25.1.15

La passione di Lucio Magri (Pietro Ingrao)

Quella che segue è la conclusione dell'articolo che Pietro Ingrao scrisse per “il manifesto”, all'indomani della morte di Lucio Magri. Qualche giorno prima aveva fatto scalpore, nel corso di una crisi finanziaria ed economica che continuava a scuotere l'Occidente capitalistico, un movimento di lotta che, materialmente, occupava Wall Street, il santuario dei fasti e delle bancarotte. (S.L.L.)

Oggi Lucio ci ha lasciati, in giorni bui dominati da gelide dispute sulla Borsa e i bilanci.
Un altro ricordo: era il maggio del 1962, in un convegno dell’Istituto Gramsci sulle tendenze del capitalismo. Si discusse animatamente, la nostra critica alla relazione di Amendola fu uno dei primi segni visibili della nostra ricerca di un nuovo sguardo sul mondo. In quell’occasione, Lucio parlò del bisogno di una critica a quella che lui chiamò “la società opulenta”: la pervasività del mito dell’opulenza in ogni luogo della vita, a colpire l’autonomia dei bisogni umani.
In questo presente così aspro e difficile, in cui la politica sembra aver ceduto le armi di fronte ai luoghi della finanza, ho risentito l’eco di quelle parole: non più solo nei miei ricordi, ma negli slogan di chi si accampa davanti a Wall Street.
Caro Lucio, carissimo compagno di tante lotte e di tante sconfitte: nessuna sconfitta è definitiva, finché gli echi delle nostre passioni riescono a rinascere in forme nuove, perfino di fronte al tempio del capitalismo mondiale.


“il manifesto”, 30 novembre 2011

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