10.8.14

Berlusconi: assalto alla Giustizia (Andrea Camilleri)

Il testo che segue, di Andrea Camilleri, è parte della prefazione (pubblicata da Il Fatto come anticipazione) al volume Assalto alla giustizia di Gian Carlo Caselli, un magistrato di lungo corso, spesso in prima linea contro terrorismo, mafia e corruzione. Il libro e la prefazione risalgono al 2011, ma credo che il nuovo protagonismo del Cavaliere di Arcore nella realizzazione delle grandi riforme progettate fin dal tempo della P2, renda attualissima la messa a punto di Camilleri. Tanto più che le riforme che investiranno tra poco anche la Giustizia, con l'intento di intimidire e bloccare i magistrati quando pretendano di rivelare e punire le magagne dei potentati politici ed economici. (S.L.L.)

Per quanto mi ci metta d'impegno, non riesco nemmeno lontanamente a immaginare la faccia che farebbero i grandi filosofi che nel corso dei secoli hanno discettato, discusso, litigato, sul grande tema della Giustizia, su cosa sia e su come si applichi, nel confrontare le loro convinte, sofferte affermazioni con quelle proclamate oggi, in Italia, dai banchi del Governo e del Parlamento, col pronto supporto di ben stipendiati pennivendoli e volenterosi azzeccagarbugli. Scriveva per esempio Aristotele: "Poiché il trasgressore della legge è ingiusto, mentre chi si conforma alla legge è giusto, è evidente che tutto ciò che è conforme alla legge è in qualche modo giusto, infatti le cose stabilite dal potere legislativo sono conformi alla legge e diciamo che ciascuna di esse è giusta". Non poteva neanche lontanamente sospettare, mentre scriveva quelle parole, che sarebbe ahimé venuto un giorno nel quale sarebbe stato concesso a un abituale, sistematico, trasgressore della legge il potere di far emanare leggi del tutto ingiuste e perciò conformi non a un'idea assoluta di Legge ma a una riduzione, a un declassamento della legge ad uso e consumo personale.
E che dire di Hume per il quale il fine e l'utilità della giustizia consistevano soprattutto nel "procurare la felicità e la sicurezza di tutti conservando l'ordine sociale?". Non avrebbe creduto ai suoi occhi vedendo che da noi, nel nostro Parlamento, nel nostro Senato, si cerca quotidianamente di stravolgere la Giustizia per procurare felicità e sicurezza a un uomo solo senza preoccuparsi di mettere a repentaglio se non l'intero ordine sociale per lo meno il normale svolgimento della Giustizia per tutti gli altri cittadini. In ogni nazione progredita è del tutto pacifica l'affermazione che la Giustizia sia "il primo requisito delle istituzioni sociali, così come la verità lo è dei sistemi di pensiero ". In Italia, dall' avvento al potere di Berlusconi, si è tentato in tutti i modi di limitarne le funzioni o addirittura di disconoscerne il valore di primo requisito. Mai, nei 150 anni della nostra Storia, c'era stata una così violenta, distruttiva, totalizzante, vera e propria guerra alla Giustizia mossa su molteplici fronti e adoperando tutti i mezzi leciti e soprattutto illeciti, dalle frecciate quotidiane della calunnia, del dileggio, dello scherno, alle mine antiuomo delle dissennate proposte di leggi tendenti sostanzialmente all'assoggettamento della Giustizia alla politica, o meglio, all'interesse politico di una sola persona. Aver permesso a Berlusconi, imprenditore e concessionario dello Stato, di far politica quando non avrebbe per legge potuto ha creato la gigantesca anomalia del mai risolto conflitto d'interesse. Il che gli ha permesso di tornare ad arricchirsi, a riprendersi dallo stato estremamente critico in cui la sua azienda si era venuta a trovare prima della sua "discesa in campo", avvenuta, son parole sue, per allontanare dall'Italia il pericolo comunista. Essendo tra l'altro, al momento attuale, anche plurimputato in diversi procedimenti che spaziano dalla corruzione in atti pubblici alla corruzione di minorenne, ha tentato, in parte riuscendoci, di far decadere alcuni processi con leggi ad personam votate da un Parlamento del quale fanno parte, oltre a ex impiegati e funzionari delle sue aziende, anche gli innumerevoli suoi avvocati difensori che quelle leggi ispirano. Si è venuta così a creare una seconda nuova, gigantesca anomalia tutta italiana: che un plurimputato si proponga di fare una riforma della Giustizia! Il tutto mentre i suoi processi sono in corso...

Il Fatto quotidiano, 16 dicembre 2011


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