E' morto Mario, che
qualcuno chiamava Centovasche, perché spesso, senza dar segni
stanchezza, percorreva più volte Corso Vannucci dalla Fontana
Maggiore ai giardinetti Carducci e viceversa, quasi sempre fumando un
sigaro, veloce come se inseguisse qualcuno o ne fosse inseguito. Era
uno dei nostri matti, che viveva in simbiosi con la città, che a
nessuno dava fastidio e che nessuno infastidiva. E' morto nei giorni
scorsi e la sua famiglia ha voluto darne notizia con una lettera
aperta alla città di Perugia che qui posto, inserita nell'articolo
de “Il Messaggero”. (S.L.L.)
Perugia - La Fontana Maggiore. Sullo sfondo il Palazzo dei Priori e Corso Vannucci |
«Abbiamo accompagnato
Mario Sepicacchi al Cimitero: i perugini lo chiamavano “Centovasche”.
La famiglia, con queste poche righe, vuole rendere omaggio alla città
di Perugia, la nostra città.
Per 35 anni, tanto è
durato il viaggio di Mario nelle “vasche” di Corso Vannucci, la
città lo ha accolto e protetto. Centinaia di giovani studenti lo
hanno conosciuto, i commercianti del centro storico lo hanno accolto
nei loro negozi ed esercizi , gli autisti degli autobus lo hanno
aspettato, i vigili urbani e le forze dell’ordine lo hanno con
discrezione tutelato e Mario, senza mai essere molestato o deriso o
scacciato, ha vissuto la sua città con la mitezza che lo
contraddistingueva.
Tutto questo è stato
possibile per due fattori fondamentali che hanno caratterizzato, e
speriamo che sia sempre così, la qualità della vita a Perugia ed in
Umbria: la solidarietà che produce inclusione e la qualità dei
servizi psichiatrici umbri.
La sua famiglia lo ha
amato ma nella sua strada ha trovato tante persone che gli hanno
voluto bene e senza di loro la vita di Mario non sarebbe stata così
dignitosa. Un grazie corale ai medici e agli operatori dei servizi
psichiatrici e delle cooperative che lavorano con loro, agli abitanti
e commercianti del centro storico, ai medici e gli infermieri delle
strutture che lo hanno avuto in cura negli ultimi difficili mesi
della sua vita. Grazie a tutti coloro che hanno donato sangue per lui
ed infine un grazie ai suoi amici Giulio e Luca che lo hanno
assistito amorevolmente e ai giornalisti che con parole lievi e
gentili lo hanno voluto ricordare.
Un augurio: che questa
nostra città non perda mai il senso del rispetto per il diverso e
che continui ad essere la città civile e splendida che vogliamo che
sia».
Il Messaggero Umbria, 13
agosto 2015
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