10.8.15

Football. Nella terra di mezzo (Guido De Carolis)

In Italia i registi di centrocampo 
scarseggiano sempre più

Nella terra di mezzo l'erba è sempre meno verde. È un tratto di campo sempre più battuto e arido. I talenti scarseggiano, soprattutto i registi bassi. Con l'addio al calcio europeo di Andrea Pirlo se n'è andato il miglior attore degli ultimi dieci anni di un ruolo in cui i campioni si contano e le giovani promesse faticano a fiorire. E se il playmaker davanti alla difesa è diventato un introvabile, anche di trequartisti puri non è che ci sia abbondanza. «Il ruolo del regista basso è cambiato», spiega Demetrio Albertini, uno dei più grandi interpreti prima nel Milan e poi con la Nazionale. «Prima c'era il pivot classico, anche perché il modulo più usato negli anni 90 era il 4-4-2. Oggi in quella posizione serve più dinamismo, giocatori capaci di inserirsi».
Per Alberto Zaccheroni, allenatore scudettato del Milan, «il problema è che si gioca molto più per reparto e non si punta sull'individualità. Pirlo al Milan andava benissimo finché ha avuto esterni come Cafù e Pancaro che correvano molto e facevano movimento senza palla. Lichtsteiner alla Juve quanti gol ha fatto grazie a Pirlo? I giocatori come lui ti fanno vincere la partita, ma bisogna costruire le formazioni su di loro e non sempre ci si riesce. Le squadre di oggi sono disposte benissimo tatticamente, leggono il match alla perfezione, ma prima della tattica vengono le grandi individualità. Oggi invece in troppi portano palla e non sanno muoversi senza».
Marco Verratti del Psg viene indicato come erede di Pirlo, ma in Italia tanti club sono alla ricerca di un giocatore così, sempre più difficile da trovare. Roberto Mancini sta provando ad adattare Kovacic e ad affidargli le chiavi del centrocampo, piazzandolo davanti alla difesa. «Ma è più una mezzala, può far male negli inserimenti», sottolinea Albertini. Il tecnico nerazzurro però aspetta anche Felipe Melo, mediano naturale e meno uomo d'impostazione. Il Milan ha tenuto De Jong, ma non smette di puntare uno come Witsel. Il belga è un centrocampista centrale, ma all'occorrenza può stare anche dietro le punte. Pure Pirlo iniziò come trequartista prima dell'intuizione di Mazzone che lo spostò davanti alla difesa. La stessa Juve è stata costretta, almeno per ora, a spostare Marchisio davanti ai centrali, e - salutato Vidal - cerca l'uomo dell'ultimo passaggio: potrebbe essere Draxler.
«I registi bassi mancano, anche a livello europeo. Ok Verratti, poi mi viene in mente Busquets del Barcellona, ma anche Modric del Real Madrid, ora spostato più indietro», ragiona Albertini. Cambiamenti di modulo e aumento della fisicità hanno portato a variazioni nei ruoli, ma anche a riscoprire l'importanza del giocatore di fantasia. «Tante squadre scelgono il centrocampo a rombo e questo costringe a cercare uomini da ultimo passaggio. Ci sono, ma spesso sono giocatori da utilizzare anche in altre zone del campo. Penso ad Hamsik: può stare dietro la punta, ma ha pure il dinamismo della mezzala» spiega Albertini.
Il Napoli, dopo l'esperimento Jorginho (fin qui non felicissimo), prova a ripartire con Valdifiori in cabina di regia e ha preso pure Allan, mezzala e possibile trequarti. La Roma pare la più coperta in quella zona del campo. Per Albertini «De Rossi non è Pirlo, ma si avvicina al suo ruolo, a volte ha giocato anche più dietro». E poi ci sono Strootman, Pianjc e Totti. «Francesco può mandare chiunque in porta in qualunque momento, ma troppi attaccanti della Roma portano palla», sottolinea Zaccheroni. Salah può colmare la lacuna? «Mah, insomma, non so fino a che punto. Vedremo».
Grandi o piccole non fa differenza, c'è voglia di direttori d'orchestra. La Lazio ha Biglia, il Verona ha preso Viviani, il Bologna Crisetig, l'Atalanta ripropone l'eterna promessa Cigarini. Scommesse o quasi per far rifiorire una zona di campo ormai quasi deserta.


Corriere della Sera 31 luglio 2015

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