In occasione dei 75 anni dalla morte di Trotzkij, da un recente libretto curato da David Bidussa, recupero questo scritto poco noto, ma importante. Non c'è solo la polemica contro la volgarità, residuo dello sfruttamento e dalla brutalità delle società classiste, ma una sorta di "legge dello sviluppo disuguale della coscienza" nelle società postrivoluzionarie. È ipotesi di lavoro da meditare e sviluppare come una delle chiavi per rileggere la sconfitta del comunismo noventesco. (S.L.L.)
Trotzkij |
Il linguaggio scurrile e
la volgarità sono un lascito della schiavitù, dell’umiliazione e
della mancanza di rispetto per la dignità umana, la propria e quella
degli altri. Questo è in particolare il caso della scurrilità in
Russia. La scurrilità russa tra le classi più basse era il
risultato della disperazione, dell’amarezza, e soprattutto della
schiavitù senza speranza e senza fuga. E la scurrilità delle classi
più alte, quella che sgorga dalle gole della nobiltà, delle
autorità, era il risultato delle regole di classe, dell’orgoglio
degli schiavisti dal potere incrollabile.
La rivoluzione è prima
di tutto un risveglio della personalità umana nelle masse, che si
supponeva non avessero personalità. Malgrado la crudeltà
occasionale e la crudele spietatezza dei suoi metodi, la rivoluzione
è, innanzitutto e soprattutto, il risveglio dell’umanità, la sua
marcia progressiva, ed è contraddistinta da un crescente rispetto
per la dignità personale di ogni individuo e da un interesse
costante-mente crescente per i deboli. Una rivoluzione non è degna
del suo nome se, con tutti i mezzi e la forza a sua disposizione, non
aiuta la donna a incamminarsi sulla strada del progresso individuale
e sociale.
Una rivoluzione non è
degna del suo nome se non si ha la massima cura possibile per i
bambini, la futura generazione a beneficio della quale è stata fatta
la rivoluzione. Come si può creare giorno dopo giorno, a piccoli
passi, una nuova vita basata sulla mutua considerazione, sul
rispetto, sulla vera uguaglianza delle donne, sulla cura efficiente
dei bambini, in un’atmosfera avvelenata dalla fragorosa,
rimbombante ed echeggiante scurrilità dei padroni e degli schiavi,
quel bestemmiare che non risparmia nessuno e che non si ferma di
fronte a niente? La lotta contro il «cattivo linguaggio» è una
condizione della cultura intellettuale tanto quanto il combattere
contro il sudiciume e i parassiti è una condizione della cultura del
proprio corpo.
Finirla radicalmente con
il linguaggio scurrile non è cosa semplice, considerando che il
linguaggio sboccato ha radici psicologiche ed è un risultato degli
ambienti incolti. Le abitudini psicologiche che si tramandano di
generazione in generazione e impregnano l’atmosfera della vita sono
veramente difficili da abbattere; d’altro canto da noi in Russia
accade spesso che, fatto un violento slancio in avanti, si abusi
delle nostre forze e poi si lascino andare le cose nel vecchio modo.
Come regola, che
ovviamente ha delle eccezioni, gli uomini che usano un cattivo
linguaggio disprezzano le donne e non hanno riguardo per i bambini.
Questo non vale solo per le masse incolte, vale anche per la
cosiddetta classe dirigente dell’attuale ordine sociale. E
innegabile che, sei anni dopo l’Ottobre [la Rivoluzione d’ottobre
del 1917, ndr], le vecchie forme prerivoluzionarie del linguaggio
siano ancora in uso e siano quasi la moda più in voga. Quando fuori
dalla città, in particolare da Mosca, i nostri dignitari considerano
loro dovere usare un linguaggio forte, evidentemente pensano che ciò
li metta a più stretto contatto con i contadini.
La nostra vita in Russia
è fatta dei più sorprendenti contrasti, in economia come in tutto
il resto. Nel centro più profondo del nostro paese, vicino a Mosca,
ci sono migliaia di paludi, di strade impraticabili, e poco distante
puoi inaspettatamente trovare una fabbrica che potrebbe impressionare
un ingegnere americano o europeo per il suo equipaggiamento
tecnologico. Contrasti simili abbondano nella nostra vita nazionale.
Fianco a fianco a qualche vecchio tipo di profittatore ingordo e
rapace, tornato in vita nell’attuale generazione, passato
attraverso la rivoluzione e l’espropriazione, impegnato nel
truffare e nell’arricchirsi in modo disonesto, mascherato e
legalizzato, che presenta intatta, in ogni momento, la sua volgarità
suburbana e la sua ingordigia, notiamo i migliori tipi di comunisti
della classe operaia che dedicano le loro vite giorno per giorno agli
interessi del proletariato mondiale e sono pronti a combattere in
ogni momento possibile per la causa della rivoluzione in ogni paese,
anche quello di cui, probabilmente, non sarebbero in grado di
indicare la posizione geografica.
