Della classica costoletta
alla milanese esistono due varianti fondamentali che rispecchiano due
diverse concezioni del gusto.
La differenza concerne la sola
preparazione iniziale e consiste nel battere la costoletta col
pestacarne prima d'impanarla (ottenendo la cosiddetta "orecchia
d'elefante"), oppure nell'utilizzarla così com'è, nel suo
spessore originario. La preparazione prosegue poi in modo identico:
si passa la costoletta nell'uovo sbattuto, poi nel pan grattato, per
farla infine rosolare nel burro da ambo le parti, girandola una sola
volta.
A seconda del trattamento
iniziale i risultati saranno diversi. Battendo la costoletta, la
carne si sfibra e perde sapore; a cottura avvenuta il suo gusto sarà
sovrastato da quello della panatura rosolata. La costoletta risulta
allora croccante e appetitosa anche per chi non ami particolarmente
il gusto della carne.
Se la costoletta è stata invece impanata per
lo spessore naturale, dopo una cottura di 7-8 minuti per parte
conserverà i suoi succhi (una cottura eccessivamente prolungata
provocherebbe, con l'evaporazione dei succhi, anche la scollatura
della crosta superficiale). Si ottiene così un gradevole equilibrio
tra il gusto della costoletta e quello della panatura croccante:
l'amatore di carne prediligerà senz'esitazione questo secondo
metodo.
Da Il codice del
buongustaio – supplememto a
“L'Europeo”, dicembre 1985
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