Carri di zingari in Irlanda |
Con l'ultimo numero di
“A-Rivista anarchica” è disponibile nella rete in pdf un “dossier” assai bello
sulla cucina dei Rom, pieno di notazioni interessanti, curiosità,
immagini e, da ultimo, anche ricette. Qui “posto” l'introduzione.
Non mancherò di pubblicare anche qualche ricetta. (S.L.L.)
Matrimonio zigano |
L'alimentazione, il
miglior mezzo per comprendere la cultura romaní
La cucina dei Rom può
essere definita a pieno titolo la cucina del viaggio, poiché è la
cucina di un popolo nomade che si è formata sulle strade dell’India
prima, del Medio Oriente poi e infine dell’Europa e si arricchisce
di volta in volta a ogni nuovo contatto con le varie realtà locali.
A rigor di termini non esiste una “cucina rom”, essendo il
prodotto rielaborato di realtà culinarie presenti nei territori di
insediamento.
Data la loro dispersione
geografica e la divisione in gruppi differenti, non si può neanche
parlare di una cucina unica per tutti i Rom, ma di tante cucine rom o
meglio di tanti modi di cucinare. Ciascun gruppo presenta una propria
tradizione alimentare con piatti “tipici”, fondamentalmente
ispirati alla cucina locale con varianti, aggiunte e adattamenti
secondo la propria mentalità e il proprio gusto. Le peculiarità
gastronomiche, al pari delle differenze linguistiche, sono un sicuro
e interessante indicatore della provenienza di un gruppo o, se si
vuole, dell’appartenenza di un gruppo rom a una determinata area
geoculturale, come dimostrano per esempio il gulash dei
Romungre dell’Ungheria, la brovada o ripa dei Rom
Harvati insediati da molti decenni in Friuli, la bagnacauda
dei Sinti Piemontesi, le sarme dei Rom dell’area balcanica,
la ciorba dei Rom Rumeni e così via.
Tuttavia vi è un modo di
rapportarsi al cibo che è comune a tutti i Rom. La presenza costante
di certi cibi, come la gallina, il porcospino o il peperoncino, certe
modalità di impiego degli ingredienti e dei prodotti, come pure i
simbolismi e le prescrizioni alimentari sono una costante che
attraversa tutti i diversi gruppi nella storia e nello spazio. I Rom
rielaborano la cucina gagí, ossia dei non Rom, secondo le
“regole” comuni della loro ziganità o romanipé, il
sentire universale rom. È il loro tocco particolare, la loro
impronta peculiare, inimitabile come la loro musica, che fanno della
cucina un prodotto proprio, specifico, inconfondibile.
L’alimentazione è il
miglior mezzo per comprendere la cultura romaní, così piena
di contrasti e di realtà affascinanti, poiché attorno al cibo ruota
tutto il loro mondo economico, sociale e simbolico. La loro
organizzazione economica, almeno nelle sue forme più antiche e
basilari come la questua o lo sfruttamento di ciò che l’ambiente
mette a disposizione, è finalizzata al reperimento di cibo e al
soddisfacimento delle necessità materiali e soprattutto alimentari.
Le principali cerimonie, in particolare le nozze e le esequie, sono
accompagnate da sontuosi banchetti. La loro società è fondata sul
concetto di impurità, specialmente femminile, che gioca un ruolo
fondamentale nei tabù e nei riti connessi con il cibo. La loro
medicina “tradizionale” è basata sulla conoscenza e l’utilizzo
di erbe nutritive e medicamentose.
Abbiamo detto che la
cucina rom si innesta sulle tradizioni culinarie delle popolazioni in
mezzo alle quali i Rom si trovano a vivere. A tale proposito possiamo
suddividere la cucina rom per aree più o meno omogenee, dove prevale
un determinato complesso di menù e di specialità. Questo fatto è
determinato, oltre che dalle circostanze storico-culturali, anche
dalla diversa reperibilità delle “materie prime”, da fattori
naturali come il clima e la natura del territorio, dallo stile di
vita nomade o sedentario delle comunità rom ecc. I Rom della
penisola balcanica, per esempio, si rifanno a specialità
gastronomiche slave, macedoni e rumene e che si possono trovare anche
nella cucina turca o greca: pecora, montone, maiale, crauti, caffè
turco. I Sinti dell’Europa centro-settentrionale risentono
dell’ambiente e dei prodotti del mondo rurale del nord: mais,
legumi, ortaggi, patate. La cucina dei Rom Abruzzesi o dei Kalé
della penisola iberica vede un ampio uso dei prodotti tipicamente
mediterranei, come pasta, formaggi, olive, peperoncino. I Gypsies
inglesi si adeguano allo stile anglosassone con l’impiego di erbe
naturali, di minestre calde e di bevande forti e tonificanti oltre
all’immancabile tè, preferito al caffè dei Rom continentali.
Oggi questo “mangiare”,
che si è conservato con continuità secolare, viene in parte
minacciato da un processo di involuzione determinato dalla situazione
geopolitica che caratterizza il mondo moderno. I movimenti migratori
degli ultimi decenni, causati da conflitti e rivolgimenti politici,
hanno portato i Rom a contatto con paesi e, quindi con usanze, nuovi.
Certi cibi, che venivano cucinati all’aria aperta, non possono più
essere fatti nel chiuso delle case. Il pane, per esempio, e le
focacce, che un tempo si cuocevano nelle ceneri di un fuoco acceso o
in un forno alimentato a legna, devono fare i conti con i costi
dell’energia elettrica dei forni moderni per cui è più economico
comperarli direttamente nei negozi. Molti ingredienti in natura, come
la tagarnina della campagna andalusa o i cardi selvatici o
cardoncelli del meridione d’Italia sono diventati rari.
Alcuni animali, come il mitico porcospino, non sono più abbondanti
come una volta o sono tutelati dalle leggi come specie protette. Il
consumismo e la globalizzazione alimentare impongono nuovi e gustosi
cibi che sono a portata di mano. I grandi centri commerciali con
l’offerta di una grande varietà di cibi già pronti e confezionati
fanno breccia nelle nuove generazioni rom. I bambini sono oramai
attratti dalle pizzette, dalle brioches, dalle focaccine e
dalla nutella. Gli stessi rom lamentano che non c’è più o si è
affievolita la larga partecipazione dei rom alle solenni feste e si
ritrovano in pochi a festeggiare una “slava”, un battesimo o un
compleanno, cosa che ha ripercussioni anche sulla preparazione dei
cibi.
Questa pubblicazione non
è una raccolta di ricette di cucina. Il nostro scopo è stato quello
di indagare i motivi storici e culturali che stanno alla base del
mangiare rom e di presentare le principali specialità, sia comuni
che specifiche, dei vari gruppi. Anche in ambito culinario appare la
grande capacità assimilatrice, eclettica e innovativa del popolo
rom, al quale le nazioni dell’Europa sono debitrici della
conservazione, valorizzazione e diffusione dello straordinario
patrimonio gastronomico europeo.
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