Il comandante partigiano Vincenzo Modica. Nome di battaglia Petralia |
Vincenzo Modica nacque a
Mazara del Vallo (le mie fonti oscillano tra 1918 e 1919) da una
famiglia di piccoli imprenditori agricoli. Studente universitario a
Napoli, nel 1941 volle arruolarsi volontario, per fervore
nazionalistico, effetto della propaganda fascista così efficace tra
i giovani.
Dopo una breve permanenza
come sottufficiale in Sicilia, nel 1942 entrò nella Scuola dell’Arma
di Cavalleria a Pinerolo, dove diventò ufficiale. Lì avvenne un
incontro che gli cambiò la vita, quello col Tenente Pompeo
Colajanni, già da qualche tempo legato al movimento comunista. Il
rapporto con l'ufficiale conterraneo, di undici anni più vecchio,
favorì una presa di coscienza e la fiducia in Mussolini venne
rapidamente meno. In particolare Modica non sopportava che i militari
italiani subissero umiliazioni da parte dell'alleato tedesco, cosa
che cominciava ad accadere un po' dappertutto, già prima del 25
luglio.
L’otto settembre del
1943 Vincenzo Modica non esitò a seguire Colajanni entrando nelle
file partigiane e fu Colajanni (il famoso comandante Barbato) a
scegliere il nome di battaglia di Modica. Fu ribattezzato con nome di
battaglia Petralia, come la località delle Madonie, dove il piccolo
Colajanni era stato condotto a curarsi la pertosse. Il grado di
tenente e il coraggio dimostrato nelle prime azioni di guerriglia,
fecero sì che Barbato gli assegnasse subito il comando di un gruppo
di partigiani.
Poco a poco, grazie al
suo coraggio, e al rispetto e la fiducia che godeva, divenne il vice
di Barbato. Quando, nel novembre 1944, fu costituita per il crescere
del numero dei combattenti la Prima Divisione d’assalto Garibaldi
Leo Lanfranco, Petralia ne divenne il comandante. In questo suo grado
di responsabilità Vincenzo Modica corse i maggiori pericoli per la
vita. Racconta nel suo libro "Dalla Sicilia al Piemonte, storia
di un Comandante Partigiano" di una sua missione in val Luserna,
a mettere concordia tra le forze partigiane, vestito in borghese,
rasato e munito di documenti falsi che lo designavano come Pietro
Ferrero e come dipendente dell'industria tedesca Todt inviato per
ragioni commerciali in quelle zone.
Torino, 6 maggio 1945. Il comandante Petralia sfila con un braccio fasciato, portando con l'altro la bandiera del CVL |
Partito
con un piccolo gruppo di compagni da Castelnuovo Don Bosco non
poté raggiungere la val Luserna… Nel paese di Campiglione Fenile,
dove sostava per il riposo notturno, forse in seguito a una delazione, ebbe luogo un rastrellamento da parte di tedeschi e fascisti. Mentre
fuggiva per la campagna, dopo essersi liberato in una chiesa della
pistola, fu colpito da una raffica di mitragliatrice e in più parti
del corpo ferito. I fascisti, credendolo moribondo, volevano finirlo,
ma l'ufficiale tedesco che guidava la pattuglia volle prima guardare
i suoi documenti. Vedendo i timbri tedeschi, si convinse di che era
stato commesso un errore: Petralia fu ricoverato in Ospedale a
Pinerolo, donde riuscì a fuggire grazie al fratello di un partigiano
che lo aveva riconosciuto e a Suor Felicita, una monaca infermiera
antifascista. Il primo gennaio 1945, in condizioni ancora molto
precarie, Petralia poté raggiungere Barbato in calesse.
Si riprese in alcune
settimane, in tempo per dare un contributo importante nelle fasi
decisive della liberazione. Fu appunto al comando della 1ª Divisione
Garibaldi "Leo Lanfranco" che "Petralia", una
settimana prima dell'insurrezione generale, diresse l'attacco dei
partigiani contro i brigatisti neri asserragliati a Chieri, liberando
la cittadina. Aveva ancora una spalla fasciata. Ciò non gli impedì,
la sera del 25 aprile 1945, di portarsi con le sue unità a dar man
forte, agli ordini di Barbato, agli insorti di Torino. Le immagini
della sfilata nella città della Mole, in piazza Vittorio, il 6
maggio 1945, lo ritraggono col braccio fasciato al collo mentre regge
il vessillo del Corpo Volontari della Libertà.
Qualche anno dopo la sua morte, avvenuta nel 2003, il Comune, su sollecitazione dell'ANPI del Piemonte, presieduta da Diego Novelli, dedicò a Modica una via cittadina, quella che può vedersi nelle foto.
Fonti
Sito ANPI
Sito “La bottega del
ciabattino” curata da Franco Senestro
Sito Tele.IBS –
Articolo di Ignazio Bascone, autore del volume Petralìa, il
picciotto di Mazara del Vallo che diventò comandante partigiano in
Piemonte.
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