In Italia i registi di
centrocampo
scarseggiano sempre più
Nella terra di mezzo l'erba è sempre
meno verde. È un tratto di campo sempre più battuto e arido. I
talenti scarseggiano, soprattutto i registi bassi. Con l'addio al
calcio europeo di Andrea Pirlo se n'è andato il miglior attore degli
ultimi dieci anni di un ruolo in cui i campioni si contano e le
giovani promesse faticano a fiorire. E se il playmaker davanti alla
difesa è diventato un introvabile, anche di trequartisti puri non è
che ci sia abbondanza. «Il ruolo del regista basso è cambiato»,
spiega Demetrio Albertini, uno dei più grandi interpreti prima nel
Milan e poi con la Nazionale. «Prima c'era il pivot classico, anche
perché il modulo più usato negli anni 90 era il 4-4-2. Oggi in
quella posizione serve più dinamismo, giocatori capaci di
inserirsi».
Per Alberto Zaccheroni, allenatore
scudettato del Milan, «il problema è che si gioca molto più per
reparto e non si punta sull'individualità. Pirlo al Milan andava
benissimo finché ha avuto esterni come Cafù e Pancaro che correvano
molto e facevano movimento senza palla. Lichtsteiner alla Juve quanti
gol ha fatto grazie a Pirlo? I giocatori come lui ti fanno vincere la
partita, ma bisogna costruire le formazioni su di loro e non sempre
ci si riesce. Le squadre di oggi sono disposte benissimo
tatticamente, leggono il match alla perfezione, ma prima della
tattica vengono le grandi individualità. Oggi invece in troppi
portano palla e non sanno muoversi senza».
Marco Verratti del Psg viene indicato
come erede di Pirlo, ma in Italia tanti club sono alla ricerca di un
giocatore così, sempre più difficile da trovare. Roberto Mancini
sta provando ad adattare Kovacic e ad affidargli le chiavi del
centrocampo, piazzandolo davanti alla difesa. «Ma è più una
mezzala, può far male negli inserimenti», sottolinea Albertini. Il
tecnico nerazzurro però aspetta anche Felipe Melo, mediano naturale
e meno uomo d'impostazione. Il Milan ha tenuto De Jong, ma non smette
di puntare uno come Witsel. Il belga è un centrocampista centrale,
ma all'occorrenza può stare anche dietro le punte. Pure Pirlo iniziò
come trequartista prima dell'intuizione di Mazzone che lo spostò
davanti alla difesa. La stessa Juve è stata costretta, almeno per
ora, a spostare Marchisio davanti ai centrali, e - salutato Vidal -
cerca l'uomo dell'ultimo passaggio: potrebbe essere Draxler.
«I registi bassi mancano, anche a
livello europeo. Ok Verratti, poi mi viene in mente Busquets del
Barcellona, ma anche Modric del Real Madrid, ora spostato più
indietro», ragiona Albertini. Cambiamenti di modulo e aumento della
fisicità hanno portato a variazioni nei ruoli, ma anche a riscoprire
l'importanza del giocatore di fantasia. «Tante squadre scelgono il
centrocampo a rombo e questo costringe a cercare uomini da ultimo
passaggio. Ci sono, ma spesso sono giocatori da utilizzare anche in
altre zone del campo. Penso ad Hamsik: può stare dietro la punta, ma
ha pure il dinamismo della mezzala» spiega Albertini.
Il Napoli, dopo l'esperimento Jorginho
(fin qui non felicissimo), prova a ripartire con Valdifiori in cabina
di regia e ha preso pure Allan, mezzala e possibile trequarti. La
Roma pare la più coperta in quella zona del campo. Per Albertini «De
Rossi non è Pirlo, ma si avvicina al suo ruolo, a volte ha giocato
anche più dietro». E poi ci sono Strootman, Pianjc e Totti.
«Francesco può mandare chiunque in porta in qualunque momento, ma
troppi attaccanti della Roma portano palla», sottolinea Zaccheroni.
Salah può colmare la lacuna? «Mah, insomma, non so fino a che
punto. Vedremo».
Grandi o piccole non fa differenza, c'è
voglia di direttori d'orchestra. La Lazio ha Biglia, il Verona ha
preso Viviani, il Bologna Crisetig, l'Atalanta ripropone l'eterna
promessa Cigarini. Scommesse o quasi per far rifiorire una zona di
campo ormai quasi deserta.
Corriere della Sera 31 luglio 2015
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