Antoine di Saint-Exupéry sul suo F5 (1944) |
Il 31 luglio 1944
scompariva l’aereo su cui volava Antoine de Saint-Exupéry,
decollato dalla Corsica per una ricognizione in solitaria verso l’est
della Francia. Era una mattina di sole e la guerra non era ancora
finita. A lungo la morte del celebre scrittore francese è stata
avvolta dal mistero e probabilmente la verità continuerà a
sfuggirci, sebbene in seguito al recente ritrovamento di alcuni resti
del suo F-5 nel mar Tirreno sia giunta anche la tardiva (e non troppo
attendibile) confessione di un ex pilota della Luftwaffe (che nel
2008 ha dichiarato di averlo deliberatamente abbattuto). Molti
sostengono ancora l’ipotesi dell’incidente, alcuni quella del
suicidio, altri preferiscono immaginare che l’impavido e
malinconico scrittore sia scomparso tra le stelle come il
protagonista del suo racconto più celebre, quel Piccolo Principe
che, tradotto in oltre 250 lingue, continua a essere uno dei libri
più letti (e a vendere circa 2 milioni di copie l’anno). Tra le
varie iniziative editoriali che celebrano la doppia ricorrenza dei 70
anni dalla scomparsa di Saint-Exupéry e dell’apparizione del
Piccolo Principe
(la cui prima edizione fu pubblicata a New York nel 1943) spicca Il
Pilota e il Piccolo Principe (traduzione
di Michele Orti Manara, Adelphi, 2014), emozionante e poetica
graphic biography che il pluripremiato scrittore e
illustratore Peter Sis dedica all’avventurosa vita di
Saint-Exupéry.
Con tratto sontuoso e
raffinato, alternando maestose e visionarie illustrazioni a doppia
pagina a pagine fitte di immagini, dettagli, aneddoti e minuziose
descrizioni che si arrampicano intorno a carnei di familiari, amici e
compagni di volo, Peter Sis racconta la storia della passione
divorante a cui Saint-Exupéry consacrerà l’intera esistenza:
volare.
Antoine nasce a Lione nel
1900. Siamo ai primordi della storia dell’aviazione, ma nel cielo
sulla tenuta di famiglia già si vedono volteggiare i primi aerei. Il
bimbo ne resta talmente affascinato da trascorrere buona parte delle
giornate costruendo fallimentari macchine volanti fino a quando a 12
anni, nel vicino campo di aviazione di Ambérieu-en-Bugey, riesce a
convincere un pilota a portarlo con sé su un Berthaud-Wroblewski per
un breve volo. Da allora Antoine non penserà ad altro che a tornare
lassù, ma da pilota. Tra alterne vicende riesce a realizzare il suo
sogno nel 1926, quando è assunto dalla prima compagnia postale aerea
per la quale volerà dapprima in Francia e, in seguito, aprirà nuove
rotte verso la Spagna e il Nord Africa (Antoine ricorda gli anni di
stanza nel deserto marocchino come i più felici) e infine in Sud
America, dove conosce Consuelo, artista salvadoregna e sua futura
moglie. Lo spericolato spirito da pionieri del cielo non salva sempre
Antoine e i suoi compagni da incidenti, a volte anche gravissimi
(tutti i suoi più cari amici aviatori moriranno in volo). Eppure,
anche reduce dalle più dolorose convalescenze, Saint-Exupéry torna
sempre a volare, con determinazione e caparbietà. L’unico potente
arresto al suo entusiasmo è determinato dallo scoppio della guerra:
per un breve periodo presta servizio nell'aviazione militare, ma
quando la Francia si arrende all’occupazione nazista, non riesce ad
accettare di vivere in un paese non più libero e decide di
trasferirsi in volontario esilio a New York. Sono i suoi anni più
difficili, in preda alla nostalgia, all’ansia e alla solitudine. Ed
è in questa drammatica situazione di quasi cattività che un giorno,
acquistata una confezione di acquerelli, Saint-Exupéry (all’epoca
già noto come scrittore di racconti ispirati alle proprie avventure
aeree) comincerà a disegnare la storia del piccolo viaggiatore
interstellare giunto da un asteroide lontano per scoprire il
significato dell’amore e dell’amicizia. Proprio mentre il Piccolo
Principe viene pubblicato a New York, il suo autore riesce a
tornare in Europa insieme all’esercito alleato americano e a
riprendere i voli in quel cielo in cui verrà avvistato l’ultima
volta nell’assolata mattina del 31 luglio 1944. E su quest’ultimo
volo si chiude il suggestivo e coinvolgente racconto di Peter Sis,
anch’egli scrittore e illustratore approdato a New York nel 1982 in
fuga dal proprio paese natale (la Cecoslovacchia isolata dalla
Cortina di Ferro), particolare che forse spiega ancor di più la
natura commossa e sincera di questo evocativo omaggio illustrato con
cui Sis è magistralmente riuscito a mostrarci un po’ di
quell’essenziale di norma invisibile agli occhi.
"pagina 99 we", sabato 12 luglio, 2014
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