Saraghi in letto di patate |
È boom tra i siti
che consentono di invitare a cena persone ignote.
Radiografia di un
fenomeno che conquista anche l’Italia
Agli italiani piace
mangiare bene e in compagnia, si sa. E questo, nell’era degli
smartphone e della sharing economy, si traduce in un boom dei siti di
social eating. Si tratta di piattaforme online che consentono a
chiunque di invitare a casa propria degli sconosciuti, e preparare
loro un pasto con i fiocchi.
Indovina chi viene a
cena, insomma, ma in chiave post-moderna, e sempre secondo le regole
fissate dalla piattaforma che ha reso possibile l’incontro tra
aspiranti cuochi e futuri commensali. Banchetti domestici
estemporanei, all’insegna della convivialità, caratterizzati dalla
voglia di conoscere persone nuove e – come si può leggere in quasi
tutti i siti di questo tipo – di «mettersi in gioco». Certo, per
partecipare generalmente si paga, ma si tratta di cifre abbastanza
esigue che coprono più che altro le spese sostenute per l’acquisto
delle materie prime e quelle di gas, luce e sapone per i piatti.
Il social cook sgobba ai
fornelli ma lo fa solo per passione, non certo per denaro, al massimo
per il piacere del brindisi alla fine del pasto o per lanciare
un’occhiata a qualche commensale. Molto ricchi i menù che questi
chef improvvisati propongono sulle varie piattaforme italiane: pasta
alla norma, acciughe al verde, lasagne con gallinella, panzerotti,
bagna cauda, arrosti, brasati… Sia chiaro: anche se la cucina
italiana è considerata tra le migliori al mondo, il social eating
è ben lontano dall’essere un fenomeno in ascesa solo da noi. Si
tratta al contrario di un trend globale, particolarmente vitale in
Europa, dove le tradizioni enogastronomiche e la passione per il
mangiar bene e in compagnia sono quasi un rito, il retaggio di una
cultura secolare.
Ai francesi si devono,
per esempio, le piattaforme Cookening e soprattutto VizEat, che oggi
è presente in più di 50 Paesi e vanta una community globale di
oltre 20 mila vizeaters. Da Israele viene EatWith, attivo in oltre
150 città (incluse capitali del turismo come Barcellona), mentre a
Bruxelles è nato BookaLokal, forte anche a New York, Washington e
Boston. Tra Stoccolma e Singapore è invece decollato BonAppetour,
definito “l’Airbnb del cibo”, che tra i fondatori vanta pure un
italiano (e non a caso per la creazione di questo portale si è
rivelato decisivo uno Startup Weeekend a Milano).
In Italia tra le più
note piattaforme di social eating troviamo Gnammo, con sede a
Torino, che vanta 170 mila utenti. Sul sito si legge che «Gnammo
offre a tutti la possibilità di organizzare pranzi, cene ed eventi a
casa propria o in qualsiasi location privata. Sarà così possibile
mettere alla prova la propria bravura ai fornelli e conoscere nuovi
amici attorno alla tavola di casa».
A Roma invece c’è il
quartier generale di KitchenParty, community di buongustai molto
attenta alle tradizioni enogastronomiche del territorio, con diverse
migliaia di utenti sparsi in tutto il mondo. «I soci si riuniscono e
partecipano a eventi organizzati dalla community con lo scopo di
conoscersi assaporando piatti tipici del posto. Il portale della
community mette a disposizione tutti gli strumenti necessari per
iscriversi, cercare gli eventi in programma nelle vicinanze e
aderire», spiega a pagina99 il cofondatore Marco Gagliardi.
La diffusione del
fenomeno social eating, in effetti, è accompagnata anche da
una crescente voglia di condividere con gli altri le proprie idee e
convinzioni sul mangiare. A questo proposito, tra le community più
interessanti c’è “cucinaMancina”, che si rivolge ai “mancini
alimentari”, vale a dire a tutti coloro che hanno fatto scelte
alimentari particolari: dai celiaci ai vegani, dai diabetici ai
salutisti. Lo scopo è aiutare gli utenti a trovare nuove ricette e
nuovi ristoranti. «Mi piace “cucinaMancina”, mi fornisce nuove
idee ed è anche un modo per sentirmi meno solo», dice a pagina99
G., pensionato single affetto da celiachia.
Nel complesso, il social
eating è un fenomeno in grande espansione in tutta
Italia, con oltre 7 mila social cook, quasi 40 mila pranzi e cene,
300 mila ospiti. Le regioni più attive sono Lombardia, Lazio e
Piemonte, con Milano, Roma e Torino in testa; al sud la regione più
attirata da pranzi e cene social è la Puglia, in particolare Bari,
ma si fa notare anche la campana Salerno.
“pagina99”, 3 aprile
2016
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