Si è spento giovedì 9
gennaio Ferruccio Ritossa, uno dei più grandi genetisti italiani.
Nato vicino a Pola in Istria nel 1936 da padre macellaio e madre
insegnante, a otto anni subiscono una "pulizia etnica", e
il padre viene ucciso in una foiba. La famiglia fugge esule finendo a
Pesaro, dove Ferruccio studia da perito agrario, laureandosi poi in
agraria a Bologna. Conosce Adriano Buzzati Traverso a Pavia, dove
inizia a studiare quello che diventerà la passione della sua vita:
Drosophila, il moscerino della frutta che è stato un modello
su cui si sono sviluppate le ricerche genetiche di non pochi premi
Nobel nel mondo.
Ferruccio Ritossa al microscopio (1962) |
Segue il suo maestro Buzzati a Napoli all’Istituto
di Genetica e Biofisica e pubblica il suo primo fondamentale lavoro
nel 1962, scoprendo fenomeno dell’heat shock, ossia
l’attivazione selettiva di gruppi di geni in risposta a stress
termico. Un fenomeno diventato talmente rilevante che negli ultimi
anni è stata fondata una società scientifica internazionale sullo
stress cellulare, che ha voluto celebrare nell’aprile scorso
Ferruccio con un evento a Roma all’Ara Pacis dedicata a lui sia
come scienziato sia come scultore, essendo quest’ultima la sua
attività degli ultimi venti anni.
Ferruccio Ritossa all'Ara pacis (2010) |
Negli anni sessanta fa la
spola tra Napoli e gli Stati Uniti, dando inizio ad altri progetti di
ricerca di successo sulla famiglia dei geni degli Rna ribosomiali, e
creando una scuola di grandi genetisti, tra i quali Edoardo
Boncinelli prima e poi Antonio Simeone. A metà anni Settanta inizia
a Bari la sua vicenda universitaria, che terminerà a Bologna
all’inizio degli anni novanta, quando decide di abbandonare
l’accademia per seguire appunto una passione e un impulso che lo
portano a diventare scultore e a usare ulivo e marmo per coniugare la
cultura biologica con l’insofferenza ai dogmi e alle convenzioni.
Negli ultimi anni si impegna anche a scuotere le coscienze per le
insensate campagne di demonizzazione degli OGM, che considera il più
ragionevole avanzamento tecnologico per migliorare e aumentare le
produzioni agricole.
Una scultura di Ferruccio Ritossa |
Recentemente troverà il
modo di dichiarare il suo sconfinato affetto per Adriano Buzzati
Traverso riconciliandosi dopo le vicende che portarono nel 1969 a
essere coinvolto nella crisi dell’Istituto di genetica di Napoli.
Gioca un ruolo da protagonista al Festival della Scienza di Genova,
nel 2011, dove espone tre sue Drosophile in ulivo che volano su uno
specchio d’acqua. In un dibattito, a Genova, si dice convinto che
lo studio su Drosophila aiuterà a scoprire la causa e quindi curare
la malattia di Parkinson che lo affligge. Nel marzo 2013, le sue
Drosophile termineranno il loro volo nel rogo di Città della Scienza
dove erano esposte. Ma continueranno a volare negli occhi delle
decine di migliaia di ragazzi che avevano visitato quella mostra
sulla storia della genetica, e anche di chi ha incrociato lo sguardo
penetrante di Ferruccio, che bruciava di inesauribile curiosità
intellettuale. Ora anche Ferruccio ha preso il volo liberandosi dalla
malattia che ne aveva insultato il corpo, senza incrinare la libertà
di uno spirito autonomo ed irriverente del lucido sognatore.
“Il Sole 24 ore
Domenica”, 19 gennaio 2014
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