23.8.15

Sicilia interna. Tre giovani e le lumache (Desirée Miranda)

Ho scoperto – mangiandone occasionalmente - le chiocciole de “La lumaca madonita”, che produce una sua varietà ibrida di “escargot” e commercializza, dopo aver spurgato il delizioso animale, varietà di babbaluci altrove raccolte come l'eccezionale attuppateddu. “Posto” volentieri questo articoletto, tratto da un sito di news, perché rende merito ai giovani che hanno realizzato l'impresa. (S.L.L.)

Hanno iniziato quasi per gioco circa otto anni fa e adesso sono i proprietari del più grande stabilimento d’'Italia per l’'elicicoltura, ovvero l'’allevamento della chiocciola per scopi alimentari. Si sono scoperti cioè allevatori di lumache e partendo dall'’alimentazione hanno allargato la produzione trasformandola in una vera e propria industria che dà da mangiare a tre famiglie e che vuole continuare a crescere, La lumaca Madonita.
È questa la storia di tre amici, i fratelli Michelangelo e Giuseppe Sansone e Davide Merlino, tutti under 35, che in un periodo di crisi economica e lavorativa, a Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo, hanno saputo creare una nuova azienda, diventando al contempo imprenditori, allevatori e contadini.
Tutto nasce circa dieci anni fa quando Michelangelo scopre l’'esistenza dell’'elicicoltura frequentando un corso per capo azienda. Da quel momento iniziano le ricerche per cercare di capirne di più e la scoperta che esistono poche e piccole realtà nel Belpaese. «Ci è sembrato qualcosa di positivo e abbiamo quindi deciso di scommetterci, anche se la società l’abbiamo costituita nel 2009», spiega Michelangelo. Messa una quota ciascun come capitale sociale, il primo passo è quello di affittare un terreno, quello successivo l’acquisto delle chiocciole.
Subito, però, sono tanti i problemi da affrontare e i soldi purtroppo persi, a causa dell’'inesperienza dei tre - tanto che Michelangelo definisce i primi due anni «un vero e proprio disastro» - e della mancanza di una legislazione specifica. Le difficoltà non sono solo lavorative, bisogna affrontare anche la diffidenza dei genitori. «Non potevamo tornare indietro per almeno due ragioni – dichiara Michelangelo Sansone - da una parte avevamo investito troppi soldi, tutti i nostri risparmi di poco più che ventenni, dall’'altra abbiamo avuto sin da subito una rete di vendita che non volevamo perdere. Fare vedere ai nostri genitori che ce l’'avremmo fatta, poi, era importante», spiega ancora il giovane. Oggi sono l'orgoglio della famiglia e del paese in cui vivono.
Con il passare del tempo, i tre ragazzi sono riusciti ad affermarsi. «Abbiamo imparato i dosaggi dell’'acqua. È ideale quella calcarea e deve essere costantemente pulita. Abbiamo imparato ad ottimizzare il terreno che non deve essere assolutamente argilloso, ad esempio, fino a creare un metodo tutto nostro», dichiara Sansone. I tre non solo utilizzano delle chiocciole che sono un mix tra quelle francesi e quelle autoctone, hanno anche deciso di dargli il mangime imparando a coltivare gli ortaggi necessari all’'alimentazione delle chiocciole.
E se all’'inizio non sapevano bene come fare, piano piano, «lentamente e inesorabilmente come le lumache», scherza Michelangelo Sansone, sono comunque andati avanti. Prima hanno ampliato la produzione alimentare, andando oltre la semplice vendita di lumache vive, con i trasformati come zuppe grazie alla collaborazione con una azienda di Enna. Quindi hanno deciso di dedicarsi a un mercato molto di nicchia come quello del caviale di lumaca. L'ultima frontiera è quella dei cosmetici che presto verranno messi in commercio. «Abbiamo voglia di crescere e di fare. È un bel lavoro, non troppo faticoso, ma che richiede molto impegno, anche perché in Italia non esiste una legislazione per chi deve iniziare e i problemi vanno affrontati quando si presentano», dice ancora Michelangelo Sansone. «Non abbiamo neanche l’'aiuto dell’'Asl, dobbiamo affidarci all'autocontrollo», aggiunge.
Mirano a farsi conoscere fuori dai confini siciliani, anche se già adesso la vendita è soprattutto on line e quindi non per forza legata al territorio. Intanto continuano a lavorare e a partecipare alle fiere nazionali e internazionali a cui sono invitati e auspicano che altri decidano di dedicarsi all’'elicicoltura. Lo scopo è quello di creare una cooperativa capace di soddisfare il mercato, perché attualmente «le realtà sono piccole e dislocate nel territorio, lavorando insieme, invece, possiamo ottenere di più. Per noi è una sfida che vogliamo vincere», conclude Michelangelo Sansone.


Meridionews Catania, 7 febbraio 2014

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