Un caro amico e compagno mi fa: "Che vinca Renzi o Bersani, nella sostanza non cambia niente. Renzi trascinerà in Parlamento i giovanotti dei suoi comitati e allontanerà un bel po' dei vecchi e dei loro amici. Per il resto la stessa subalternità ai poteri forti. Di fronte ai Marchionne, alle banche, ai grandi costruttori in Italia, al Pentagono, alla Banca Mondiale, alla Merkel eccetera eccetera l'uno vale quanto l'altro e cioè niente. Questo o quello per me pari sono".
Aggiunge: "Alla fine in tutto ciò c'è qualcosa di positivo. La vicenda rivela con chiarezza che tutto il gruppo dirigente del 'patto generazionale', quello di D'Alema, Veltroni, Bindi e chi più ne ha più ne metta, non vale nulla. Sunnu nuddu ammiscatu 'ccu nenti".
Il ragionamento sembra non fare grinze. Ma io non sopporto che un avventuriero democristiano berlusconeggiante si impadronisca di quel che resta del patrimonio di un grande partito di lavoratori, che si prenda tutto, dalle memorie alle sezioni, da Gramsci alle case del popolo, mi sembra una violenza, l'esproprio di chi è povero e mi procura un grandissimo dolore.
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