Fagiolini nani della varietà anellino di Trento |
Ci sono il classico verde
bobis, i giallini come il burro di Rocquencourt o i violetti. Alcuni
sono striati di viola (come l’anellino di Trento) e altri sono
lunghi e sottili come gli stringa: è arrivato il momento di mangiare
i fagiolini in tutta Italia, perché, se già da un mese ci sono i
meridionali, da poco è entrato in produzione anche il Nord.
Siamo all’inizio della
loro stagione, che si protrarrà per tutta l’estate, ma i prezzi
sono già competitivi: si va dai 4 ai 6 euro per i fagiolini raccolti
a mano, fino a 2 euro al chilo per quelli che provengono dai grandi
campi meccanizzati (per lo più si trovano in Emilia Romagna). Questa
distinzione è importante per il prezzo, ma anche per la qualità.
Intanto, se si compra dai
piccoli produttori,
teniamo conto che i fagiolini saranno stati raccolti a mano: un
lavoro duro, che merita di essere pagato. Detto anche che l’incidenza
del prezzo in termini relativi (un chilo di fagiolini è davvero
tanto) non è poi così eccezionale, c’è da tenere in conto che le
varietà che si prestano alla meccanizzazione sono generalmente meno
tenere, se non proprio dure. I fagiolini in questo caso devono essere
più coriacei per resistere all’intervento delle macchine
raccoglitrici, senza dubbio meno delicato della mano dell’uomo. La
differenza non sta solo nel prezzo e nel grado di tenerezza: i
fagiolini raccolti a macchina si riconoscono a un primo sguardo,
perché nel mucchio ce ne saranno molti rotti o spezzati in punta.
Abbiamo dunque tutti gli
elementi per scegliere bene per tutta l’estate e per arricchire i
nostri piatti o le nostre insalate con questo fresco e croccante
ingrediente, dal sapore delizioso. Se è locale è meglio,
ricordiamolo, e ne guadagniamo in qualità e piacere. Di questi tempi
però c’è una considerazione che vogliamo aggiungere e che fa
pensare: i fagiolini che si vendono in inverno provengono
generalmente dal Marocco, Nord Africa. Sono sempre e solo raccolti a
mano ma, addirittura in inverno, non costano molto di più di quelli
italiani da 2 euro al chilo che si vendono adesso, figli della
meccanizzazione agricola. Non può non saltare agli occhi quanto poco
si paghi la fatica laggiù e quanto poco ne teniamo conto, mentre in
questa stagione l’Europa è meta di tanti disperati.
La Stampa 20 giugno 2015
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