Seggio elettorale in Bulgaria |
In relazione a certe
elezioni o votazioni plebiscitarie è ancora in uso l'espressione
“percentuali bulgare”, residuo dei tempi del comunismo
nell'Europa dell'Est. Pare che in Bulgaria, più ancora che nell'Urss
e in altri paesi del “campo socialista”, le liste di partito
ottenessero successi clamorosi, il 97, il 98 o addirittura il 99 per
cento, non si sa bene se per effetto di un entusiastico consenso
popolare, di un obbligo stringente o di una qualche manipolazione.
Quelle percentuali tuttavia, per quanto alte, non battono le
performance in alcune regioni del Partito Nazionale Fascista
alle elezioni generali che si svolsero il 24 marzo 1929. Si votava
per una lista unica di 400 candidati nominati dal Gran Consiglio del
Fascismo. I voti favorevoli alla lista furono 8.517.838 pari al 98,6%
dei voti validi (8.661.820), che a loro volta furono l'89,9% degli
iscritti nelle liste elettorali (9.682.336). Ma in alcune regioni il
numero dei votanti superò il numero degli iscritti. Così in
Basilicata votò il 103,7 % e in Calabria addirittura si raggiunse il
105,86% per cento. Spiegazione: non era stato possibile tenere
lontana dal voto una massa di emigranti rientrati e ben decisi a dare
il loro sostegno al governo del Duce.
Fonte: Giorgio Candeloro,
Storia dell'Italia Moderna, Volume
Nono: Il Fascismo e le sue guerre, Feltrinelli,
1981
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