pagamenti di mazzette
ma altre irregolarità e che comunque sono state prese misure a
riguardo. Soprattutto, sottolinea: «Mundipharma ha interrotto la
promozione di oppioidi in Europa». Il che, però, sottintende anche
che in passato sì li ha «promossi».
La lettura - Corriere della
Sera, 9 Giugno 2019
Nessun commento:
Posta un commento