Nidi di rondine pronti per la commercializzazione |
Una salangana nel suo nido tra le rocce |
Pak Phanang
(Thailandia)
Saranno almeno 1.500 anni
che i cinesi importano nidi di rondine dal Mare delle Andamane.
Arrivano dall'Indonesia, dalla Thailandia, dalla Malesia, e
ultimamente anche dal Vietnam. Del resto, in Cina se ne trova
qualcuno solo nella provincia mediorientale dell’Hainan, e
considerando che questi piccoli giacigli tenuti insieme da sterco e
saliva per i cinesi sono preziosi come il caviale, la redditività di
questo mercato è tutt’altro che trascurabile.
Il valore di un chilo di
nidi di rondine oscilla tra gli 800 e i 1200 euro, ma può salire
fino a 2000 in caso di nidi speciali. Un tempo venivano usati
soprattutto per preparare dolci, ma da quando il consumo di pinna di
squalo, altra prelibatezza cinese, è stato messo fuori legge,
vengono sfruttati anche per arricchire piatti salati, in particolare
zuppe. E la domanda è esplosa.
Il commercio di nidi di
rondine, purtroppo, non è noto solo per la sua elevata redditività.
Le salangane costruiscono i loro rifugi sulle rocce, spesso
all’interno di grotte apparentemente inaccessibili, spingendo i
trafficanti asiatici assetati di denaro a farli raccogliere dai
bambini, mettendone costantemente a rischio la vita. Gli incidenti
sono all’ordine del giorno, ma la prospettiva di diventare ricchi
dopo essersi messi in tasca anche solo una manciata di nidi sommata
all’interazione in un mercato ormai troppo competitivo aiuta tanti
genitori a dimenticare in fretta, e dà ad altri piccolini la forza
per cimentarsi in questa pericolosissima impresa.
Pak Phanang, un villaggio
di 15mila anime 600 chilometri a sud di Bangkok, ha deciso di
scommettere su questo mercato. Qui la giornata tipo di uno zingaro
del mare, come vengono chiamati gli specialisti nella raccolta di
nidi di rondine, inizia al tramonto. Da febbraio a luglio, durante il
periodo della cova, decine di ragazzini si arrampicano su improbabili
impalcature di bambù per raggiungere quei ripari che la natura ha
creato tra pareti rocciose a prima vista impenetrabili con una sacca
a tracolla e una lanterna in una mano. I più fortunati possono
contare su torce elettriche, che li mettono al riparo dal pericolo di
perdere la candela
durante la salita. Altri
ancora legano una corda tra la vita e le spalle e si lasciano tirare
su dai compagni rimasti a terra.
«Bisogna essere agili e
leggeri per arrampicarsi per anche cento metri sulle canne di bambù
o con la corda», spiega il padre di Aawut, 8 anni. «Rapidità e
destrezza mi aiutano anche quando si tratta di infilarsi nelle
grotte», prosegue il bambino. «Mio fratello maggiore mi ha passato
i suoi trucchi per rimanere in equilibrio e come fare per evitare
incidenti quando mi capita, per colpa di una folata di vento o di un
movimento brusco, di rimanere al buio». Con anni di esperienza alle
spalle, la famiglia di Aawut si è ormai affermata sul mercato locale
dei nidi di rondine come una delle poche in grado di assicurare una
fornitura regolare di “nidi sanguinanti”, vale a dire alterati
dalle infiltrazioni che trasudano dalle pareti delle grotte.
I nidi colorati sono i
più difficili da trovare, perché sono nascosti all’interno delle
rocce, dove le salangane convivono con tanti altri animali.
Pipistrelli e lucertole non sono i più fastidiosi, e anche i grilli
da uova sono innocui quando il nido è vuoto. «Anche per mettersi al
riparo dagli altri frequentatori di queste grotte, vale a dire
serpenti e rapaci, può bastare evitare di rubare il nido quando non
è vuoto. Individuare un nido colorato non è facile, ma rischiare di
farselo scappare per imprudenza è sciocco. Valgono troppo, meglio
tornare la sera dopo o una di quelle successive sperando di trovarlo
libero. La fortuna non abbandona mai chi mostra pazienza e
perseveranza!», conclude ammiccando Chaiya, fratello maggiore di
Aawut.
