Nel sito di Roberta Carlini, la nostra
cara Robertina che fu pilastro del “manifesto”, trovo questo
articolo augurale, con dentro un filo di speranza. Nei primi giorni
dell'anno nuovo è successo di tutto, ma quel filo non è
male conservarcelo. (S.L.L.)
Ho conosciuto Alessandra,
il giorno dopo Natale. Alessandra è un’architetta, da un po’ di
tempo gestisce un bed and breakfast nel centro di Roma. Ci ha parlato
delle torce. «Ai miei ospiti do le torce, quelle a pile. Perché le
chiese di Roma sono tutte buie dentro, certi quadri e opere d’arte
si possono vedere solo così. E sapessi come sono contenti quando
tornano la sera, ognuno con la sua torcia!». Non si limita a dare le
torce, Alessandra. Gli mette in tasca anche delle fotocopie, con la
piantina delle chiese e le frecce su quel che di più bello c’è da
vedere. Li avverte delle cose nascoste, che però si possono visitare
chiedendo ai custodi. Li consiglia, sforna torte per la colazione e
mappe per tour individuali, a volte li accompagna in posti che sennò
non vedrebbero mai e che lei conosce uno per uno. «Se non facciamo
così questa città non si riprende più». E “così” è: sveglia
tutte le mattine alle 5 e 30, lavoro bruto (sì, servile: fare le
colazioni, lavare stanze e bagni e biancheria, eccetera), lavoro
culturale (dalle torce in su), spesa, amici, riposo, sveglia.
«Dobbiamo lavorare, senza puzza sotto il naso, a volte mi pare che
qua ci siamo dimenticati di come si lavora», dice Alessandra mentre
beve la sua cioccolata bollente, elenca tesori di chiese nascoste e
accenna a un grande progetto nazionale (e oltre) in corso a casa sua.
E si diverte, anche.
Migliori auguri di buon
anno non riuscirei a inventarli: grazie Alessandra, se non facciamo
così non ci riprendiamo più. Perciò, facciamo così.
“www.robertacarlini.it”
lunedì, 29 dicembre 2014
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