Il trofeo meno desiderato del mondo?
Sicuramente il Cucchiaio di Legno, The Wooden Spoon, ovvero
l’Orrenda Stoviglia che ogni anno premia la squadra più scarsa del
Sei Nazioni di rugby.
Sul più triste dei tanti trofei,
concreti e virtuali, che ogni anno il Torneo mette in palio, in
realtà da anni si agita la vexata quaestio: tocca a chi perde
tutte le partite, o a chi semplicemente arriva ultimo? La tradizione
indica la prima versione, e quindi attribuisce solo 4 cucchiai
all’Italia; i parvenu delle statistiche la seconda, e agli azzurri
ne rifilano 9. La soluzione del dilemma va cercata però nello
spirito del gioco, oltre che nella storia del torneo.
Il Wooden Spoon originario non
aveva nulla a che fare con lo sport, era una sorta di “maglia nera”
lignea, enorme e con dedica in greco antico, consegnata sin dal XVIII
secolo al peggiore degli studenti del terzo anno di matematica a
Cambridge: modo goliardico e scaramantico (per gli inglesi toccare
legno è come per noi toccare ferro) di augurare miglior fortuna a
uno studente che, comunque, gli esami gli aveva passati. Dalle aule
lo sberleffo tracimò molto britannicamente sui campi di gara. A
Cambridge l’ultimo a riceverlo, nel 1909, fu Cuthbert Lempriere
Holthouse, canottiere del St. John’s College – dove la reliquia
riposa in una teca – ma già nel 1884 il rugby aveva copiato
l’idea.
Allora il Torneo riguardava ancora solo
le quattro “Home Unions” – Inghilterra, Scozia, Galles,
Irlanda – e si tramanda che durante una trasferta nel Cantone dei
Grigioni sia stato William Bolton, ala inglese e futuro eroe della
guerra anglo-boera, ad acquistare un souvenir in stile
elvetico da consegnare agli irlandesi, sempre sconfitti nella prima
edizione del 1883.
Dal 1909 il Cucchiaio original è
misteriosamente scomparso, qualcuno sostiene sia custodito in una
abbazia delle Orcadi, ma l’award (virtuale) alla broccaggine
assoluta è rimasto. Il torneo nel frattempo si è allargato prima a
Cinque (nel 1910 con Francia), poi a Sei Nazioni, includendo anche
noi italiani a partire dal 2000. A lungo non ha avuto una classifica
ufficiale, fino al 1993 non disponeva, materialmente, neppure di un
trofeo da consegnare ai vincitori. Solo nel 1994, ad esempio, è
stata introdotta la differenza punti, estranea alla tradizione ma
utile al marketing, per decidere il vincitore in caso di
parità in classifica.
Però da sempre il Grande Slam va a chi
vince tutte le partite, la Triplice Corona alla squadra britannica
che batte tutte le altre tre: giusto e logico che il Cucchiaio di
legno, che esisteva prima della classifica, vada attribuito solo
all’eventuale perdente “totale”. Adeguarsi alla
differenziazione, introdotta burocraticamente nel 2000, fra il
“whitewash” (tutte perse) e il “wooden spoon”
(ultimo in classifica) costringerebbe peraltro a riscrivere la storia
e a ritrovarsi davanti a casi paradossali. Nel 1973 tutte le nazioni
arrivarono a pari punti: tutte vincitrici e tutte col Cucchiaio? No,
cari burocrati, quello somministrato dal Cucchiaio è un boccone
amarissimo, ma destinato solo a chi resta davvero a bocca asciutta.
Dal sito “Curiosi di Sport”, 15
gennaio, 2013
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