1975 - Ferragosto a Torino |
Se ben mi rammento, il
grande Ottaviano, diventato Augusto, stabilì per il meste di Sestile
alcuni giorni di festa e di sospensione delle attività produttive e
degli affari pubblici per dare ai cittadini il modo di prendere
riposo e cercare protezione dall'afa, dopo le grandi fatiche legate
alla raccolta e alla commercializzazione dei cereali e di altri
prodotti dell'agricoltura.
Le chiamarono "Feriae
Augusti", Ferragosto, e la cosa ebbe un così grande
successo che l'intero mese cambiò nome e si chiama tuttora Agosto,
per il valore positivo che si riconobbe, anche dopo la morte
dell'imperatore, all'istituzione di quelle giornate festive, che ben
presto assunsero il valore di "vacanza", perché obiettivo
di ognuno era il "vacare", cioè "essere liberi
da" occupazioni e preoccupazioni ("negotiis" e,
soprattutto, "curis").
Questa usanza felice, con
trasformazioni, parentesi, adeguamenti, è arrivata fino ai nostri
giorni: La Chiesa medievale decise di collocare nel mese di agosto
molte feste locali, quasi sempre dedicate alla Madonna, che
celebravano il raccolto cerealicolo e leguminoso (in attesa della
vendemmia e della raccolta delle olive) e incoraggiavano riposo
fisico e mentale. Il dogma dell'Assunzione in cielo della Madonna e
la festa dell'Assunta che vi è collegata, universalizzarono la festa
d'agosto.
Agosto fu per secoli il
mese in cui molte famiglie nobili e borghesi lasciavano le residenze
cittadine e si spostavano nelle ville di campagna appunto per la
villeggiatura. E villeggiatura si chiamò nell'Ottocento e nel
Novecento il soggiorno in località marine o montane di gruppi umani
sempre più numerosi fino agli esodi di massa del secondo Novecento.
Il periodo scelto per questi riti collettivi quasi sempre includeva
il Ferragosto. Per Ferragosto nei paesi europei (ma non solo)
chiudevano le fabbriche e molti negozi e c'era una sospensione quasi
generalizzata delle attività giudiziarie, politiche ed
amministrative.
Nell'Italia degli anni
Settanta del Novecento, che gli storici raccontano come
iperpoliticizzata, l'unico politico ufficialmente in servizio a
Ferragosto era il Ministro degli Interni, che doveva garantire la
generale tranquillità, mentre tutti stavano in vacanza. Pannella,
che, con i suoi radicali, si sentiva discriminato dalla grande
comunicazione televisiva e giornalistica, proprio per il Ferragosto
s'inventava qualche iniziativa per riuscire a passare il blocco e ci
riusciva con successo, vista la difficoltà dei tg a trovare in quei
giorni altre notizie di politica. Feltrinelli, che aveva una grande
paura (non del tutto infondata) di un colpo di stato
militar-fascista, nel 1969 aveva diffuso un suo opuscolo in cui si
dichiarava certo che i golpisti sarebbero entrati in azione a
Ferragosto, approfittando della generalizzata distrazione. La
tradizione del Ferragosto come periodo di tregua e di tranquillità,
anche politica, era confermata da queste sparute eccezioni alla
regola della vacanza.
Ora, tra neoliberismo e
crisi, moltissimo è cambiato: vacanze scaglionate (per chi le può
fare), supermercati aperti, città piene o quasi. Anche se il
Parlamento e le altre assemblee elettive chiudono, tanti sindaci,
assessori, governatori, ministri vanno in giro qua e là a fare
questo e quell'altro per occupare gli spazi in tv e nella rete.
Nessuno che se ne stia in pace e ci lasci in pace a goderci, se non
altro, un po' di vacanza mentale.
Onnipresente poi nel tg è il presidente del Consiglio che ci ossessiona con le dichiarazioni, le battute, i twitt. E a noi viene una grande nostalgia di quei bei telegiornali che si aprivano con l'immagine delle città deserte e delle spiagge affollate.
Onnipresente poi nel tg è il presidente del Consiglio che ci ossessiona con le dichiarazioni, le battute, i twitt. E a noi viene una grande nostalgia di quei bei telegiornali che si aprivano con l'immagine delle città deserte e delle spiagge affollate.
Stato di fb, 15 agosto 2015
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