Nel diario inedito tenuto per 60 anni
gli amori clandestini,
la passione musicale,
l'avversione di Contini,
l'amicizia di Pasolini e Bertolucci.
Giorgio Caproni |
Dal 1930, quando aveva appena diciotto anni fino al 19 gennaio 1990 (sarebbe morto due giorni dopo), Giorgio Caproni ha tenuto un diario. Una specie di libro di bordo al quale, sia pure in modo discontinuo, confida umori, pensieri, sentimenti, riflessioni critiche.
Questo poeta, che le nuove generazioni vanno sempre più scoprendo e amando (lo testimoniano tesi di laurea, articoli, saggi firmati da ventenni o trentenni), racconta di sé, della famiglia, degli amici. Si tratta di una vera e propria valanga di pagine, ancora in gran parte da inventariare e da studiare, dove il poeta si interroga anche sul proprio modo di scrivere, sul rapporto con la letteratura. I giudizi più diretti e sinceri si intrecciano ai dubbi tormentosi.
Sfogliamo insieme con Mauro Caproni, figlio di Giorgio e custode, insieme con la sorella Silvana, delle carte paterne, il prezioso testo (di cui, almeno per ora, non è prevista la pubblicazione sia pure parziale). E incominciamo dagli appunti riservati alla vita famigliare.
Gli amori
Giorgio Caproni (lo si evince dal diario) ha amato Rina, la madre dei suoi figli, in modo molto sensuale e appassionato. Padre di famiglia scorbutico e insieme affettuosissimo, Giorgio era tuttavia capace di rapidi, appassionati innamoramenti. «Nostra madre, accorgendosi di queste fiammate, lo lasciava fare almeno per un po'. Al momento giusto, tuttavia, interveniva con la zampata del leone e tutto si rimetteva a posto», racconta Mauro che forse, a riguardo, butta acqua sul fuoco. Dal diario emergerebbero, infatti, talune figure femminili tutt' altro che pallide o fredde...
Sempre Mauro racconta molto spiritosamente come suo padre, figlio di una sarta e di un ragioniere che lavorando aveva raggiunto una certa solidità economica, non resistesse alla tentazione di piangere miseria in modo persino fastidioso. «Era un continuo. Papà, a questo riguardo, mentiva quasi senza accorgersene. Così come mentiva nel dirsi umile. Macché umile, tutte favole! Nostro padre era spavaldo e orgogliosissimo».
Amici e nemici
«L' amico forse più caro di mio padre, non appena venne a Roma, fu lo scrittore Libero Bigiaretti. Con lui condivise sogni, difficoltà, illusioni. A Roma, e non da ragazzo in casa dei genitori, mio padre conobbe le ristrettezze economiche». Sono io che racconto a Mauro come Giorgio, nell'immediato dopoguerra, sia diventato un assiduo frequentatore di latterie. A volte lui e Bigiaretti pranzavano con una brioche a testa intingendola, per risparmiare, nella tazza d' uno stesso cappuccino.
Altri grandi amici romani di Caproni furono Pasolini, Bertolucci, Bassani e Alfonso Gatto, la cui morte colpì molto Giorgio. Erano anche suoi amici Vasco Pratolini, Libero De Libero e Giorgio Vigolo. Bisogna aggiungere a questi i nomi dei fiorentini Betocchi, Bilenchi e Luzi. E di molti, qui nominati, si trovano tracce nel diario inedito. Nel diario si parla con simpatia anche di Ungaretti.
Come molti altri artisti, Caproni soffrì di incomprensioni vere o immaginarie. A questo riguardo, una cosa è certa: soffrì molto di non essere stato incluso nell'antologia del novecento firmata da un grande e ascoltatissimo critico quale Gianfranco Contini. Sembra poi che abbia lasciato, con la precisa disposizione di distruggerli dopo la sua morte, alcuni epigrammi velenosi o addirittura feroci. Versi al vetriolo dove fa giustizia di scrittori e letterati.
L'insegnamento
Giorgio Caproni ha praticato, durante lunghi anni della sua vita e se ne trova ampia traccia nelle pagine diaristiche, l'insegnamento. E' stato un bravissimo maestro elementare. A Roma, dove era comandato nella scuola d'un quartiere popolare, fu l'insegnante prediletto dei casi difficili, dei bambini diseredati. Di quanti, insomma, tutti gli altri docenti cercavano di evitare perché portatori di problemi. Altro tema del diario, la musica. Giorgio, che nei momenti di «chiusa tristezza» suonava il violino come Sherlock Holmes, non amava Puccini. A questo riguardo ebbe, anzi, un'accesa discussione (arrivò quasi a rompere i rapporti!) con un illustre letterato. «No, Puccini a nostro padre proprio non andava giù come non andava giù Pascoli che pure considerava il progenitore della moderna poesia italiana. Detestava De Amicis. Montale - aggiunge ancora Mauro - gli era antipatico, anzi antipaticissimo come uomo ma lo ammirava come poeta».
Cronologia essenziale
1912 Giorgio Caproni nasce a Livorno
1936 Pubblica Come un' allegoria
1959 Vince il «Viareggio» con Il seme del piangere
1965 Esce Il congedo del viaggiatore cerimonioso
1988 Esce Allegretto con brio
1990 Il poeta muore a Roma
“Corriere della Sera”,7 ottobre 2002
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