13.8.15

Milano. “La scabbia la portano i ricchi, non i migranti”. Intervista al dermatologo Antonino Di Pietro.

«Con Pisapia e Alfano 500 casi di scabbia a Milano», hanno scritto sullo striscione gli ultra di CasaPound che manifestano sotto Palazzo Marino. E nel lanciare l’allarme scabbia - ennesimo spettro buono per cavalcare paure e insicurezze - quelli della destra più radicale sono in buona compagnia con certi politici e giornali, siti, trasmissioni tv.
A non più di un chilometro dalla Stazione Centrale, per giorni accampamento di centinaia di profughi, c’è l’ovattato studio di Antonino Di Pietro. Laser, filler, cremine. Ma in queste ore il noto dermatologo, direttore dell’Istituto dermoclinico Vita Cutis e presidente dell’Isplad (Società internazionale di dermatologia plastica e rigenerativa), ha ben altro in mente che spianare le rughe di star, sciure e vanitosi manager.
Attacca il prof Di Pietro: «Trovo infame e disumano mettere alla berlina dei disperati incolpandoli di ogni male. Sporchi, brutti, cattivi e pure contagiosi: è una caccia all’untore di tragica memoria. Vuole sapere la verità? A Milano la scabbia non solo esiste da sempre ma negli ultimi anni è aumentata (basta vedere l’altissimo volume d’affari dei farmaci antiparassitari), ma non perché sono arrivati o stanno arrivando gli extracomunitari! Come medico e dermatologo ho visto e continuo a vedere sempre più casi di pazienti che hanno preso questa infezione della pelle causata da un minuscolo parassita, l’acaro “Sarcoptes scabiei”. Ripeto: non sto parlando di questi poveri cristi che vengono in Italia per sfuggire alle guerre e alla fame ma di pazienti italiani, gente tanto perbene, spesso facoltosa. Molti hanno preso la scabbia frequentando un centro di massaggi, almeno così si chiamano. E ancora. Parlo di quelli che vanno a fare viaggi hard all’estero - per esempio a Cuba, in Brasile, Thailandia - e ritornano con la scabbia contagiando mogli e figli. Insomma, se proprio vogliamo lanciare allarmi (stiamo parlando di un’infezione estremamente fastidiosa ma ben curabile) dico chiaramente che sono molto più pericolosi i nostri connazionali che fanno turismo sessuale».
Uomo mite Antonino Di Pietro (nessuna parentela con l’ex pm di Mani Pulite) è indignato dal mix d’ignoranza e ipocrisia che giornalmente viene spalmato sul corpo di un Paese dai nervi sempre più fragili. Breve lezione del prof: «Il Sarcoptes scabiei e altri parassiti - esempio, i pidocchi - sono assai democratici. Colpiscono tutti, ricchi e poveri, giovani e vecchi. A loro interessa la pelle, non di che colore è. Il contagio avviene per contatto diretto con la pelle di un individuo infetto ma può trasmettersi anche attraverso indumenti che ha indossato o lenzuola, materassi, coperte etc. Le zone più colpite sono quelle con la pelle più tenera (dalle ascelle all’inguine agli spazi tra le dita di mani e piedi) dove l’acaro scava meglio piccole gallerie. La femmina dell’acaro depone circa 3 uova al giorno che in pochi giorni si dischiudono. Le cure? Farmaci a base di permetri-na o di ivermectina. Però c’è una forma - la scabbia cubana - che è particolarmente fastidiosa e resistente ai trattamenti che abbiamo in Europa».
Migranti per il sex, affamati d’esotici trastulli; e poi c’è la strada. La scabbia forse è aumentata per i tanti clienti di prostitute e trans? «Questo lo dò per scontato», ribatte Di Pietro. «Ma per esperienza mi colpisce il fenomeno dei sempre più numerosi centri massaggi - cinesi? diciamo asiatici - che non sempre rispettano le norme d’igiene. In questi posti entrano decine di persone al giorno che si sdraiano su lettini dove di solito c’è un foglio di carta usa e getta. Basta che ci sia stato un cliente infetto o che durante il massaggio il foglio magari si rompa! Risultato: arrivano pazienti - maschi, ma le assicuro anche donne - che lamentano un prurito. Allora chiedi se hanno frequentato ambienti poco puliti. Negano; pensano di avere una allergia. Invece è scabbia. A quel punto ricordano: “È vero dottore quel lettino non era proprio pulitissimo”. Stop. Il mio compito di medico è fare una diagnosi e curare non certo di giudicare. L’importante però è non fare inutili allarmismi e dare colpe a chi non ne ha».
Chiara Beria d'Argentine

"La Stampa", 20 giugno 2015

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