Roberto Roversi |
Il
brano che segue, talora antologizzato come “frammento su Corbari”,
è parte del poemetto Tedesco imperatore, nella raccolta Dopo
Campoformido (1965). Dell'epopea del partigiano romagnolo dal
coraggio proverbiale si parla nella prima parte, della seconda sono
scenario le Langhe,
in Piemonte, nel pieno della vittoriosa Resistenza, nella terza il
tempo è quello della Liberazione, del faticoso inizio della nuova
Italia. Ho tratto la poesia da I poeti del Novecento di
Franco Fortini, Letteratura Italiana Laterza, 1977. (S.L.L.)
Il partigiano romagnolo Sirio Corbari detto Silvio fucilato in piazza a Castrocaro Terme il 18/8/1944 |
Nelle luride stalle di Romagna
il nome1
è bisbigliato, una candela
brucia intanto le foglie del dolore.
Trasformato in vecchietto questuò
sul sagrato, ridendo
al nemico in agguato
e lo infuriò, poi,
terribilmente vivo.
Era un ragazzo dall’ala lucente.
Solo, o con pochi, rapidi
disfarono il nemico sul ponte,
prima con scherno poi con rabbia e
fuoco:
liberi nell’arena
lo colpirono alla fronte.
Per lui era viva la Romagna.
Questo giuoco di morte e vino
iniziò sui tavoli della sua terra,
calpestata da chiodi e da giovani
fosse;
era lui il pellegrino
che guarda la divisa del nemico
nera contro la torre del Comune
e lento vuota un bicchiere di vino.
Per prati e campi verso Modigliana
intorno è tutto un cimitero.
Gli uomini sono sepolti nella spagna.
Passano i tedeschi nelle Langhe,
strisciano i piedi sull’asfalto.
Stridono ruote, battono i fucili
contro gli elmetti vuoti, per la strada
di campagna, dinanzi all’osteria
sporca di mosche, ancora insanguinata
per la morte di una donna fulminata
con bicicletta e pane
accartocciato, l’insalata, il sale,
da un colpo di pistola.
Un cavallo al galoppo, ombre, voci
correnti lungo l’argine, per le
sponde
mescolate di fango e erba nuova.
Poi al mattino le Langhe sono azzurre
nell’abbraccio delle Alpi deserte.
Carri armati posano
sotto gli alberi, i negri
ridono, stendono le mani,
la gente nelle vie,
tutte le finestre al sole.
Giorno sacro d’aprile. Alti vocianti
feroci uomini nuovi.
«È finita la guerra», questo
il popolo grida; gli anni si
frantumano,
un mondo nuovo affiora ribollendo
dalla schiuma aspra del dolore.
La piazza di calce, bianca nell’aria
d’aprile,
tacque; un uomo2
apparve sul palco,
parlò poche parole aprendo
la nuova storia.
1 - “Silvio
Corbari, partigiano romagnolo, preso e impiccato in piazza
nell'agosto 1944. In Romagna, per definire un eroismo, si dice
adesso: come ai tempi di Corbari” (Nota dell'Autore)
2 - “Ferruccio
Parri, nel mattino di maggio del 1945” (Nota dell'Autore)
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