Roma,
20 dicembre 1933, notte.
In
occasione della celebrazione della giornata della madre e del
fanciullo, esaltazione dei simboli della forza e della continuità
della razza, il Duce, come è stato annunziato, riceverà in uno dei
prossimi giorni 92 madri giunte da tutte le Provincie d'Italia e che
rappresentano le più numerose famiglie italiane. Con la visita al
Capo del Governo, primo animatore e instancabile assertore della
saldezza del vincolo familiare come nucleo essenziale della Nazione e
della necessità dell'accrescimento demografico come fondamento primo
della potenza dei popoli, degnamente avrà inizio la significativa
celebrazione.
Stamane
a Roma, con i primi treni, sono cominciate ad arrivare le prime madri
che durante tutto il viaggio, soprattutto quelle che venivano da
paesi lontani, sono state fatte segno alle più premurose attenzioni
da parte dei militi ferroviari, che hanno svolto con affettuosa
cordialità e con squisita cortesia il compito d'assistenza che a
essi era stato affidato. Durante il viaggio, a ogni cambiamento di
personale viaggiante, i militi che lasciavano il servizio non
mancavano di dare a coloro che li sostituivano la precisa consegna
delle donne loro affidate, fra le quali qualcuna era anche in stato
di dare prossimamente un altro figlio all'Italia. Al Comando della
Milizia ferroviaria di Termini le ospiti, appena scese dai treni,
venivano affidate alle cure di alcune signore appartenenti all'Opera
nazionale maternità e infanzia, che erano appunto adibite a quel
compito. Esse hanno accompagnato le donne nei vari alberghi loro
assegnati, dove hanno potuto prendere riposo prima di cominciare
isolate o a gruppi la visita della Roma mussoliniana, visita che per
esse da tempo costituiva uno dei più grande desideri.
NOBILI ESEMPI
«Posso
vantarmi - ha detto a qualcuno una madre di Suzzara (Mantova), Angela
Falavigna - che tutti i miei figli hanno avuto il latte dal mio
petto; anzi, quando qualche conoscente si trovava in condizioni di
non poter allattare, mi prestavo molto volentieri perché la carità,
fra poveri specialmente, è tanto gradita al Signore. C'è stato un
tempo che oltre il mio figliolo ho allattato insieme perfino tre
figli estranei».
Qualcuna
di queste madri ha dovuto portare con sé l'ultimo figlio perché
troppo piccolo per essere lasciato in casa. Una di queste è Elvira
Anderlini di Calcara (Bologna) che dà ancora il latte a un suo
bambino, il quale proprio domani compirà otto mesi. Ha avuto sedici
figli di cui quindici sono viventi e il più grande ha 25 anni.
La
mamma, che vanta il primato dei figli viventi, è la signora Paolina
Bellucci, napoletana, vedova di Domenico Rolando, che risiede ora a
Portici. È giunta a Roma oggi nel pomeriggio. Essa, che è andata
sposa a quattordici anni, ha avuto diciotto figli ed essi sono tutti
vivi. Alla famiglia Bellucci-Rolando, ancora vivente il marito,
pervenne una fotografia del Capo del Governo con la seguente dedica:
«Al cav. Domenico Rolando e alla sua bella famiglia. Mussolini».
Michelina
Satin in Cavarossa è una coIona di Bovolenta (Padova) che ha 45 anni
ed ha il volto roseo e fresco: sposatasi a 22 anni ha regalato a suo
marito in 23 anni ventidue figli. Di essi però cinque sono morti ed
ora essa ne ha diciassette».
La
fiumana Antonia Pilepich in Superina è una contadina che ha tredici
figli di cui sei hanno già una loro famiglia.
A
Roma la prescelta è una nobile: la marchesa Agata di Nannarini che
in 36 anni di matrimonio ha messo al mondo diciotto figli di cui
quindici sono viventi. Suo marito, il marchese Giuseppe di Nannarini,
è attualmente ufficiale della guardia nobile del Papa e due figli
sono anch'essi guardie nobili. La marchesa di Nannarini si vanta
giustamente di avere allevato da sé tutti i suoi figli e di avere
sentito sempre la grande gioia di possedere una numerosa famiglia, e
sostiene che quanto più figli si hanno, meglio si educano.
LE GIOIE DELLA
MATERNITÀ
«A
noi - essa ha detto - i figli non hanno dato che fortuna e gioia,
anche se qualche momento triste non è mancato. Ricordo una volta che
la mia casa sembrò trasformata in una clinica quando undici dei miei
ragazzi furono tutti insieme ammalati di rosolia e allorché mio
marito e quattro dei figli bonificando una tenuta alla Magliana
vennero colpiti dalle febbri perniciose e furono salvi per l'opera
piena di abnegazione del medico locale... Ma anche questi momenti
tristi furono, con l'aiuto di Dio, superati e la gioia e le
soddisfazioni che mi hanno procurato i miei figli mi hanno
ricompensato di gran lunga di queste fugaci ansie».
Per
la celebrazione della giornata della madre e del fanciullo, il
Comitato provinciale dell'Opera maternità e infanzia ha pubblicato
un manifesto in cui è detto fra l'altro: «Il Duce con geniale gesto
che sarà imitato da molte altre Nazioni, ha, come è noto, indetto
in tutto il Regno per il 24 dicembre volgente la celebrazione della
giornata della madre e del fanciullo. Il comandamento del Duce ha due
significati: uno profondamente politico in quanto mira
all'incremento, allo sviluppo e alla prosperità della nostra antica,
ma sempre giovane stirpe: l'altro squisitamente poetico, poiché non
v'è poesia più universalmente sublime del sorriso luminoso, della
lacrima di tenerezza d'una madre che veglia il suo bimbo nella culla.
A questa celebrazione che la mente lungimirante di Benito Mussolini
ha concepito come un nuovo rito quanto mai solenne, anche perché
ricorre nel giorno in cui ha inizio la festa del Bambino Gesù, festa
che con l'attuale rinascita di fede ha ormai forte risonanza nel
cuore di tutti gli italiani, a questa celebrazione che assumerà in
avvenire un tono di sempre maggiore solennità nazionale, tutti
dovranno partecipare, sia nell'intimità della famiglia, sia fuori,
con piena comprensione dell'altissimo pensiero del Duce».
Corriere
della Sera, 21 dicembre 1933
Articolo
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