I fondatori di "Giustizia e Libertà", Lussu, Rosselli, Salvemini eccetera, avevano dietro tradizioni e storie politiche diverse e sovente complesse, liberaldemocratiche, socialiste, repubblicane, autonomiste e meridionaliste: nessuno di loro guardava con simpatia al collettivismo integrale della Russia staliniana. Ma chi li immagina (o li contrabbanda) come fautori di un assetto politico liberaldemocratico puro e di una economia di mercato liberoconcorrenziale si sbaglia (o inganna), e di grosso. Quello che segue è il programma sociale diffuso nel 1934, da attuarsi immediatamente dopo la vittoriosa rivoluzione antifascista. Nell’Italia di oggi sarebbe assai più avanzato e radicale di quello che propongono i partitini dell’estrema sinistra. (S.L.L.)
Il programma rivoluzionario di Giustizia e Libertà prevede:
1) il passaggio delle terre ai contadini coltivatori (proprietà individuale e cooperativa);
2) socializzazione con gestione autonoma delle industrie ed aziende essenziali alla collettività (industria idroelettrica, dei fertilizzanti, grandi banche) e delle industrie che hanno vissuto sinora estorcendo privilegi, dazi e sovvenzioni (industria mineraria, siderurgica, costruzioni navali, saccarifera);
3) controllo operaio organizzato in modo da assicurare alla classe lavoratrice una effettiva compartecipazione alla gestione delle aziende;
4) indennità di disoccupazione sufficiente alla vita da versarsi durante l’intero periodo di disoccupazione;
5) trasferimento alle organizzazioni operaie e contadine libere di tutte le proprietà del partito e delle organizzazioni fasciste;
6) riduzione immediata degli affitti, seguita dalla municipalizzazione delle aree e costruzioni edilizie e da una politica che assicuri il passaggio della proprietà edilizia ai Municipi e agli inquilini;
7) politica estera di disarmo e di pace. Riduzione immediata delle spese militari e coloniali;
8) scuola gratuita, aperta in tutti i gradi dell’istruzione al popolo;
9) separazione completa dello Stato dalla Chiesa. Annullamento dei Patti del Laterano.
10) riorganizzazione dello Stato sulla base delle più ampie autonomie;
11) moderata indennità per le terre e industrie da espropriarsi;
12) processo e confisca dei beni ai maggiori responsabili e ai favoreggiatori, finanziatori e profittatori del fascismo, cominciando dal re.
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