In un racconto intitolato
Libertà, Giovanni Verga descrive un episodio di ribellione
spontanea esplosa in un paesino sulle pendici dell'Etna nel momento
in cui l'esercito di Garibaldi dilagava per la Sicilia e
l'aspettativa di una rivoluzione sociale infiammava le più remote
contrade precedendo, con misteriosa velocità, l'arrivo delle
avanguardie garibaldine. Era stato un massacro incontrollato,
capricciosamente crudele, una vampata che si era spenta nella
crescente delusione e nell'angoscia di quelli stessi che lo avevano
compiuto: «Libertà voleva dire che doveva essercene per tutti»,
dicevano ora. E invece era subentrata la punizione esemplare e cieca
da parte del «generale» («subito ordinò che gliene fucilassero
cinque o sei»), quindi la «giustizia», par di capire, dello Stato
unitario («dopo arrivarono i giudici per davvero»). Il processo non
finiva mai, anzi nemmeno incominciava. Gli arrestati furono portati
nella prigione in città e lì giacquero. Alla fine, dopo anni, il
processo fu celebrato, e fioccarono le condanne, pronunciate da
giudici - «dodici galantuomini» — svogliati e distratti da un
solo pensiero: «che l'avevano scampata bella a non essere stati dei
galantuomini in quel paesetto lassù, quando avevano fatto la
libertà».
«Fare la libertà» per
dire ribellarsi, nel senso in cui Erasmo adopera «democrazia». E
ancora: «libertà» per dire uguaglianza. Nel racconto verghiano il
taglialegna minaccia, la sera del massacro: «ora che c'era la
libertà, chi voleva mangiare per due avrebbe avuto la sua festa,
come quella dei galantuomini!».
Libertà come sinonimo di
uguaglianza o anche di democrazia sarebbe stato un non senso per un
aristocratico greco o per un senatore romano. È invece una endiadi
consolidata per Rousseau, il quale nel Contrat social conclude
il capitolo sulla «democrazia» (libro III, capitolo IV) esaltandola
in quanto libertà, con le parole, poi divenute famose grazie
al pensatore ginevrino, del « vertueux Palatin», malo
periculosam libertatem quam quietum servitium. Si profila, già
sulla base di questi pochi esempi scelti casualmente, l'alto grado di
imprecisione concettuale che avvolge questa parola capitale.
Da Manifesto della
libertà, Sellerio editore, 1994
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