Dalla rubrica "Cartesio", con titolo mio, una notizia attuale dell'anno scorso. Con salato commento. (S.L.L.)
Carlo Emilio Gadda |
Un giovane critico letterario, Salvatore Ferlita, lancia un guanto di sfida in un saggio appena uscito per Liguori, dal titolo Contro l'espressionismo. Il senso è tutto nel sottotitolo: «dimenticare Gadda e la sua eterna funzione». La sostanza del ragionamento è che il «gaddismo» ha contagiato generazioni di scrittori e di accademici che, «catturati dai «nitriti stilistici di Gadda, dai suoi rutti vulcanici» hanno via via appesantito le loro e le altrui scritture, fino a renderle quasi illeggibili a forza di trasgressioni verbali, mescolanze di gerghi, «frantumazione del discorso narrativo». L'argomento e' complesso e non gli si rende giustizia riassumendolo in due righe. Ma la conclusione potrebbe essere questa: il problema non è certo Gadda scrittore, ma il sistema che gli si è costruito intorno. Ovvero la nostra letteratura si è fatta molti danni da sola, fra l'altro mettendo in fuga i lettori, e senza chiedersi perché. Dato che non accade solo per i libri, dev'essere una sindrome nazionale.
"La Stampa", 22 aprile 2011
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