Oltre a questi contrasti
sociali - l’ottusa bestialità e il più alto idealismo
rivoluzionario - spesso assistiamo a contrasti psicologici in una
stessa persona. Un uomo è un solido comunista devoto alla causa, ma
le donne sono per lui solo «femmine», da non prendere in nessun
senso seriamente. Oppure accade che un altro affidabile comunista,
mentre discute di questioni nazionalistiche, cominci a parlare
irrimediabilmente di argomenti reazionari. Per darci una spiegazione
di questo dobbiamo ricordarci che parti diverse della coscienza umana
non cambiano e non si sviluppano simultaneamente e su linee
parallele. C’è una certa economia nel processo. La psicologia
umana è particolarmente conservatrice per natura e il cambiamento
dovuto alle domande e alla spinta della vita agisce in primo luogo su
quelle parti della mente che ne sono direttamente coinvolte.
In Russia lo sviluppo
sociale e politico degli ultimi decenni procedette in modo abbastanza
inusuale, con sorprendenti passi da gigante, e questo dà una
spiegazione della nostra attuale disorganizzazione e confusione, che
non è solamente confinata all’economia e alla politica. Gli stessi
inconvenienti sono manifesti nelle menti di molte persone,
esprimendosi in una curiosa mescolanza di visioni politiche avanzate,
ben ponderate e sentimenti, abitudini, per certi versi idee che sono
una diretta eredità di ancestrali leggi interne. In generale la
formula corretta per l’educazione e l’autoeducazione, soprattutto
per il nostro partito, cominciando dall’alto, dovrebbe essere
l’organizzare il fronte ideologico, cioè riplasmare tutte le aree
della coscienza usando il metodo marxista. Ma qui ancora il problema
è estremamente complicato e non può essere risolto solo
dall’insegnamento scolastico e dai libri: le radici delle
contraddizioni e delle incoerenze psicologiche risiedono nella
disorganizzazione e nella confusione delle condizioni nelle quali
vive la popolazione. La psicologia dopotutto è determinata dalla
vita. Ma la dipendenza non è puramente meccanica e automatica: è
attiva e reciproca. Di conseguenza il problema deve essere
approcciato in molteplici modi diversi.
La battaglia contro il
cattivo linguaggio è anche parte della lotta per la purezza, la
chiarezza e la bellezza della lingua russa. Gli stupidi reazionari
sostengono che la rivoluzione, se non l’ha completamente rovinata,
causa un processo di deterioramento della lingua russa. In realtà
c’è un’enorme quantità di parole in uso che sono state
originate dal cambiamento, molte di esse sono espressioni provinciali
perfettamente inutili, alcune contrarie allo spirito della nostra
lingua. E malgrado tutto gli stupidi reazionari si stanno
completamente sbagliando sul futuro della lingua russa, come su tutto
il resto. Fuoriuscendo dallo sconvolgimento rivoluzionario, la nostra
lingua verrà rafforzata, ringiovanita con un’accresciuta
flessibilità e finezza. Il nostro linguaggio giornalistico
prerivoluzionario, ovviamente burocraticamente ossificato e liberale,
è già considerevolmente arricchito da nuove forme descrittive, da
nuove espressioni più precise e dinamiche. Ma durante tutti questi
anni burrascosi il nostro linguaggio è certamente diventato alquanto
farraginoso e parte dei nostri progressi nella cultura dimostreranno,
tra l’altro, la capacità di liberare il nostro linguaggio da tutte
le parole e le espressioni inutili, e da quelle che non sono in
armonia con lo spirito del linguaggio, mentre verranno preservate le
indiscutibili e inestimabili acquisizioni linguistiche dell’epoca
rivoluzionaria.
Il linguaggio è lo
strumento del pensiero. La precisione e la correttezza del linguaggio
sono condizioni indispensabili di un corretto e preciso pensare. Nel
nostro paese la classe operaia è arrivata al potere per la prima
volta nella storia. La classe operaia possiede una ricca quantità di
esperienza di lavoro e di vita e un linguaggio basato su questo. Ma
il nostro proletariato non ha avuto un sufficiente insegnamento
scolastico per quanto riguarda il leggere e scrivere elementari, per
non parlare dell’educazione letteraria. Questa è la ragione per
cui l’attuale classe operaia al potere nonostante tutto non si è
ancora levata con l’energia necessaria contro l’intrusione di
nuove parole ed espressioni inutili, corrotte e a volte orribili.
Il linguaggio ha anche bisogno di igiene. E la classe operaia ha bisogno di una lingua sana non meno, ma un po’ di più delle altre classi: per la prima volta nella storia essa comincia a pensare in maniera indipendente sulla natura, sulla vita e sui suoi principi; e per pensare ha bisogno di un linguaggio chiaro e incisivo come strumento.
Il linguaggio ha anche bisogno di igiene. E la classe operaia ha bisogno di una lingua sana non meno, ma un po’ di più delle altre classi: per la prima volta nella storia essa comincia a pensare in maniera indipendente sulla natura, sulla vita e sui suoi principi; e per pensare ha bisogno di un linguaggio chiaro e incisivo come strumento.
Dalla “Pravda”, 16
maggio 1923 – ora in Leon Trotsky, La vita è bella, Chiare
lettere, 2015
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