Assisi. Fraticelli della Porziuncola. |
Il 18 dicembre, con una
lettera infarcita di citazioni bibliche e papali, il nuovo ministro
generale dell'Ordine dei Frati minori, Michael Perry, ha dato notizia
del dissesto finanziario che, per responsabilità della tesoreria
centrale dell'Ordine, la cosiddetta Curia con sede a Roma, ha
colpito i francescani con perdite di molti milioni e rischi per il
patrimonio.
La cause del crac
sarebbero due, collegate ma distinte. La prima una allegra
amministrazione con investimenti ingenti e sbagliati (un grande
albergo in Roma, tra gli altri) e pesanti debiti. La seconda è
l'intervento della procura svizzera che avrebbe sequestrato depositi
della congregazione per decine di milioni di euro, investiti in
società finite sotto inchiesta per traffici illeciti. Si tratterebbe
di armi e droga. I frati lasciano intendere che sono vittime di una
“maxitruffa” in cui sarebbero coinvolte persone “esterne
all'ordine”, risalente alle responsabilità del precedente generale
dell'Ordine, Rodriguez Caballo, oggi in Vaticano come Segretario
della Congregazione per i religiosi, e dell’ex economo generale,
Lati.
Il Vaticano, dai tempi di
Sindona e Calvi ai fasti dello Ior di Marcinkus, non è nuovo ad
joint venture con banditi della finanza, ma i francescani non
erano stati finora coinvolti. Dubitiamo, in ogni caso, che i capi
della finanza fratesca fosseroingenui e sprovveduti: si può
ragionevolmente presumere che le cattive compagnie avessero lo scopo
di massimizzare i profitti. Perry dichiara la volontà di
scoperchiare gli altarini ( “Come ci insegna Gesù, la verità ci
farà liberi”), ma intanto ha nominato un pool di avvocati, che,
per salvare il patrimonio, fa leva sulla distinzione amministrativa
tra Curia centrale e Province.
Allo stesso concetto si
attaccano i frati minori di Assisi (sono quelli che gestiscono la
Porziuncola, le Carceri e san Damiano, mentre la Basilica è
pertinenza dei Conventuali): siamo addolorati, e preghiamo, ma non
c'entriamo niente, siamo solo una Provincia. Le cose non stanno così:
Assisi, oltre che cuore del francescanesimo nell'immaginario
collettivo, è uno dei poli più produttivi nell'industria del
santino e del pellegrinaggio, da cui arrivano molte risorse investite
nelle speculazioni. Il nuovo Papa peraltro, scegliendo il nome di
Francesco e collegandolo al santo Poverello, ha dato un impulso
importante alle visite ad Assisi ed alle entrate dei fraticelli. Lo
scandalo, di cui non sono ancora interamente noti risvolti e
proporzioni, potrebbe pertanto avere effetti di immagine molto
negativi per le famiglie francescane, Clarisse incluse. Non è un
caso che, mentre la stampa umbra minimizza, ad Assisi gli inviati dei
grandi quotidiani raccolgano dichiarazioni di fuoco di fedeli in
pellegrinaggio: “Come si fa a fare speculazioni con le offerte e le
donazioni? È peggio di mafia capitale”; “Il fine non giustifica
i mezzi. Non importa che con i rendimenti dei fondi investiti si
finanziassero attività caritative e di culto”.
Negli stessi giorni
un'altra holding subiva in Umbria un duro colpo, questa volta ad
opera della procura perugina, quella di una 'ndrina calabrese che
s'occupava di molte cose, ma soprattutto, attraverso l'usura e i
taglieggiamenti, si impadroniva di imprese edili che prima spolpava e
poi portava al fallimento. Pare che il denaro pulito che scaturiva da
questa prassi e dagli esercizi pubblici utilizzati per il riciclaggio
avesse due destinazioni, il fotovoltaico e la finanza internazionale.
Insomma, il denaro del crimine e quello della carità sembrano fare
spesso lo stesso viaggio.
Il disegno riformatore di Bergoglio, il suo
obiettivo di una finanza etica e trasparente, ammesso che sia davvero perseguito, sembra in ogni caso scontrarsi con
un mondo ove il più pulito ha la rogna.
"micropolis", dicembre 2015
Nessun commento:
Posta un commento