8.8.14

28 aprile. Strage di innocenti nel paese di Camilleri (Francesco Di Mare)

Porto Empedocle, 28 aprile 2014
Ennesimo inqualificabile atto di abominevole violenza contro gli animali nella «ridente» cittadina marinara. Domenica scorsa il telefono cellulare di Assuntina Dani Rametta, la «protettrice» dei cani meno fortunati dell'hinterland agrigentino ha squillato in uno strano orario.
A telefonare all'animalista era uno sconosciuto ragazzo empedoclino il quale le segnalava come alcuni suoi amici, dai quali aveva deciso di dissociarsi, avevano appena seviziato una decina di cuccioli di cane, all'interno di un abbandonato casolare in contrada San Giusippuzzu, alla periferia nord di Porto Empedocle. Con la consueta forza d'animo, Assuntina Dani Rametta è corsa sul luogo della segnalazione, trovando il casolare, ma non i ragazzi. Convinta però della bontà della segnalazione pervenutale, la donna ha preso a cercare i cani che sarebbero stati fatti oggetto di sevizie. Ed è bastato solo qualche minuto di ricerca per imbattersi una scena agghiacciante. Per terra c'erano 10 cuccioli in una pozza di sangue, due dei quali morti sepolti da alcune macerie del rudere teatro della triste storia.
Agli otto sopravvissuti al crollo, i delinquenti segnalati dal loro amico dissociatosi avevano tagliato entrambe le orecchie e le code, lasciandoli sul posto come se niente fosse. Lasciando le bestiole a un'agonia lenta e terribile. Se non fosse stato per quel giovane «pentitosi» per quello che
i suoi amici avevano appena fatto, nessuno avrebbe saputo di questo caso di violenza agli animali. Assunta Dani Rametta, non ha esitato a prelevare i cuccioli quasi in fin di vita, trasportandoli in una clinica della zona dove - bontà loro - le hanno chiesto un conto di circa 400 euro per accudire le bestiole. Dei mascalzoni che avevano pensato di ingannare la noia ammazzando dieci cuccioli dopo averli sottoposti ad atroci sofferenze nessuna traccia. Il «dissociato» infatti pare non abbia fornito elementi per risalire ai suoi amici «sanguinari».
Una vicenda che conferma la triste nomea che Porto Empedocle ha di sé su scala nazionale. Una storia di cani bruciati vivi - sia cuccioli che adulti - impalati, impiccati, «sparati».


“La Sicilia”, ed. di Agrigento 29 aprile 2014

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