Robert Louis Stevenson |
«Fu solo pochi giorni fa che sentii al Sand-lot, la tribuna popolare di san Francisco, uno zoticone che tuonava incitando alle armi e al massacro. "Al grido di Abramo Lincoln - diceva l'oratore - siete insorti in nome della libertà a liberare i negri; e ora non sapete insorgere per liberarvi di quei quattro sporchi Mongoli?"».[da Robert Louis Stevenson, Emigrante per diletto, Einaudi (parte seconda: Attraverso le pianure; capitolo Razze disprezzate pp. 125-6)]
Il nostro amato scrittore
parte verso l'ignoto e il Pacifico partendo dalle coste conosciute
d'Europa. Viaggiando per nave sceglie di viaggiare nella pericolosa e
scomoda terza classe, con gli emigranti. È curioso, attento alle
persone che incontra, si stupisce, impara, scherza, canta perfino.
Capisce di aver avuto a che fare con tante vite che non si immaginava
neppure che esistessero e ce lo racconta. Arrivati alla fine del
viaggio in Atlantico i nuovi amici si separano: ciascuno incontro al
suo lavoro, al suo destino.
Il nostro cronista deve
attraversare il continente per raggiungere l'altro Oceano e salpare
per le isole. Il viaggio è in treno e con mezzi di fortuna; di nuovo
lavoratori, famiglie, gente strana venuta da ogni dove, con abitudini
alimentari diverse, lingue impronunciabili, preghiere che tutti
capiscono per divinità difficili da interpretare.
Ci sono perfino
innumerevoli cinesi che lavorano a una delle tratte ferroviarie in
costruzione per unire gli oceani e accorciare il continente.
Essi lavorano con la
massima intensità, giorno e notte con brevi pause per una paga
miserabile. Gli altri operai, gli altri manovali sono indignati e
sollevano l'opposizione dei capitalisti delle altre compagnie
ferroviarie rivali e dei rappresentanti di queste ultime in
parlamento. Stevenson, di solito piuttosto estraneo ai temi sociali,
sottolinea anche con la frase che abbiamo riportata, l'ironia del
caso: libertà per gli schiavi, eguaglianza tra gli uomini, cinesi,
beninteso, esclusi.
www.sbilanciamoci.info.
- primo agosto 2014
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