I cinesi amano i nidi di
rondine non tanto per il sapore, ma per le loro proprietà. Sarebbero
infatti ricchi di calcio, ferro, potassio e magnesio, e utili a
combattere i problemi fisici più disparati, dalle rughe alle
disfunzioni polmonari, tubercolosi inclusa.
«I nidi possono essere
bianchi o neri», spiega un altro commerciante thailandese. Quelli
bianchi sono i più preziosi tra i due, ma valgono comunque meno di
quelli colorati. «I miei figli sono troppo grandi per arrampicarsi
sulle rocce, ma per fortuna ho un paio di nipoti in grado di
aiutarmi. Mantenere il business della raccolta in famiglia è
fondamentale: più aumenta il valore di questi nidi più diventa
difficile difendersi dai ladri. Io appena posso li passo ai miei
contatti che si occupano di piazzarli all’estero, e divido giorno
per giorno i guadagni con il resto della famiglia».
Curioso notare come,
nonostante la maggior parte dei nidi di rondine venga spedita negli
Stati Uniti e a Hong Kong, e che tramite quest’ultima arrivi nella
Repubblica popolare, nessuno sia disponibile ad aggiungere dettagli
sul modo in cui queste (presunte) prelibatezze vengano trasportate.
Non è chiaro in che misura il commercio di nidi di rondine sia
legale e trasparente, né se i villaggi apparentemente più dinamici
dal punto di vista di raccolta e distribuzione lo siano per
iniziativa dei singoli commercianti o perché sostenuti da gruppi
criminali interessati a mettere le mani su un’attività tanto
redditizia. Quello che sappiamo è che ci sono persone che
attraversano il confine tra Hong Kong e la Cina anche due o tre volte
al giorno trasportando, ogni volta, una sacca contenente un chilo di
nidi, e che in Thailandia, per espandere e allo stesso tempo
concentrare la produzione in poche mani, stiano spuntando serre per
salangane in ogni angolo.
Dopo Indonesia (70 per
cento) e Malesia (20per cento), la Thailandia è il terzo esportatore
mondiale di nidi di rondine, e in tanti sono convinti che non possa
essere un caso se villaggi come Pak Phanang siano stati in grado di
recuperare fondi e capacità per costruire gabbie giganti per
aumentare e allo stesso tempo rendere più semplice, rapida e sicura
la raccolta dei nidi. Il giro d’affari globale di questo mercato ha
superato i quattro miliardi di euro nel 2013, e la domanda cinese non
accenna a diminuire. Sulla carta, l’investimento per un condominio
per salangane, come amano chiamarlo i locali, oscilla tra i 50 e i
200 mila euro, a seconda della sua grandezza. Eppure, molti
thailandesi, per risparmiare, hanno optato, e con discreto successo,
per il fai-da-te. Con un capitale iniziale ragionevole, la
possibilità di completare l’opera in tempi anche medio lunghi e
con costi di mantenimento quantificabili in una cinquantina di euro
al mese, tanti a Pak Phanang si stanno costruendo palazzine per
uccelli che potrebbero rendere loro fino a 800mila euro l’anno. «Io
ho seguito alla lettera le istruzioni di un libro per aspiranti
coltivatori di nidi di rondine che mi sono fatto spedire
dall’Indonesia - spiega Pakpong Sukonthaman, Segretario
dell’Associazione degli Imprenditori di Nidi di Rondine thailandesi
- e oggi molti colleghi stanno seguendo il mio esempio: costa meno, e
garantisce comunque ottimi risultati».
A prescindere da chi
abbia in mano le redini di questo business e da chi si nasconda
dietro il successo facile degli imprenditori di Pak Phanang e di
tanti altri villaggi, la diffusione di queste “serre” ha comunque
prodotto effetti virtuosi: la riduzione degli incidenti mortali per
gli zingari del mare, e un aumento dell’offerta in grado di
soddisfare la domanda cinese. «Il costo dei nidi può essere
leggermente calato - conclude Sukonthaman – ma i cinesi ricchi
disposti a comprarli sono aumentati, e ben venga il fatto di non
dover più mettere a rischio le vite dei nostri parenti per sfruttare
i vantaggi di questo mercato».
Pagina 99we, anno II,
n.75-76, 3 gennaio 2015
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