Laura Turci è nata a
Meldola (provincia di Forlì e Cesena) ed ha l'età di mia figlia (è
nata nel 1971). Scrive poesie in romagnolo, molte delle quali
confluite nella silloge Al carvaj (seconda
ed. accresciuta Cesena 2013). Questa, Sabat,
che ho trovato in rete grazie a Carmine Vitale (uno dei redattori del
sito “La poesia e lo spirito”), mi pare assai bella e non credo
che perda nella traduzione in lingua nazionale curata dalla stessa
Turci, tanto che - per facilitare la lettura a chi non ha voglia di
esplorare dialetti non noti – ho scelto di premetterla al testo
originale in romagnolo. (S.L.L.)
Laura Turci |
SABATO
Quando vedo, il sabato,
le donne di una certa età
che escono dalla parrucchiera
con la messinpiega
e il viso arrossato,
per andare a custodire
uomini, figli, vicini, vecchi,
e negli occhi
la stanchezza;
o le straniere
che camminano dietro ai mariti
a testa bassa
e a testa bassa anche da sole,
mi prende a volte una tenerezza
e una voglia di piangere e di gridare
per tutte le carezze, gli abbracci, i
baci
che non abbiamo avuto o potuto
chiedere,
per la bellezza lasciata nei fossi
come fiori selvatici
appassiti,
sotto il sole che ci ha cresciute
e che ci voleva a testa alta
e ad occhi aperti.
SABAT
Quant a vegh, e’ sàbat,
al dòni d’una zerta etè
ch’a l’scapa da la paruchira
cun la mesinpiga
e la faza inrusida,
pr’andè a custodì
oman, fiul, vsen, véc,
e int j occ
la strachèzza;
o al furstiri ch’a l’camena
drì i marid a testa basa
e a testa basa nanca da par sé,
u’m ciapa dal volti una tenerezza
e una voja ad pianz ed ad rugiè
par tot al carèzi, al brazedi, i
bis
ch’a n’avan avù o putù cmandè,
par la blèzza lasèda int i fos
cunpagna fiur saibedgh
impasì,
sott e’ sol ch’u s’ha carsù
e ch’u s’vleva a testa dretta
e a occ avirt.
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