Sulla "Huffington Post" dell'Annunziata
si è letta ieri notizia di una polemica al cui centro sono Massimo
Cacciari, il grintoso filosofo ed ex sindaco di Venezia, e
l'onnipresente Santanché. Riprendo per intero il pezzetto scritto.
Massimo Cacciari contro Daniela
Santanché che aveva parlato di superiorità della civiltà
occidentale rispetto all'Islam. "Poverina cosa dice, la
Santanché è la dimostrazione che non siamo una civiltà superiore",
ha detto il filosofo, ex sindaco di Venezia, intervenendo a La
Zanzara su Radio 24. "E' una stupidaggine colossale, siamo una
civiltà completamente diversa", ha aggiunto Cacciari che poi ha
sottolineato come nella nostra civiltà siano nati "personaggini
come Hitler e due guerre mondiali, che non mi sembrano siano state
scatenate dall'islam". L'ex sindaco di Venezia si è detto
invece d'accordo con il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. "Ha
ragione quando dice che il problema è il Corano, perché lui è una
persona colta e il Corano l'ha letto, a differenza della Santanché".
Le riflessioni di
Cacciari sono argute e argomentate e le mazzate alla Santanché
assestate con buonissime motivazioni e tuttavia il riconoscimento
delle ragioni di Giuliano Ferrara fa nascere il sospetto ch'egli
parli con lingua biforcuta e che il suo ragionare sia a doppio
taglio, giacché sembra reintrodurre, sul terreno propriamente religioso, quella
“inferiorità islamica” che esclude sul più vasto campo della
“civiltà”.
A me sembra che su Ferrara Cacciari si sbagli.
Il Corano non è radicalmente diverso dalla
Bibbia giudaico-cristiana. Si possono trovare anche per il
Corano gli escamotages che consentano una lettura più
disinvolta, meno ancorata alla lettera. Il fatto che sarebbe stato
dettato, mentre a Mosé, San Paolo e agli Evangelisti Dio soffiava la verità dentro è differenza non sostanziale. Ottimi musulmani
e, ancor più, credenti musulmane in cerca di liberazione femminile hanno trovato la chiave, più o meno quella usata da protestanti e da cattolici: il Signore - dicono - dettava in modo da farsi capire
da Maometto come pure dalla gente del suo tempo e del suo luogo.
Che le epifanie del divino nella storia comportino una qualche relativizzazione
del messaggio di verità e salvezza non è - insomma - nozione estranea
all'intellettualità islamica più avveduta.
Lì non c'è stata,
purtroppo, una Riforma protestante che valorizzasse la libera
interpretazione individuale, né una radicale battaglia di
laicizzazione della vita sociale come fu in Europa l'Illuminismo. Gli
intellettuali laici del mondo musulmano non perciò hanno retto al fallimento
politico delle tirannidi illuminate dei nazionalisti arabi o turchi, sono rimasti sulla difensiva ed oggi sono in grave difficoltà. Ma non si capisce perché Ferrara
(o anche Cacciari) debbano leggere il Corano come lo leggono
gli amici del califfo o gli ayatollah di Persia e avallare l'idea che
quello sia l'unico modo possibile.
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