Il
testo che segue, di Andrea Camilleri, è parte della prefazione (pubblicata da Il Fatto come anticipazione) al
volume Assalto alla giustizia di
Gian Carlo Caselli, un magistrato di lungo corso, spesso in prima
linea contro terrorismo, mafia e corruzione. Il libro e la prefazione
risalgono al 2011, ma credo che il nuovo protagonismo del Cavaliere
di Arcore nella realizzazione delle grandi riforme progettate fin dal
tempo della P2, renda attualissima la messa a punto di Camilleri.
Tanto più che le riforme che investiranno tra poco anche la
Giustizia, con l'intento di intimidire e bloccare i magistrati quando
pretendano di rivelare e punire le magagne dei potentati politici ed
economici. (S.L.L.)
Per
quanto mi ci metta d'impegno, non riesco nemmeno lontanamente a
immaginare la faccia che farebbero i grandi filosofi che nel corso
dei secoli hanno discettato, discusso, litigato, sul grande tema
della Giustizia, su cosa sia e su come si applichi, nel confrontare
le loro convinte, sofferte affermazioni con quelle proclamate oggi,
in Italia, dai banchi del Governo e del Parlamento, col pronto
supporto di ben stipendiati pennivendoli e volenterosi
azzeccagarbugli. Scriveva per esempio Aristotele: "Poiché il
trasgressore della legge è ingiusto, mentre chi si conforma alla
legge è giusto, è evidente che tutto ciò che è conforme alla
legge è in qualche modo giusto, infatti le cose stabilite dal potere
legislativo sono conformi alla legge e diciamo che ciascuna di esse è
giusta". Non poteva neanche lontanamente sospettare, mentre
scriveva quelle parole, che sarebbe ahimé venuto un giorno nel quale
sarebbe stato concesso a un abituale, sistematico, trasgressore della
legge il potere di far emanare leggi del tutto ingiuste e perciò
conformi non a un'idea assoluta di Legge ma a una riduzione, a un
declassamento della legge ad uso e consumo personale.
E
che dire di Hume per il quale il fine e l'utilità della giustizia
consistevano soprattutto nel "procurare la felicità e la
sicurezza di tutti conservando l'ordine sociale?". Non avrebbe
creduto ai suoi occhi vedendo che da noi, nel nostro Parlamento, nel
nostro Senato, si cerca quotidianamente di stravolgere la Giustizia
per procurare felicità e sicurezza a un uomo solo senza preoccuparsi
di mettere a repentaglio se non l'intero ordine sociale per lo meno
il normale svolgimento della Giustizia per tutti gli altri cittadini.
In ogni nazione progredita è del tutto pacifica l'affermazione che
la Giustizia sia "il primo requisito delle istituzioni sociali,
così come la verità lo è dei sistemi di pensiero ". In
Italia, dall' avvento al potere di Berlusconi, si è tentato in tutti
i modi di limitarne le funzioni o addirittura di disconoscerne il
valore di primo requisito. Mai, nei 150 anni della nostra Storia,
c'era stata una così violenta, distruttiva, totalizzante, vera e
propria guerra alla Giustizia mossa su molteplici fronti e adoperando
tutti i mezzi leciti e soprattutto illeciti, dalle frecciate
quotidiane della calunnia, del dileggio, dello scherno, alle mine
antiuomo delle dissennate proposte di leggi tendenti sostanzialmente
all'assoggettamento della Giustizia alla politica, o meglio,
all'interesse politico di una sola persona. Aver permesso a
Berlusconi, imprenditore e concessionario dello Stato, di far
politica quando non avrebbe per legge potuto ha creato la gigantesca
anomalia del mai risolto conflitto d'interesse. Il che gli ha
permesso di tornare ad arricchirsi, a riprendersi dallo stato
estremamente critico in cui la sua azienda si era venuta a trovare
prima della sua "discesa in campo", avvenuta, son parole
sue, per allontanare dall'Italia il pericolo comunista. Essendo tra
l'altro, al momento attuale, anche plurimputato in diversi
procedimenti che spaziano dalla corruzione in atti pubblici alla
corruzione di minorenne, ha tentato, in parte riuscendoci, di far
decadere alcuni processi con leggi ad personam
votate da un Parlamento del quale fanno parte, oltre a ex impiegati e
funzionari delle sue aziende, anche gli innumerevoli suoi avvocati
difensori che quelle leggi ispirano. Si è venuta così a creare una
seconda nuova, gigantesca anomalia tutta italiana: che un
plurimputato si proponga di fare una riforma della Giustizia! Il
tutto mentre i suoi processi sono in corso...
Il
Fatto quotidiano, 16 dicembre 2011
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